silentman13
00lunedì 14 febbraio 2005 09:10
Vi è mai capitato di accorgervi un giorno di non avere più niente da imparare da colui che consideravate un maestro?

Io parto dal fatto che tutti hanno qualcosa da insegnarmi, anche un neonato [SM=g27822]
Però mi sta capitando ultimamente di provare ogni tanto questa sensazione e un po' mi dispiace, mi sembra di avvertire quasi un distacco.

Mi accorgo di non prendere più tutti gli insegnamenti come legge indiscutibile, ma di rielaborare questi suggerimenti a modo mio (forse ho solo tolto il cellophane dal mio cervello [SM=g27834] ).

Aggiungo un detto zen :

LE AUTORITA'

"Se volete scoprire la verità, quando incontrate sulla vostra strada il Buddha, uccidete il Buddha."

(Lin-chi)

Commento: Questo pensiero riguarda tutti i maestri e tutte le autorità. Se fino a un certo punto possono essere utili per indicarci la Via, da quel punto in poi rappresentano un ostacolo. E dobbiamo farne a meno. La méta è costituita proprio dalla liberazione, e non può essere raggiunta finché restiamo attaccati a qualche guida. Anche i "liberatori", alla fine, devono essere messi da parte. Altrimenti, come dice lo Zen, saremo soltanto "una misera impronta di una misera impronta". Pur nel rispetto delle grandi guide spirituali, dobbiamo "ucciderle" psicologicamente dentro di noi se vogliamo crescere. Non c'è altra via per maturare. Esaminiamo interiormente quale sia l'influsso attuale dei genitori, di educatori, di maestri e di guide varie, e domandiamoci se siamo in grado di procedere senza di loro, con le nostre gambe. Avremo così una valutazione del nostro grado di emancipazione. Non saremo mai noi stessi finché dipenderemo dagli altri per le nostre scelte fondamentali.
DamaDelleLame
00lunedì 14 febbraio 2005 18:29
Ad un mio amico è capitato...
...lui non ha avuto un maestro ma tre, se non erro. Ed ha capito ciò che tu hai scritto alla fine del tuo post. Che c'è bisogno di "ucciderlo dentro se stessi" nel momento in cui si capisce che non ha più nulla da insegnarci e soprattutto non possiamo vivere tutta la vita attaccati a lui, ma dobbiamo riuscire a camminare sulle nostre proprie gambe con tutta la consapevolezza ottenuta.
Lo stesso fratello e discepolo del Buddha si disperò al capezzale dell'Illuminato qualche giorno prima che morisse. Il Buddha gli chiese perchè piangesse tanto. Il fratello gli rispose: "Senza di te, come farò a raggiungere l'Illuminazione". E Buddha: "Non hai bisogno di me per farlo, sei tu solo a poterla raggiungere". Il Buddha morì, e suo fratello, dopo un giorno di lutto, ricevette l'Illuminazione. Aveva cercato l'Illuminazione per quarant'anni, la ricevette solo quando rimase solo, con se stesso.
Beh, almeno qualcuno ha avuto un Maestro, io non sono ancora sicura di averlo trovato...
Voi ci credete alla massima: "Il Maestro giunge quando l'Allievo è pronto?".
Che io non sia pronta?

P.S Grazie Magus Altair per la dritta[SM=g27838]
arielbianca
00lunedì 14 febbraio 2005 20:38
Forse si potrebbe dire che quando l'allievo si sente pronto allora si mette alla ricerca del Maestro.
I Maestri sono sempre pronti, no? [SM=g27822]
MAGUS ALTAIR
00lunedì 14 febbraio 2005 22:33
Re: Ad un mio amico è capitato...

Scritto da: DamaDelleLame 14/02/2005 18.29
Beh, almeno qualcuno ha avuto un Maestro, io non sono ancora sicura di averlo trovato...
Voi ci credete alla massima: "Il Maestro giunge quando l'Allievo è pronto?".
Che io non sia pronta?

P.S Grazie Magus Altair per la dritta[SM=g27838]



Prego cara! In fondo stavamo parlando di questo no? [SM=g27822]

Ripropongo qui il mio pensiero che ho già esposto alla nostra Dama:
non dobbiamo pensare al Maestro come a qualcosa di assoluto, come
ad una persona cioè che sia e sarà sempre un Maestro per noi.
Il vero Maestro sarà piuttosto chi ci saprà guidare anche solo
per un breve periodo della nostra vita, e anche inconsapevolmente
perchè no, e ad un certo punto cederà il passo ad un altro e così
via. E quando appunto questo Maestro non ci servirà più non significherà
che il rapporto con lui è fallito o è stato inutile, bensì anzi
che ha dato i suoi frutti, che ci ha comunicato qualcosa ed ora
è tempo di proseguire perchè quel qualcosa lo abbiamo assimilato,
e dunque il Maestro ha ben svolto il suo compito.
Se anche ci accorgessimo che quello che credevamo un Maestro non
ha nulla da insegnarci, non è forse un avanzamento? Non è forse
un salto oltre le nostre aspettative, oltre le "fiabe" che spesso
ci raccontiamo su noi stessi e sulle nostre presunte esigenze?
Quante volte ci diciamo di aver bisogno di qualcosa perchè in fondo
ci piace pensarlo ed invece non è così!
Quando qualcuno, nel bene o nel male, contribuisce a svegliare una
parte di noi e del nostro torpore, sicuramente ci ha insegnato
qualcosa, innanzitutto su noi stessi.
Il Buddha è fatto per essere ucciso...

Quanto alla massima: e non è che forse se l'allievo non è pronto
non sa riconoscere quello che, per lui in quel momento, è il suo
Maestro?

[Modificato da MAGUS ALTAIR 14/02/2005 22.38]

DamaDelleLame
00martedì 15 febbraio 2005 11:16
Per quello che riguarda le massime...
...io ne ho trascritta una conosciuta, e voi l'avete posta sotto il vostro punto di vista. Può darsi che abbiamo tutti ragione, come può essere che abbiamo tutti torto. Questo non lo so...
Il punto è sempre quello: io concordo pienamente col pensiero di Magus Altair, il fatto è che, quando si decide di compiere un percorso solitario nel mondo della ricerca dei perchè della vita, e della conoscenza di se stessi, è davvero affascinante applicarsi con tutte le proprie forze allo scopo che si è prefissato. Ma, ad un certo punto, ti rendi conto che non puoi andare oltre. Senti di avere raggiunto tutto ciò che da solo potevi raggiungere. Allora ti chiedi: forse se ora avessi un Maestro capace di suggerirmi un sentiero, delle letture, qualunque altra cosa, riuscirei ad andare avanti.
Forse, dico io.
A questo punto della mia vita mi chiedo se non sia possibile raggiungere uno stato di coscienza molto avanzato anche da soli.
Ma allora ripropongo un'altra massima: lo stupido sa tutto, il saggio è sempre in dubbio.[SM=g27818]
Mamma mia...
silentman13
00mercoledì 16 febbraio 2005 10:50
Re: Ad un mio amico è capitato...

Scritto da: DamaDelleLame 14/02/2005 18.29
Voi ci credete alla massima: "Il Maestro giunge quando l'Allievo è pronto?".


Io la vedo da un'altra prospettiva... "Il Maestro giunge quando l'Allievo è predisposto all'apprendimento".

Se noi ci predisponiamo all'apprendimento costante, tutti divengono nostri maestri.
Il maestro, come un simbolo, sblocca alcune cose dentro di noi.
L'insegnante spiega a tutta la classe senza distinzioni, ma gli studenti non si sviluppano solitamente in egual maniera.
MAGUS ALTAIR
00mercoledì 16 febbraio 2005 18:59
Re: Per quello che riguarda le massime...

Scritto da: DamaDelleLame 15/02/2005 11.16
A questo punto della mia vita mi chiedo se non sia possibile raggiungere uno stato di coscienza molto avanzato anche da soli.



Non sarebbe saggio rispondere a questa domanda con una massima
universale, ma la mia esperienza e quella delle persone che ho
conosciuto e con le quali abbiamo parlato di questo, mi portano a
dire che nella maggior parte dei casi non è possibile uscire da soli
dalla nostra condizione di "eterni ricercatori".
Questo almeno vale nella società in cui viviamo attualmente.
E' uno smacco per molti doverlo riconoscere, e per alcuni è una banalità,
eppure questa è la mia attuale comprensione del problema.
La prova di questo è l'insoddisfazione che proviamo quando siamo
soli nel percorso: non è certo un'illusione se sentiamo di aver
bisogno di aiuto!

[Modificato da MAGUS ALTAIR 16/02/2005 19.03]

DamaDelleLame
00mercoledì 16 febbraio 2005 21:11
Appunto Magus...
...io continuo a cercare e provare da sola, ma sento come se mi mancasse qualcosa.
E questo mio sentire non può essere un'illusone.
Ma sai cosa ti dico? Io continuo a studiare e sono sicura che, prima o poi, un Maestro arriverà.
Nel frattempo faccio come dice Silentman 13: imparo anche dai bambini. D'altronde la prima cosa è essere umili nella vita, no?[SM=g27817]
MAGUS ALTAIR
00mercoledì 16 febbraio 2005 22:19
Tutto sommato aver percorso un bel po' di strada da soli è un vaccino
contro la superficialità di lanciarsi ad occhi chiusi verso il primo
"maestro" che si ritiene di aver trovato, senza il giusto senso critico.
Ho conosciuto varie persone che entravano in organizzazioni alle quali
credevano fin troppo ciecamente, solo perchè non avevano visto altro.
Quindi, cara Dama, lo stare da soli non è necessariamente tempo perso!
DamaDelleLame
00mercoledì 16 febbraio 2005 23:16
Ho conosciuto persone che sono incappate in tali organizzazioni...
...che in realtà cercavano solo metodi per arricchirsi. E sai cosa lasciano, per prima cosa, nelle persone che ne rimangono vittime? Una grande insicurezza. Queste persone poi non riescono a ritrovare, facilmente, la fiducia in se stessi e questo è logorante.
Hai ragione, anche stare da soli serve. Anzi, oltre a questo anche commettere degli errori, strada facendo, non deve essere considerato un male. Si impara anche dagli errori e quindi...
Inoltre io penso che un'eventuale impazienza nel trovare un Maestro sia un male: vivi nell'attesa di qualcosa, ma così non fai che perdere tempo.
silentman13
00venerdì 18 febbraio 2005 14:44

Scritto da: DamaDelleLame 16/02/2005 21.11
...io continuo a cercare e provare da sola, ma sento come se mi mancasse qualcosa.
E questo mio sentire non può essere un'illusone.



Spesso si parla di ricerca e di studio, ma quasi mai si parla dello scopo della via che stiamo intraprendendo.
Prima di iniziare un viaggio sarebbe meglio avere una destinazione.

Scritto da: DamaDelleLame 16/02/2005 21.11
Ma sai cosa ti dico? Io continuo a studiare e sono sicura che, prima o poi, un Maestro arriverà.
Nel frattempo faccio come dice Silentman 13: imparo anche dai bambini. D'altronde la prima cosa è essere umili nella vita, no?[SM=g27817]


I maestri sono intorno a noi ma nascosti ai nostri ipocriti occhi per mezzo delle nostre presunte verità.
D'altronde anche Gesù, che ritengo uno dei più grandi maestri che siano mai esistiti, era spesso attorniato da fanciulli.
MAGUS ALTAIR
00sabato 19 febbraio 2005 06:49
Re:

Scritto da: silentman13 18/02/2005 14.44
Spesso si parla di ricerca e di studio, ma quasi mai si parla dello scopo della via che stiamo intraprendendo.
Prima di iniziare un viaggio sarebbe meglio avere una destinazione.



C'è chi ha sete di conoscenza, chi vuole avere dei poteri (eh si vi
ricordate le discussioni sul Tempio di Febo? [SM=g27822] ), chi vuole
raggiungere un suo modello che ha in testa... ma ci sono persone che
hanno solo l'urgenza profonda di uscire dalla loro condizione presente
perchè sentono che così non possono resistere, non possono più
affrontare la vita in quel modo...
Quando si è nel fuoco non si specula sul fuoco o sulla propria voglia
di uscirne, o sulla destinazione da raggiungere una volta usciti,
ma si cerca di uscire e basta.
Conosco molte persone che hanno provato o provano questa condizione,
compreso il sottoscritto.
DamaDelleLame
00sabato 19 febbraio 2005 09:51
Re:
Silentman13:
Spesso si parla di ricerca e di studio, ma quasi mai si parla dello scopo della via che stiamo intraprendendo.
Prima di iniziare un viaggio sarebbe meglio avere una destinazione.


Hai perfettamente ragione, delle volte non si discute sulla meta.
Personalmente cerco quelli che in molti cercano: la Verità delle cose, il perchè dell'esistenza dell'uomo, l'esistenza o meno di un ritorno (reincarnazione) e soprattutto la pace interiore, quella che può esserci soltanto quando si è in perfetta armonia con se stessi. Ma come posso esserlo io se ancora ho tante domande dentro di me? Non cerco risposte, una ad una, come una formichina che si costruisce una piccola montagna di briciole. Credo mi basterebbe sentire una scintilla di Verità affinchè il mio animo in tumulto si placasse.
Vedi, delle volte mi sento come Neo in Matrix. Quel film mi è piaciuto perchè mi rispecchio appieno attraverso il protagonista: so che c'è qualcosa oltre a quello che vediamo, ma io lo riesco solo a percepire, non riesco ad averne la certezza e questo è logorante. Cerco un modo per raggiungerlo ma ancora non riesco a trovarlo.
Ecco il mio fine, Silentman.

[Modificato da DamaDelleLame 19/02/2005 9.53]

[Modificato da DamaDelleLame 19/02/2005 9.54]

sergio.T
00sabato 19 febbraio 2005 14:19
DelleLame che ingenua....!!!
La verita'?
Parola filosoficamente priva di significato,proprio perche' ne ha troppi.....
Soprattutto morali...
DamaDelleLame
00sabato 19 febbraio 2005 21:15
Sergio, se la Verità e filosoficamente priva di significati...
...allora come la mettiamo con Osho che dice che la filosofia è una materia sciocca e priva di fondo, dal momento che da una domanda si passerà sempre ad un'altra domanda e non si arriverà mai alla conclusione di un discorso?
Ah! Beccati questa: cartellino rosso[SM=g27828]
Scherzi a parte io non posso vivere una vita sempre sulla superficie dell'esistenza. Vivere, mangiare, costruirsi un nucleo famigliare, trovare degli amici, etc, ma senza mai capire il perchè di tutto questo e dove tutto ciò ci porterà. Dai, mi pongo dopo tutto delle domande fondamentali, non è possibile non trovare delle risposte!

[Modificato da DamaDelleLame 19/02/2005 21.18]

Paperinikkk
00sabato 19 febbraio 2005 21:26
Re: Re:


Vedi, delle volte mi sento come Neo in Matrix. Quel film mi è piaciuto perchè mi rispecchio appieno attraverso il protagonista: so che c'è qualcosa oltre a quello che vediamo, ma io lo riesco solo a percepire, non riesco ad averne la certezza e questo è logorante. ]

[Modificato da DamaDelleLame 19/02/2005 9.54]





Io la vedo invece come una fortuna.
La ricerca, lo spirito critico ed il contradditorio per me distinguono l'uomo spirituale dall'uomo materiale. Certo il cammino è spesso dolore. Ma solo chi prova dolore sa poi riconoscere la gioia vera. I maestri? Li vedo come istruttori di navigazione sul fiume della nostra vita che ci conduce al mare. In alcuni punti della nostra discesa ne abbiamo bisogno, le rapide spesso non riusciremmo ad affrontarle da soli ma..noi conduciamo l'imbarcazione e piu' navighiamo, piu' superiamo ostacoli piu' riusciamo ad avvicinarci al mare che ci vedrà soli.
DamaDelleLame
00domenica 20 febbraio 2005 00:02
Paperinikk, parli come una mia amica...
...la quale adora la vita intesa come ricerca costante, stimolante e piena di alti e di bassi delle risposte fondamentali dell'uomo. Lei non si sente affatto frustrata per il fatto di non trovare una risposta. Lei gode della ricerca in se'.
Io riesco ad essere così quando studio, quando imparo qualcosa di nuovo, quando scrivo un romanzo breve. Adoro questo stato di estasi in cui ti ritrovi mentre credi un personaggio o ne prendi uno da te ben conosciuto (amico o parente che sia) e ne fai una caricatura esilarante, mettendolo dentro ad un contesto che si sviluppa come per magia.
Ok, è meraviglioso. Ma io non riesco a vivere all'idea di arrivare a 90 anni (che poi chissà se ci arrivo) senza avere trovato risposte. Ecco, questo mi massacra. Mi mette in ansia, ed io in genere non sono ansiosa. Mi rende pessimista, quando di norma sono di un ottimismo incoraggiante.
sergio.T
00domenica 20 febbraio 2005 09:10
Osho si sbagliava ecco tutto.
La filosofia ,come l'uomo,non e' un porre una domanda.
L'uomo e' gia' una risposta...Qui si e' invertita la dinamica causa ed effetto....Hume ne rimarebbe attonito.

Ah! Pap che onore rivederti!!!
MAGUS ALTAIR
00domenica 20 febbraio 2005 18:51
Scusa Sergio ma non ho capito che cosa vuoi dire, potresti spiegarti
diversamente?
MAGUS ALTAIR
00giovedì 24 febbraio 2005 21:51
? [SM=g27818]
hiram-abif
00domenica 27 febbraio 2005 11:33
tutto ed il contrario di tutto..
Osho non sbagliama, a mio avviso, in quanto riusciva a fare filosofia, continuamente, negandola. Era la sua scuola quella di affermare e negare allo stesso tempo. Qui e ora è l'obiettivo che indicava ad ogni Sennjasyn o semplice interlocutore. Pochi uomini sono stati così vicini all'illuminazione come lui, di contemporanei intendo.
Non sbagliava, in quanto indicava come filosofia, la razionalizzazione dell'irrazionale. Trovava divertente le rocabolesche vie degli uomini nel gioco della "diatriba".Egli era un indicatore della via Zen, una via Zen non ortodossa , ma
efficace ed immediata, la comprensione del presente: Qui e Ora.
Es spesso permetteva disquisizione lunghissime tra sennjasin che, neofiti, cercavano di var valere le personali opinioni.
Se mi concedete vorrei citarvi un episodio che la dice lunga sui "veri" concetti che Osho indicava.

Un giorno, un giovane, che ogni mattina andava da Osho per ricevere un suo sorriso, nel chiedergli cose della vita
si rammaricò perchè il Maedstro non sorrideva più a lui:

"Caro Baghuan, perchè appena vengo da te tu mi sorridi
ed io sono felice, ma dopo poco smetti di farlo e questo mi rattrista...?"
" Vedi?" Rispose Osho
" Appena tu giungi da me con un sorriso, nel vederlo io Sorrrido, ma poi mi fai domande sulla vita, sul mondo, su ciò che devi fare o non devi fare...Non posso risponderti e sorridere contemporaneamente...è una tale tortura.
Io rispondo e devo stare attento a quello che dico..come posso sorridere contemporaneamente. Ma quando tu verrai da me
sorridendo..senza chiedermi nulla..solo sorridendo, allora, sorriderò continuamente...."

Questo era Osho.
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