morire disperatamente...

megwin
00domenica 23 novembre 2003 14:25
in una dei miei soliti giri in rete ho trovato questo post(http://www.freeforumzone.com/viewmessaggi.aspx?f=9822&idd=834) in un forum: è la lettera di un persona che chiede di far girare il messaggio. Parla di eutanasia e del diritto di morire in modo dignitoso. Sui contenuti non penso ci sia molto da dire: non conosco quel tipo di dolore e non voglio mettermi nella posizione di dire se è giusto o sbagliato. Esistono cose e situzioni, a mio parere, sulle quali abbiamo poco diritto di chiacchierare sui "massimi sistemi". Uno di questi è il dolore degli altri. Come mi è stato chiesto, vi segnalo la lettera.
E questo è quanto.
Per rispondere (per chi volesse, ovvio) non è necessario registrarsi: mi hanno detto che è sufficiente inserire il nick.
Ho provato a fare il link ma non mi è riuscito... [SM=g27813]
arielbianca
00domenica 23 novembre 2003 17:02
Troppi parlano del dolore degli altri, ma chi soffre non ha nemmeno la possibilita' di difendersi, di scegliere come morire.
Qualcuno di voi sa gia' come la penso su questo argomento.
Se possibile, ora ne sono ancora piu' convinta.
L'eutanesia e' una possibilita' che una societa' civile DEVE dare.Anche per non costrigere i familiari a prendere decisioni di aiuto estreme.
Momo-
00domenica 23 novembre 2003 19:56
argomento difficile, credo che sia giusto seguire il più possibile la natura, ed il suo corso.
arielbianca
00domenica 23 novembre 2003 20:06
Per Momo, cara potrebbe darsi sia giusto cosi'.Pero' ci vogliono delle motivazioni forti,capisci?

Se hai mal di denti e il dente e' cariato...fai in modo che la natura segua il suo corso oppure prendi i farmaci e vai da un medico sperando ti tratti con tutte le cure del caso?

Se si deve soffrire, non deve essere solo perche' si ha paura di prendere delle decisioni.
Sarebbe motivato solo dal fatto che prendere quella decisione risulti essere,alla fine, piu' dannosa per quell'individuo.
"Palantir"
00domenica 23 novembre 2003 20:26
Sono convito che in una società civile ci debba essere la possibilità di poter scegliere la morte, evitando il suicidio.
Credo che la questione dovrebbe essere molto ben regolamentata, ma senza entrare in una spirale burocratica senza fine né uscita.
Penso che alcune di queste regole debbano essere la malattia senza scampo del paziente, accertata da più pareri medici; sicuramente perizie psichiatriche sul paziente intento a richiedere l'eutanasia; bisognerebbe creare un equipe paramedica adibita al "donare" la morte "dolce", per non entrare in contrasto col Giuramento d'Ippocrate che la vieta categoricamente. eccetera eccetera...
Il mio non è un discorso che tiene conto della religione, è vero, ma il "dare" la morte non lo reputo un'affronto a Dio né per me vuol dire prendere le sue veci (Dio dà, Dio toglie), bensì mira a distruggere quell'accanimento alla vita che purtroppo in alcuni casi, non è più vita visto che le terribili malattie raramente sono fulminanti.
Momo-
00lunedì 24 novembre 2003 08:20
[SM=g27817] certo, Ariel, io parlavo di "estreme" forzature, comunque ne abbiamo già parlato, sai che sono d'accordo con te!
hiram-abif
00lunedì 24 novembre 2003 11:00
Anch'io ho gia espresso il mio parere..
In quanto vedo più forzature da parte della scenza nel costringere a vivere ( rimandando solo la partenza, tra atroci sofferenze) che nel lasciar morire.
"Palantir"
00lunedì 24 novembre 2003 13:15
Vero, ma lasciar morire è una cosa, e indurre la morte è un'altra. Credo che nei casi esptremi indurre la morte sia più "umano" che lasciare che il corpo si spenga nel estremo dolore e disperazione.
hiram-abif
00martedì 25 novembre 2003 12:47
forse..
La vera complessità sta nel comprendere il confine tra entrambe le cose.
Quando non serve lasciar vivere o quando occorre valutare ogni speranza, ma credo che questo sia un tentativo di ogni giorno.
L'aspetto che mi turba è relativo al mondo commerciale della medicina. Mi chiedo se vengono tenute in vita persone che invece meriterebbero una morte più dignitosa (e la loro agonia forse sarebbe meno lunga) per consumare costosissime chemioterapie o per tenere e giustificare l'esistenza di macchine prodotte da lobby che non hanno interesse di "vendere".
Spero solo che questo non accada e che sia solo una mia visionarietà, perchè se invece avremmo un gorno la certezza di questo sarebbe un'altra terribile ombra nella storia dell'uomo.[SM=g27834]
hiram-abif
00martedì 25 novembre 2003 12:49
Correzione
"...che hanno interesse di vendere....
MAGUS ALTAIR
00martedì 25 novembre 2003 13:09
Re:

Scritto da: arielbianca 23/11/2003 17.02
L'eutanesia e' una possibilita' che una societa' civile DEVE dare.Anche per non costrigere i familiari a prendere decisioni di aiuto estreme.



Sono d'accordo se vi è un doppio e certo consenso (malato + medico)
che tuteli ovviamente anche eventuali "obiezioni di coscienza" di
medici contrari, per altro rispettabilissime se fondate su motivazioni
religiose.
Spesso poi si accetta facilmente di non effettuare alcun "accanimento
terapeutico", come se la sostanza fosse davvero tanto diversa...
Il fatto è che l'Italia, dove non esisterebbe più (sulla carta)
una religione di Stato, è ancora sotto il fortissimo e decisivo influsso
di un certo cattolicesimo, troppo rivolto a precari principi e
troppo sordo alla sofferenza vera.
arielbianca
00martedì 25 novembre 2003 17:35
Certamente se si raggiungesse l'accordo per fare una legge sull'eutanesia, dovrebbe comprendere le modalita' necessarie per garantire la sicurezza del malato innanzitutto e tutelare il personale sanitario.
Ma credo non saro' piu' in questo corpo il giorno in cui un politico affrontera' un tema cosi': scottante, poco televisivo, interessante per una minoranza.
Insomma, che non porta voti! [SM=g27834]
MAGUS ALTAIR
00mercoledì 26 novembre 2003 10:02
Altra schizofrenia...
In alcuni paesi è possibile firmare un modulo che impedisce ai medici
la propria rianimazione, e in questi stessi paesi l'eutanasia è considerata
un omicidio...
E' facile concludere che si tratta di fattispecie differenti: in un
caso il medico rimane passivo, nell'altro invece agisce... ma la
sostanza secondo me non cambia: in entrambi i casi si porta una
persona alla morte, previo suo consenso.
Si dovrebbe riflettere anche su questo e cercare maggiore coerenza...

[Modificato da MAGUS ALTAIR 26/11/2003 10.03]

hiram-abif
00mercoledì 26 novembre 2003 12:35
Credo che dovremmo.
Innanzitutto cercare di avere un rapporto etico diverso con la morte ed in seguito trovare l'approccio con essa, ma a ragion veduta.
Ad esempio per noi è ancora un fatto drammatico, nonostante la sua inevitabilità e lo si vive estremizzandone ogni aspetto.
Questo non vuol dire che si deve essere indifferenti, ma che dobbiamo trovare un giusto rapporto con essa.
Quella drammaticità è un retaggio ancestrale,proveniente da un recente medioevo ancora troppo presente, mentre al tempo di Socrate già il rapporto con tale evento era migliore.
Certo è molto difficile, ma se non ce ne appropriamo in modo
più profondo non sapremo mai neanche come trovare un'etica nei suoi confronti.
settedinove
00mercoledì 26 novembre 2003 15:00
Sul piano pratico, sono d'accordo con chi ritiene che la legalizzazione dell'eutanasia esporrebbe il paziente al rischio di diagnosi certe quando invece potrebbero essere erronee. Inoltre, potrebbe accadere facilmente che sia i medici che i familiari orientino il malato a chiedere la fine della vita, sia adducendo motivazioni nobili (ad esempio un trapianto) oppure meno nobili (ad esempio per anticipare una successione ereditaria, o per liberarsi delle sofferenze causate dal malato che si assiste).
Penso comunque che vi sia differenza tra il procurare la morte e l'opporsi alla rianimazione nell'ultima fase di una malattia incurabile.

MAGUS ALTAIR
00venerdì 28 novembre 2003 15:37
Re:

Scritto da: settedinove 26/11/2003 15.00
Penso comunque che vi sia differenza tra il procurare la morte e l'opporsi alla rianimazione nell'ultima fase di una malattia incurabile.




E qual è la differenza, secondo te?
megwin
00venerdì 28 novembre 2003 18:07
beh, penso che lasciare morire una persona "naturalmente" senza perseverare in artifici vari sia una cosa... ci si rimette in ogni caso alla natura o, comunque, a qualcosa più grande di noi... dosare il liquido (o altro) per dare la morte è diverso: ci si prende la responsabilità individuale (anche se le persone coinvolte fossero mille) di compiere quel gesto. L'eutanasia è un problema esistenziale, al di là delle credenze religiose di ciascuno.
MAGUS ALTAIR
00venerdì 28 novembre 2003 23:28
Però se ho in mano uno strumento che può salvare la vita e non lo
uso... non è anche questo un dare la morte, in fin dei conti?

[Modificato da MAGUS ALTAIR 28/11/2003 23.29]

arielbianca
00sabato 29 novembre 2003 07:09
Secondo me e' la stessa cosa Magus.
Perche' "non fare" o "fare" sarebbero giustificati (secondo il mio punto di vista) dalle condizioni del paziente.
Si tende a credere che il non agire tolga una parte di responsabilita', tanto che in alcune situazioni il personale sanitario si sente autorizzato, nei casi gravi a non praticare i protocolli di rianimazione o la somministrazione di farmaci salvavita(ma non sempre...).

Ogni nostra azione comporta una responsabilita' ma anche ogni NON azione. Perche' entrambe le scelte avranno ripercussioni sull'altro. Per qualcuno, anche su chi decide...


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