00 14/09/2003 08:14
Il Mito del Fare
Mi capita spesso di scrivere su quaderni alcune mie riflessioni,
e parecchio tempo fa scrissi un testo dal titolo "Il Mito del Fare".
Non so se oggi, dato che sono passati tanti anni, riscriverei le
stesse cose e utiizzerei gli stessi termini, ma concettualmente mi
trovo ancora d'accordo con me stesso, sulla sostanza di quello scritto.

Chiamavo "Mito del Fare" l'atteggiamento comune a molte persone che
sta proprio all'opposto dell'insegnamento dell'Eremita, che sa di dover
porre un argine, seppur parziale, tra sè e il resto. Chi invece vive
sotto l'incanto di questo Mito, ritiene di potersi realizzare come
Persona solamente "facendo" cose, il che include anche l'affollare
la propria vita di persone.
C'è un limite, secondo me, oltre il quale ciò che ci affolla "fuori"
finisce per affollarci "dentro", non lasciando più alcuno spazio ad
un lavoro interiore, perchè i nostri "occhi" guardano solo all'esterno.
Anzi, molte persone, e ne conoscerete anche voi, hanno proprio paura di
guardarsi dentro, magari dicendovi che è una cosa inutile, il che
è un'alibi verso sè stessi, per non ammettere la loro paura.

Diventare Eremita significa dunque isolare nel modo giusto ciò
che sta dentro di noi per poterlo lavorare: questo significa dare
il giusto spazio alla nostra interiorità e anche al nostro corpo
per capire dove vogliono andare. Ecco perchè troppe distrazioni
esterne inficiano necessariamente questo intento.

C'è anche chi, all'estremo, si isola dal mondo in senso letterale,
e questo atteggiamento si ritrova anche in tutti i contesti religiosi.
Qualche superficiale psicologo si è permesso di classificare questi
comportamenti come patologici, io con maggior rispetto mi limito
ad osservarli con meraviglia, perchè si tratta senz'altro di
persone non comuni che hanno scelto una vita non certo comoda e
facile.

L'Eremita dunque ha molte facce!

[Modificato da MAGUS ALTAIR 14/09/2003 8.15]



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Che il Divino, comunque lo percepiamo, ci illumini.