00 14/12/2003 22:14
Ancora sul Dharma
Bisogna sempre ricordare che la concezione di Dharma si situa nella
tradizione Induista, dove lo sfondo è decisamente "monistico", anche
se apparentemente politeistico.
Monistico significa che Tutto emana da Uno ed è Uno, pur apparendo
e, in un certo modo, anche divenendo, differenziato.
Tutto significa uomini, dei, animali, vegetali, oggetti inanimati ecc.
A questo punto è chiaro il perchè questa tradizione ci dice che la
Verità è dentro l'Uomo, perchè microcosmo e macrocosmo coincidono,
e perchè il Dharma è la "retta via" a livello umano e a livello universale.
Buddha, che era Indù, disse che questa "retta via" non consisteva
nel seguire un'etica composta da una lista di "doveri" e di "divieti",
ma soprattutto nel rimuovere ciò che dentro di noi ci ostacola nel
seguire tale via, perchè chi "vede chiaro" segue il Bene senza che
nessuno glielo indichi.
In altre parole, l'equilibrio si raggiunge spontaneamente, se si
rimuovono i pesi in eccesso su uno dei piatti della bilancia.

Proprio perchè ciascuno inizia con una situazione interiore diversa
da quella di chiunque altro, sarebbe superficiale ritenere che esista
un'etica universale descrivibile con dogmi adatti a tutti (ecco
in che cosa consiste il fatto che, come dicevo altrove, non siamo
e non possiamo essere tutti uguali), ma occorre che il Maestro
indichi la strada che ogni discepolo percorrerà per scoprire
davvero se stesso.
Questo lo disse Buddha, ma lo disse anche Platone, e lo disse,
in tempi più moderni, anche Gurdjieff.

Secondo la mia comprensione poi, questo Ordine-Equilibrio universale
rappresentato dal concetto di Dharma, è la rappresentazione di un
ineffabile mistero metafisico, che in altro tempo e in altro luogo
venne rappresentato col nome di Sephirot...


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Che il Divino, comunque lo percepiamo, ci illumini.