Scritto da: silentman13 28/01/2005 11.03
Secondo voi una persona che ha provato l'esperienza di un campo di concentramento può avere ancora fede in Dio?
Può sembrare una domanda stupida e provocatoria, ma per me non lo è.
Se nella messa viene detto "...Dio Padre onnipotente...", non è normale sentirci abbandonati?
Chi di voi è padre o madre non farebbe qualsiasi azione per evitare dolore e dispiacere hai propri figli indifesi?
Qual'è la differenza tra la libertà e l'abbandono?
La maggior parte degli ebrei che sono sopravvissuti ai campi ha ancora
la sua fede, e questo è sicuramente notevole.
Ho letto dei libri scritti da alcune di queste persone, e la "spiegazione"
che essi danno al loro ancora essere fedeli al loro Dio, è che
accettano che le cose accadano in questo modo perchè hanno comunque
fiducia in Dio, come l'aveva anche il biblico Giobbe.
"Contro" la fede non c'è ragionamento che tenga!
Qual è la differenza tra libertà e abbandono?
Senza libertà mi sentirei una macchina, invece la mia libertà,
perlomeno potenziale, mi fa sentire che ho una scintilla divina
dentro di me.
Si potrebbe rispondere: ma se Dio sapeva che la libertà sarebbe
stata usata in questo modo, poteva agire diversamente?
Scusate ma secondo me ragionare su quello che Dio può fare o no,
e in generale ragionare su Dio non ha senso.
La stessa teologia, in quanto filosofare su Dio, secondo me non
ha ragione di esistere.
[Modificato da MAGUS ALTAIR 30/01/2005 11.28]
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Che il Divino, comunque lo percepiamo, ci illumini.