00 23/02/2005 09:47
Quando iniziamo a vivere con consapevolezza, iniziamo anche ad accorgerci che il nostro corportamento spesso varia in base alle situazioni e alle persone che abbiamo di fronte.
Ciò ci fa credere di indossare delle "maschere", che nascondono l'essenza (il sè di cui parla Hiram).
Può esistere veramente un "nòcciolo" dentro di noi fisso e immobile che non muta in nessuna condizione?
Mi sembra un po' limitativo...
Ora vi farò un esempio di come vedo la ricerca del sè.
Ognuno di noi, quando nasce, è come un bel blocco di marmo candido. Da subito iniziamo a scolpirlo, sia noi sia tutti quelli che ci circondano.
Ovviamente più siamo piccoli e più veniamo plasmati dagli altri.
Crescendo ci conquistiamo la nostra indipendenza e iniziamo (si spera) a farci plasmare molto meno dagli altri.
Qui inizia la ricerca del sè, che per me rappresenta la ricerca della forma per noi più giusta.
Quest'opera non si concluderà mai, ma vedo positivamente questa cosa perchè il migliorarci porta vantaggi sia a noi che agli altri.

In conclusione vedo il sè come una cosa in continua evoluzione e la sua ricerca come un tentativo di "ingabbiare" qualcosa di libero, come il cercare di interrompere il fluire di un fiume, come il cercare di fermare il tempo in una foto.
Vi invito ad ascoltare attentamente il testo della canzone "Imparare dal vento" dei Tiromancino, rappresenta molto ciò che voglio dire.

Carpe diem