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Tradizione Cristiana e vegetarismo (o vegetarianismo)

Ultimo Aggiornamento: 07/06/2004 21:16
17/04/2004 17:39
 
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Non me ne sono mai curato in maniera approfondita in quanto il mio atteggiamento vegetariano è sempre stato in nome di una sorta di etica e non dettato da caratteri fideistici o spirituali ma per curiosità, girando per la rete alla ricerca di (chiaramente inesistenti) fonti che testimonino l'esistenza di tradizioni cristiane per cui nella Pasqua o in altre situazioni sia "consentita o consigliata" la pratica dell'uccisione degli animali a scopo di cibo, mi sono imbattuto in questo:

Nella Genesi (1.29) Dio dice: "Ecco, io vi dò ogni sorta di graminacee produttrici di semenza, che sono sulla superficie di tutta la terra, ed anche ogni sorta di alberi in cui vi sono frutti portatori di seme: essi costituiranno il vostro nutrimento"

"Il Vangelo Esseno della Pace, ritrovato tra i documenti del Mar Morto, (quindi fra i più antichi se non forse i più antichi documenti relativi alla cristianità) afferma: "La carne dell'animale ucciso diventerà la sua tomba nel suo stesso corpo, perché in verità vi dico, chi uccide uccide sé stesso, e chi mangia la carne di animali uccisi mangia il corpo della morte."

Non vi è riportato a chi possa essere attribuita ma non è difficile accostarla a chi ha pronunciato le parole "Voglio misericordia e non sacrifici."

Continuiamo...

"Isaia afferma: "Ascoltate la parola del Signore: perchè a me l'abbondanza dei vostri sacrifici? Sono sazio degli olocausti degli arieti e del grasso dei vitelli. Il sangue dei tori, degli agnelli e dei capri non lo gradisco"."

Esulando dal cristianesimo troviamo un'atteggiamento quantomeno simile riguardo ai Pitagorici di cui Plutarco dice, riferendosi allo stesso Pitagora (il quale affermava: "amici miei ...ci sono campi di frumento, mele così abbondanti da piegare i rami degli alberi, uva che riempie le vigne, erbe gustose e verdure da cuocere, c'è il latte e il miele odoroso di timo; la terra offre una grande quantità di ricchezze, che non provoca spargimento di sangue né morte..."):
"Vi state chiedendo perchè Pitagora si astenesse dal mangiare carne? Io, da parte mia, mi domando piuttosto per quale ragione e con quale animo un uomo, per primo abbia potuto avvicinare la sua bocca al sangue coagulato e le sue labbra alla carne di una creatura morta; come abbia potuto mettere sulla propria mensa dei cadaveri di animali e definire cibo e nutrimento quegli esseri che fino a poco tempo prima muggivano o belavano, si muovevano, vivi. Come abbia potuto sopportare la vista di un massacro, la gola squarciata, la pelle scuoiata, gli arti staccati, sopportare il cattivo odore come abbia fatto a non provare ribrezzo a contatto delle piaghe degli altri esseri succhiandone addirittura succhi e siero dalle ferite! L'uomo non si nutre certo di leoni e di lupi, per autodifesa ma, al contrario, uccide creature innocue, mansuete, prive di pungiglioni o zanne. Per un pezzo di carne, l'uomo le priva del sole, della luce, della durata naturale della vita alla quale hanno diritto per il fatto di essere nate". Plutarco lanciò infine questa sfida ai carnivori: "Se sostenete che la natura vi ha destinato questo tipo di nutrimento, ebbene, allora uccidete voi stessi, da soli, quel che volete mangiare, ma fatelo con le sole vostre forze, senza clava, senza mazza o altre armi".

Evito di postare l'articolo da cui i corsivi sono stati tratti dato che è molto lungo, ma è a disposizione di chiunque me ne faccia richiesta![SM=g27822]
Tengo a precisare, ma all'occasione ne avrete conferma voi stessi, che la decontestualizzazione nulla ha tolto nè al significato nè allo spirito con il quale è stato redatto l'originale.

L'autore è Stefano Momentè, giornalista, comunicatore, esperto di alimentazione vegetariana.


17/04/2004 18:27
 
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Fen, posso chiederti semplicemente cosa ne pensi di chi mangia carne?

[Modificato da Momo- 17/04/2004 18.35]



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______________________

Sua maestà la Nazion Gallina si è compiaciuta di rubarmi tutti i mie' cavalli, e porvi su i suoi Brutti che formano la Masnada Parigina.
Già gli Austriaci, e' Prussiani, e la Czarina, se la fan sotto, a loro spese instrutti, come la Galla infanteria si butti
Feroce indietro, a destra ed a mancina.
Quai cavalli fien atti a seguitalli?
E i miei son velocissimi, per Dio; bench'io usassi all'innanzi ognor mandalli.
Rubino i ladri, è il lor dovere; il mio è di schernirli; al Boja, l'impiccalli; il seppellirli, lascisi all'oblio.

Vittorio Alfieri, Il Misogallo
17/04/2004 19:51
 
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Certo! Che dovrebbe solo avere più coscienza di ciò che fà, e prendere a volte atto delle conseguenze delle sue azioni, sia dal punto di vista etico che salutistico![SM=g27822]
17/04/2004 21:14
 
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Fen...
Dal punto di vista salutistico..sembrerebbe un pò un problema. Non mangiando carne da anni (28), io ho grosse carenze di ferro, che non riesco a compensare con nessun integratore farmacologico, e anche i legumi, sempre indicati come suddittaneo (abbinati alla vitamina C), a nulla valgono.
Per contro, il mio carissimo nonno, che seguiva una dieta simile alla mia (clinto a parte[SM=g27828]) ha avuto una vita lunghissima... Tu Fen, come compensi la mancanza di carne? Io non ho ancora trovato il modo.
17/04/2004 21:33
 
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Bè, la prima cosa che mi viene in mente di consigliarti sarebbe proprio il consumo di alimenti contenenti ferro abbinati a vitamina C che ne favorisce l'assimilazione (o meglio che contrasta ciò che ne inibisce l'assimilazione)! Immagino che tu abbia già una tabella con gli alimenti conteneti ferro e in che percentuale, in caso fammelo sapere che te la mando!
Ti ricordo comunque che una carenza di ferro, specialmente nelle donne dove è acuita dal ciclo mestruale, è riscontrabile nella stessa percentuale fra i vegetariani e quelli che non lo sono, ricondurla a fattori di alimentazione a ciò rivolti non corrisponde in realtà ai fatti!

Bè quest'ultima precisazione purtroppo non ti risolve certo il problema![SM=g27825]

[Modificato da Fenrir II 17/04/2004 21.45]

18/04/2004 00:17
 
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Alle origini della parola

La parola "pasqua" (pascha in greco e latino) è una traslitterazione dell'aramaico pasha che corrisponde all'ebraico pesah.

L'etimologia di questa parola ebraica è incerta, ma pare che il suo significato fondamentale sia "passare oltre". Gli antichi amavano molto riflettere sul senso delle parole, anche se non sempre in modo rigorosamente scientifico. Anche i Padri della Chiesa si sono soffermati su questa questione assumendo posizioni diverse tra loro. Un primo gruppo di Padri - generalmente di tradizione asiana, come Melitone di Sardi, Ireneo, Ippolito, Tertulliano - collegano il termine pascha con il verbo greco páschein, soffrire, riferendolo quindi alla passione (páthos) di Cristo. Benché piuttosto ingenua, questa spiegazione coglie però quello che era il senso giudaico della pasqua. In effetti nel giudaismo "pasqua" era diventato sinonimo di agnello pasquale, da cui le espressioni "immolare la pasqua", "mangiare la pasqua", che troviamo anche nel Nuovo Testamento (Mt 26, 17; Mc 14, 12; Gv 18, 28). Questa spiegazione mette in risalto il senso tipologico dell'agnello ponendo l'accento sulla passione del Signore nel suo significato salvifico. Da qui il tema della Pasqua come salvezza (sotería).

Un secondo gruppo (gli alessandrini, con Origene e la maggioranza dei Padri orientali e occidentali) trova un'etimologia più esatta nel termine "passaggio" (diabasis, transitus). Soggetto diventa il popolo che "passa" dalla schiavitù dell'Egitto alla Terra promessa attraverso il Mar Rosso. In questo caso viene sottolineata la tipologia battesimale, poiché con il battesimo si "passa" dalla schiavitù del peccato e dei vizi e si entra nella Chiesa. Applicata a Cristo, questa etimologia indicherà il suo "passaggio" da questo mondo al Padre, e quindi la sua passione-risurrezione, secondo le parole di Agostino.

Un terzo gruppo, più esiguo (scrittori di area palestinese-antiochena, come lo pseudo-Origene, Apollinare di Laodicca, Teodoreto di Ciro, Procopio di Gaza), intende pascha come "passar-oltre" (hypérbasis) e pone come soggetto "l'angelo sterminatore" che, vedendo il sangue dell'agnello, "passa oltre" le case degli Ebrei, procurando loro la salvezza. Oppure è Cristo stesso che, con la sua passione e risurrezione, è "passato oltre" i limiti della morte e comunica questo dono ai credenti in lui. "Cristo - scrive Apollinare di Laodicea - non ha mangiato la pasqua, ma è diventato egli stesso quella Pasqua, il cui compimento è nel Regno di Dio, quando passa oltre definitivamente la morte: ciò infatti indica la parola pasqua, che significa passar oltre" (Commento a Matteo, frammento 130).

.....

Pasqua giudaica e pasqua cristiana - la discontinuità torna all'indice

Il nesso tra Pasqua giudaica e Pasqua cristiana si situa a un livello ben più profondo della coincidenza cronologica, ovvero nella comprensione dell'evento Cristo in chiave storico-salvifica attraverso la griglia di lettura fornita dalla Pasqua storica dell'Esodo, memoriale del riscatto del popolo di Israele dalla schiavitù d'Egitto. Qui troviamo le ragioni non più solo della continuità tra la Pasqua di Israele e quella della chiesa, ma anche e soprattutto dello scarto che separa la seconda dalla prima, scarto la cui misura è data dalla tipologia, cioè dalla struttura binaria che ora taglia l'intera storia dell'umanità e che ha il suo punto discriminante in Cristo.

La realtà non è più univocamente orientata e determinata, ma è ora suddivisa in due versanti (due "economie'), quello della figura (typos) e quello della verità, quello dell’immagine e quello della realtà, quello del preannuncio e quello del compimento, quello della Legge e quello del Verbo. Tutto questo presuppone che le realtà della storia di Israele perdano consistenza propria e assumano significato solo in rapporto a Cristo. Questo trasferimento, quanto alla Pasqua di Es12, è già presente nella perentoria proclamazione dell’Apostolo Paolo: "Cristo, nostra Pasqua (Pascha nostrum) è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verìtà" (1 Cor 5, 7-8)

Qui gli elementi rituali della Pasqua di Es 12 appaiono risignificati e trasferiti su Cristo come Pascha, qui da intendere nel senso di "agnello pasquale" immolato, l'agnello il cui sangue valse agli ebrei la salvezza dal flagello di sterminio" con cui Dio colpì l'Egitto (Es 12, 7-13). Anche il Vangelo di Giovanni legge la morte di Cristo in croce (il giorno di Pasqua, nell'ora in cui nel tempio i sacerdoti uccidevano gli agnelli) come immolazione dell'agnello pasquale, al quale "non sarà spezzato alcun osso" (Es 12, 46, citato in Gv 19, 36).

Anche altrove nel Nuovo Testamento - in particolare 1 Pt 1,19 ("foste liberati ... con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia": cf. Es 12, 5; ma anche 1 Pt 2, 9: "Vi ha chiamati dalle tenebre alla sua ammirabile luce", da confrontare con Pesachim e Melitone) - si segnalano tracce di una haggadah pasquale cristiana, cioè di una illustrazione/spiegazione del significato della Pasqua (era una delle componenti del rito ebraico) in una prospettiva cristologica. Questa haggadah diviene la struttura stessa delle più antiche omelie pasquali cristiane, che poggiano sulla trasposizione tipologica delle prescrizioni di Es 12, la cui lettura durante la liturgia è esplicitamente attestata.

Ma sono gli stessi racconti evangelici della passione a mettere in risalto la natura "pasquale" del sacrificio di Cristo (e non stupirà, dunque, che per l'intero Vangelo di Marco - definito, com'è noto, un racconto della passione con una lunga introduzione - sia stata avanzata l'ipotesi di un'origine come 'haggadah pasquale cristiana").

Non è escluso, anzi, che proprio questa comprensione - e la sua traduzione liturgica nelle prime comunità cristiane - si sia imposta sul resoconto storico-cronachistico degli eventi della passione e sia quindi all'origine della discordanza cronologica tra i racconti sinottici e quello di Giovanni. Per quest'ultimo, come abbiamo visto, Gesù muore il 14 del mese di Nisan, giorno della Pasqua giudaica (Gv 18, 28: i giudei non entrano nel pretorio "per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua"); per i Sinottici, invece, l'ultima cena di Gesù è per l'appunto un banchetto pasquale tenuto la sera del 14 Nisan (Mc 14, 12-16; Lc 22, 15: "Ho ardentemente desiderato mangiare questa Pasqua con voi prima di patire").

Per Giovanni, dunque, Cristo stesso è l'agnello pasquale immolato, cui non viene "spezzato alcun osso": questa prospettiva diviene il motivo guida della primitiva teologia pasquale: "Al posto dell'agnello il Figlio di Dio" (Melitone, Pseudo Ippolito, Apollinare di Gerapoli); nella prospettiva dei Sinottici, invece, la risignificazione dell'immolazione pasquale avviene a livello rituale, nel cenacolo, ma ha comunque come centro la morte redentrice di Cristo (Lc 22, 19: "Questo è il mio corpo dato per voi: fate questo in memoria di me"). La chiesa antica ha mantenuto un filone che collega la notte di Pasqua con la Pasqua-eucaristia dell'Ultima Cena.


(G. Visonà - www.nostreradici.it/pasqua_cristiana.htm)



Caro Fenrir, ecco, a grandi linee le tradizioni e i significati simbolici a cui mi riferivo...
Tradizioni barbare, se vuoi ( e su questo posso pure essere concorde) ma pur sempre tradizioni che, allo stato attuale, non vanno contro nessuna legge giuridica...
Dal punto di vista salutistico un consumo molto moderato di carne magra non può che risultare positivo, eliminando il problema delle carenze di ferro senza portare conseguenze negative a colesterolo, trigliceridi e arteriosclerosi.
Eticamente parlando si può dire tutto e il contrario di tutto, validissime le argomentazioni dei vegetriani, ma è altrettanto vero che l'uomo nasce con una struttura fisica da onnivoro e dovrebbe pertanto, fisiologicamente, avere un consumo equilibrato di tutti gli alimenti.
Certo, mangiar carne comporta l'uccisione di un animale, ma ti sei mai chiesto come si sente una carota o una rucola nel momento che la sradichi?
Un abbraccio.


---

"Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Questo solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo."

(E. Montale)
18/04/2004 07:42
 
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Bè, vedi tu stesso, da quanto hai postato che mai si fanno riferimenti all'uccisione di animali, nè tantomeno agnelli se non nella similitudine agnello=gesù nella cui ritualizzazione ci si guarda bene dallo spargere sangue. Riferimento simbolico anche quello dell'ultima cena ove gesù, da Esseno, non può comunque prendere in considerazione l'idea del mangiare carne, ed il vino stesso probabilmente non era vino fermentato!
Nessuna tradizione quindi mi impone o consiglia di farlo!

Il problema della carenza di ferro, come ho già scritto, non è un problema reale, essendo la di chi ne soffre, pressochè identica fra chi ne consuma e chi no! In qualunque compendio nutrizionista potrai comunque constatare quando l'apporto di ferro dato dalla carne, a parte che nelle credenze popolari, sia pressoché ridicolo!
Carote o rucola! Eh eh eh si arriva sempre a ciò quando si finiscono gli argomenti sui vegetariani, come se una scelta di creare la minor sofferenza possibile possa creare disturbo e debba perciò essere messa alle strette!
Bè non vi è nessun credo che lo vieti, ma questo è superfluo, e non del tutto vero (in parte i jainisti si autoimpongono di non mangiare vegetali che contengano princìpi di vita, e quindi l’anima: bulbi, germogli, radici, frutti ricchi di semi,tuberi ecc.), comunque si può vivere senza uccidere animali? Sì. Si può vivere senza mangiare? No, e quindi ecco l'alimentazione con frutta e verdura (che non prevede alcuna efferata soppressione), la cui struttura prevede, in ogni caso, un livello di consapevolezza e sofferenza fisica inferiore a quello degli animali. Come vedi, il percorso della sopravvivenza arrecando il minor danno e la minor sofferenza possibile è pienamente rispettato!
Riguardo all'essere onnivori, questo è vero, e in ciò sta la gran fortuna del poter scegliere tra i cibi più adatti e cibi meno adatti per la salvaguardia dello stato di salute.
Non vi è nulla nell'essere onnivori che costringa a mangiare carne od altro cibo animale per sopravvivere.


[Modificato da Fenrir II 18/04/2004 7.45]

18/04/2004 11:13
 
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Pongo una domanda:
gli animali carnivori vengono considerati senza "colpa" diciamo così,
perchè guidati dall'istinto naturale derivante dalla loro struttura
fisica e fisiologica.
Perchè non potremmo applicare questo criterio anche all'Uomo, e invece
dovremmo assegnargli un compito "etico", nel consentirgli di scegliere
anche contro la sua natura fisiologica?
In altre parole: se anche l'Uomo ha la capacità di "violare" la sua
natura, cosa che un animale non può necessariamente fare, ciò è da
considerarsi sempre un Bene?
Il vegetariano risponde si, perchè questa "violazione" impedisce
una sofferenza, però questa affermazione parte dal presupposto che
la sofferenza non sia naturale o comunque, pur essendolo, debba
prevalere come "valore" sui bisogni fisiologici dell'Uomo.
Questo presupposto lo comprendo, però è appunto un presupposto:
se non lo si riconosce valido, cade tutto il resto del discorso.


---

Che il Divino, comunque lo percepiamo, ci illumini.
18/04/2004 11:49
 
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Come ho già detto e spiegato, non andrebbe assolutamente contro la sua "natura" di onnivoro, farebbe solo una scelta, e una scelta intelligente, non una rinuncia, e uno dei presupposti di questa scelta, appunto il non essere fautore di violenza, credo che sia imprescindibile e abbia qualità di "Valore" al di sopra di ogni altra cosa!
Essendo una sorta di aberrazione, immagino a detta di tutti, il compiere violenze inutili volontariamente, non vedo su cosa si basi il problema!

Continuo a non spiegarmi il perchè delle critiche ad un atteggiamento che non causa nessun dolore e nessuna morte, fatta da chi evidentemente a queste cose è totalmente indifferente! [SM=g27822]

Si pensi inoltre che il consumo di carne, ai livelli del giorno d'oggi, spreca, in allevamenti, una quantità enorme di risorse in particolar modo idriche che potrebbero essere meglio ed in maniera più fruttuosa impiegate per creare più cibo a costi minori e quindi alla portata di tutti! Oltre che un danno all'animale e a noi stessi, si creano danni enormi sia all'ecosistema, sia a chi purtroppo non può accedere a questi "beni" alimentari e avrebbe bisogno di ben altro!

[Modificato da Fenrir II 18/04/2004 11.58]

18/04/2004 12:27
 
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Scritto da: MAGUS ALTAIR 18/04/2004 11.13
Pongo una domanda:
gli animali carnivori vengono considerati senza "colpa" diciamo così,perchè guidati dall'istinto naturale derivante dalla loro struttura fisica e fisiologica.
Perchè non potremmo applicare questo criterio anche all'Uomo, e invece dovremmo assegnargli un compito "etico", nel consentirgli di scegliere anche contro la sua natura fisiologica?
In altre parole: se anche l'Uomo ha la capacità di "violare" la sua natura, cosa che un animale non può necessariamente fare, ciò è da considerarsi sempre un Bene?
Il vegetariano risponde si, perchè questa "violazione" impedisce
una sofferenza, però questa affermazione parte dal presupposto che la sofferenza non sia naturale o comunque, pur essendolo, debba prevalere come "valore" sui bisogni fisiologici dell'Uomo.
Questo presupposto lo comprendo, però è appunto un presupposto:
se non lo si riconosce valido, cade tutto il resto del discorso.



Sarebbe come il soffermersi a chiedersi se un atteggiamento autodistruttivo fine a se stesso può essere migliore o anche solo paragonabile di un atteggiamento costruttivo, in virtù della "possibilità di scegliere"!
Sofferenza, violenza e morte potrebbero anche essere considerate naturali quando inutili?
E su quali basi?
Quali sono comunque i valori fisiologici essenziali e indispenzabili di cui parli? Io, da vegetariano, non li prendo neppure in considerazione anche solo per il fatto che non ce ne sono!

Non è certo poi un "presupposto" giudicarle una barbarie, ma un dato di fatto!
18/04/2004 12:48
 
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Saman dalla tua stessa fonte ti sei dimenticato di citare il passo dove viene detto "Pasqua è una festa che il cristianesimo assume dal giudaismo, ove commemorava (secondo il rito codificato in Es 12) la liberazione del popolo di Israele dalla schiavitù d'Egitto. Un primo legame con la Pasqua cristiana è di ordine storico, in quanto gli eventi che i cristiani da subito avvertirono come decisivi per la loro fede, ovvero la passione morte risurrezione di Gesù, si situarono nel quadro della celebrazione della "Pasqua dei giudei" (come la chiama l'evangelista Giovanni) di un anno 'che poté essere il 29 d.C. Ma naturalmente questo legame puramente esteriore non è sufficiente a giustificare l'importanza assunta dalla Pasqua nella chiesa antica; è legittimo ritenere che esso, come tale, avrebbe lasciato campo libero a un'altra direttrice, questa sì specificamente e originariamente cristiana, che pure vediamo spuntare prestissimo: quella della Domenica, il "giorno del Signore" (Ap 1, 10), giorno della risurrezione di Cristo (Mc 16, 2 e paralleli), perno già in età apostolica di una "liturgia" settimanale dei cristiani (At 20, 7; 1 Cor 16, 2) che si configura come banchetto eucaristico con il risorto (cf. già Gv 20, 19 e 20, 26: "Otto giorni dopo"). "
Banchetto eucaristico, non significa tavola imbandita con agnello arrosto!

Romano Guardini, di cui si fà citazione a chiosa dell'articolo in quetione come uno dei padri della rivalutazione moderna delle celebrazioni del Mistero Paquale, è uno dei più grandi estimatori nonchè traduttore di Rainer Maria Rilke noto oltre che per i suoi meravigliosi scritti, anche per le pressanti critiche a quelli che chiamava "mangiatori di morte"!
18/04/2004 17:16
 
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Non vedo il motivo di far "cambiare idea" ad un vegetariano, in fondo è una scelta fatta comunque per motivi molto positivi, e da rispettare pienamente, che sia o no naturale per l'uomo la questione non cambia, e, se uno se lo può permettere è giusto che lo faccia.

Ho detto "se uno se lo può permettere" però, perchè certi vegetariani hanno spesso un atteggiamento sbagliato, e cioè quello di vedere la propria scelta come semplice e fattibile da tutti, il che purtroppo non è vero. Le persone deboli fisicamente, anemiche, o anche solo sottopeso, non possono vivere di sola verdura, ne tantomeno i bambini.

E' una scelta rispettabilissima quindi, che io stessa sarei contenta di abbracciare.
Ci vorrebbe solo un po' di "elasticità" da ambo le parti, carnivori o vegetariani[SM=g27817] [SM=x213434]


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Sua maestà la Nazion Gallina si è compiaciuta di rubarmi tutti i mie' cavalli, e porvi su i suoi Brutti che formano la Masnada Parigina.
Già gli Austriaci, e' Prussiani, e la Czarina, se la fan sotto, a loro spese instrutti, come la Galla infanteria si butti
Feroce indietro, a destra ed a mancina.
Quai cavalli fien atti a seguitalli?
E i miei son velocissimi, per Dio; bench'io usassi all'innanzi ognor mandalli.
Rubino i ladri, è il lor dovere; il mio è di schernirli; al Boja, l'impiccalli; il seppellirli, lascisi all'oblio.

Vittorio Alfieri, Il Misogallo
18/04/2004 21:17
 
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Scritto da: Momo- 18/04/2004 17.16
Ho detto "se uno se lo può permettere" però, perchè certi vegetariani hanno spesso un atteggiamento sbagliato, e cioè quello di vedere la propria scelta come semplice e fattibile da tutti, il che purtroppo non è vero. Le persone deboli fisicamente, anemiche, o anche solo sottopeso, non possono vivere di sola verdura, ne tantomeno i bambini.



Vuoi che ti provi l'esatto contrario? Non hai che da chiedere!
Anzi, sono proprio queste persone a cui sarebbe più indicato un tale regime alimentare! In fondo io stesso ti sono sembrato sotto peso? [SM=x213436] (magari lo fossi!!![SM=g27825] ) E sono più di 20 anni che non tocco carne pur essendo un ex paracadutista e praticando tuttora parecchio sport! Ti dirò che ne ho addirittura tratto giovamento! E si vede no? [SM=x213436] [SM=x213436] [SM=x213436] (ogni confutazione riguardo ai "miei" benefici ha beneficio d'inventario e null'altro![SM=x213436])

[Modificato da Fenrir II 18/04/2004 21.18]

[Modificato da Fenrir II 18/04/2004 21.19]

18/04/2004 21:30
 
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Un esempio:

DOSSIER: BAMBINI & VEGETARIANI

500, da 1 a 15 anni
Più muscoli nei bambini vegetariani
Una ricerca effettuata a Torino

L'alimentazione vegetariana apporta tutti i nutrienti. Lo dicono le teorie, lo confermano le ricerche, anche italiane. Come quella realizzata a Torino, presso il Centro di Auxopatologia della Clinica Pediatrica III dell'Università, sotto la direzione del prof. Benso ed intesa a valutare l'accrescimento staturoponderale dei bambini vegetariani dalla nascita e nati da madre vegetariana.
L'osservazione, dal punto di vista nutrizionale, ha riguardato circa 500 bambini vegetariani di età compresa tra 1 e 15 anni, 50 dei quali sono stati sottoposti a valutazione antropometrica secondo le tecniche di Tanner, confrontando i risultati con una popolazione infantile di riferimetno ad alimentazione onnivora.
I risultati sono stati chiari: i bambini latto-ovo-vegetariani hanno un accrescimento staturo-ponderale equiparabile a quello degli altri bambini; tutti quelli esaminati hanno una prevalenza di massa magra corporea sulla componente adiposa (un dato vantaggioso ai fini della prevenzione dell'obesità in età infantile e forse in quella matura); l'esame delle curve peso per statura ha evidenziato una buona proporzione corporea. Insomma: questi bambini vegetariani sono apparsi in buona condizione di salute e con minore morbillità in generale e per le malattie respiratorie in particolare, rispetto alla media della popolazione. Un dato curioso: la tonsillite è una malattia sconosciuta a questi bambini.
Alla ricerca ha partecipato anche il dottor Luciano Proietti, che sottolinea: "i genitori di questi bambini sono comunque particolarmente attenti e informati nel campo della nutrizione e usano cibi che non rientrano nell'alimentazione occidentale di questi anni ma che erano comuni nell'epoca della cultura mediterranea contadina". Vale a dire: cereali integrali (riso, miglio, avena, orzo, mais), verdure, legumi (ceci, lenticchie, fagioli), semi (girasole, sesamo), alghe e latticini.
Un'altra ricerca, condotta all'Università di Verona dal professor Leonardo Pinelli, direttore del reparto di Pediatria Preventiva e Sociale, e presentata dal dottor Riccardo Trespidi all'Università di Loma Linda di Los Angeles, ha evidenziato come, a parità di peso, varia la struttura dei bambini vegetariani rispetto a quelli onnivoro: i primi presentano un maggiore sviluppo della massa muscolare mentre nei secondi prevale la massa grassa. E tutti i parametri bioumorali (colesterolo, glicemia, ferro, potassio, vitamina B12) indicano i vantaggi di una scelta vegetariana per l'infanzia.

Onelia Micossi

18/04/2004 22:01
 
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Volendo poi rendere coerenti determinati atteggiamenti, dall'amica Emanuela Barbero fonte di tante ispirazioni e maestra di vita, e in fede che solo dall'analisi critica degli estremismi si può arrivare a logiche conclusioni cito qui liberamente e con l'autorizzazione dell'autrice:

Perché proprio vegan e non soltanto vegetariani?

Molte persone considerano ancora il veganismo una posizione un pò estremista.
É infatti molto più semplice comprendere le ragioni etiche del vegetarismo, che rifiuta la morte violenta degli animali tramite la crudele pratica della macellazione. Il vegetarismo etico ritiene pertanto non necessario nutrirsi di animali a cui viene tolta la vita unicamente a tale scopo.

É questa una posizione facilmente comprensibile - pur se non sempre condivisa - anche da parte di chi la carne continua a mangiarla. Molto più difficile è invece spiegare le ragioni del veganismo, che rifiuta - oltre alla carne ed al pesce - anche i prodotti animali, in particolare uova, formaggi, latte e latticini.

L'obiezione più ricorrente è che non è necessario uccidere un animale per consumare le sue uova od il suo latte. Qui invece è necessario un approfondimento sui sistemi di produzione degli stessi, cosa che evidentemente sfugge a molte persone, per il semplice fatto che non ci si è mai soffermati a rifletterci su.

Cominciamo dalle uova: per produrle sono necessarie le galline ovaiole, che sono una razza diversa dai polli da carne. La maggior parte delle uova da loro prodotte viene immessa sul mercato per il consumo umano, mentre una parte di esse viene posta in enormi incubatrici al fine di far nascere altre galline ovaiole. Circa la metà dei pulcini che nascono sono maschi. I maschi notoriamente non producono uova, e ne bastano pochissimi per fecondare quelle per la schiusa. Perciò la quasi totalità dei pulcini maschi, non essendo adatti come polli da carne, viene soppressa alla nascita. Generalmente l'esecuzione capitale avviene col gas oppure mediante una specie di tritacarne a lama (1).
In uno dei maggiori allevamenti italiani, ogni settimana vengono trinciati 260 mila pulcini maschi, per un totale di venti tonnellate (!) di "residui" a settimana. Due camion per volta. (2)

Le cose non cambiano di molto neppure nel caso di uova provenienti da allevamenti biologici, con galline allevate a terra. Infatti, anche se questo sistema di allevamento è sicuramente preferibile rispetto a quello di batteria, il problema dei pulcini maschi è comunque presente: essi sono inutili per lo spietato processo produttivo e perciò debbono ugualmente essere soppressi.

La stessa cosa avviene ovviamente anche per le galline ovaiole, dapprima ipersfruttate per ottenere da loro il massimo rendimento possibile di uova, poi, non appena la loro produzione accenna a diminuire, le si sopprime e le si sostituisce con altre "più fresche". I cicli produttivi, anche se biologici, sono comunque orientati al profitto economico e non ammettono in nessun caso l'inefficienza.

In quest'ottica è quindi maggiormente comprensibile la scelta vegana di rifiutare tutti i tipi di uova, tanto più per chi si definisce animalista: infatti dietro ad ogni uovo ci sono comunque vite spezzate.

Il discorso della produzione del latte (e di tutti i suoi derivati, compresi i formaggi) è molto simile e, per certi aspetti, ancora più crudele.

Le mucche oggigiorno sono semplici macchine da latte e, attraverso manipolazioni genetiche e somministrazione di ormoni, vengono artificiosamente indotte a produrne fino a 10 volte più di quello che farebbero in natura.

Ovviamente nessuna mucca sopravvive a lungo ed in buona salute allo stress di tali ritmi produttivi: dolorose mastiti alle mammelle, ad esempio, sono all'ordine del giorno. Inoltre, l'innaturalità degli ambienti (solitamente edifici di cemento), l'esiguità dello spazio vitale (comunque artificiale) e la convivenza forzata ed estremamente ravvicinata con centinaia di altre mucche, non contribuiscono certamente a mantenerle in buona salute. Si rende perciò necessario somministrare loro continuamente farmaci ed antibiotici, anche a livello preventivo (allo scopo di evitare ogni tipo di epidemia). E dopo pochi anni di intenso sfruttamento, non appena la loro produzione di latte accenna a calare, il loro destino resta comunque quello del macello (in natura vivono invece circa 20 anni!).

La maggior parte di loro non vede mai un prato e per tutta la propria breve vita non conosce altro che la catena e le mungitrici meccaniche. L'inseminazione è rigorosamente artificiale e, quando esse partoriscono i loro piccoli (cosa che avviene a ritmo serrato), questi vengono quasi immediatamente sottratti alla madre, tra le reciproche urla di disperazione, per non vederla mai più e per essere destinati se femmine, allo stesso infelice destino della loro madre, e, se maschi, di lì a pochi mesi, al macello.

Va fatto inoltre presente che la mucca, per poter produrre il latte, deve necessariamente partorire un vitellino, il quale si accontenterà in generale del colostro (il primo latte della mucca, non utilizzato dall'uomo) della madre, dopodiché esso verrà irrimediabilmente allontanato dalla stessa e nutrito con preparati artificiali (privi di ferro per mantenere la sua carne bianca, così gradita dai consumatori), mentre il latte della mucca - a cui il vitellino avrebbe il naturale diritto - verrà invece munto meccanicamente ed utilizzato per il consumo umano (e le eccedenze verranno distrutte, questo per motivi di mercato e di artificiosi equilibri economici).

Non solo: anche in questo caso circa la metà dei vitellini nati dalle mucche da latte sono maschi, i quali non produrranno a loro volta latte. Le femmine vengono perciò avviate alla loro breve carriera di macchine da latte mentre i maschi sono destinati quanto prima al fiorente mercato della carne e quindi macellati.
Queste sono le attuali leggi del mercato.

Anche per le mucche gli allevamenti biologici, sebbene meno crudeli e più rispettosi dell'etologia degli animali, non esimono dalla necessità di sopprimere i vitelli maschi, che, in un'ottica di "consumo umano", sono comunque considerati un' "eccedenza produttiva".
Del resto non sarebbe neppure ecologicamente sostenibile mantenere per oltre vent'anni tutti i vitelli fatti nascere allo scopo di far produrre il latte alla mucca. Semplicemente non ci sarebbero pascoli a sufficienza.

La carne di vitello e di manzo, in quest'ottica, è in realtà un sottoprodotto dell'industria lattiera e casearia (questo lo scriveva già più di vent'anni fa Peter Singer in Liberazione Animale), che da questo mercato ricava tuttavia ulteriori utili. Di conseguenza gli allevatori vengono finanziati non soltanto dai consumatori di carne (oltre che dallo Stato), ma anche dai consumatori di latte e formaggi. Chi consuma questi prodotti finanzia quindi di fatto gli allevatori di bovini. Ed è dunque giocoforza complice della morte di tutti i vitelli maschi che questa industria sacrifica sull'altare del mero profitto economico. La scelta vegetariana, da questo punto di vista, diventa quindi soltanto il primo e fondamentale passo verso un'alimentazione meno violenta.

Questi sono i principali motivi per cui un vegan, oltre alla carne ed al pesce, non consuma neppure uova, latte e formaggi. Per coerenza etica, ma soprattutto per amore e rispetto verso gli animali."


Questo non per mancanza di capacità di esprimerlo con parole mie ma per il fatto che la mediazione di un messaggio tanto conciso, quanto immediato quale è nelle sue parole, non potrebbe essere espresso in maniera migliore di quanto lo è al "naturale"!

Fra le varie forme di "rispetto" che qui vengono "richieste", quella per la vita non è fra le più scontate ma ahimè, immantenute? Parlo di vita, e non di elucubrazioni metafisiche che di fronte al mistero della quale non fanno che porsi interrogativi!
E sì che è l'unica per cui realmente valga la pena di spendere 2 righe!
Pareri contrari rispetto a ciò?
19/04/2004 09:14
 
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L'articolo riportato è molto chiaro, grazie Fen.
Vorrei sapere però (ed è una domanda che pongo sempre a tutti i
vegetariani e/o vegani che incontro): sei vegetariano/vegano perchè
lo ritieni giusto in sè, oppure a causa dei moderni e decisamente
crudeli mezzi di "sfruttamento" degli animali?
Mi pare di capire che sicuramente il rifiuto di nutrirsi di derivati
animali come uova e latticini derivi solo dalla considerazione circa
la modalità di trattamento degli animali. Se dunque un vegano si trovasse
di fronte ad un prodotto come le uova fatte da galline allevate in
modo "naturale", dovrebbe cibarsene senza problemi.
Diverso è senz'altro il discorso della carne animale.
Dimmi cosa ne pensi Fen.


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Che il Divino, comunque lo percepiamo, ci illumini.
19/04/2004 21:20
 
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Credo che nessun vegetariano sia stato spinto a questa scelta per colpa degli allevamenti, al limite sono una terribile aggravante! Un 'animale soffre e viene ucciso per cibo solo negli allevamenti? Direi di no, cambia solo in maniera quantitativa la cosa, non certo qualitativa!

Per il resto la scelta Vegan deriva anche dall'aver coscienza del superfluo, e latte e uova lo sono! Siamo a tutti gli effetti l'unico mammifero che si nutre di latte dopo lo svezzamento! e non che la cosa faccia particolarmente bene!
Probabillmente per la maggior parte dei vegan non cambierebbe assolutamente nulla, non essendolo però io, non posso prendermi la responsabilità di rispondere in maniera attendibile a ciò!
19/04/2004 22:12
 
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Scritto da: Fenrir II 18/04/2004 7.42
Bè, vedi tu stesso, da quanto hai postato che mai si fanno riferimenti all'uccisione di animali, nè tantomeno agnelli se non nella similitudine agnello=gesù nella cui ritualizzazione ci si guarda bene dallo spargere sangue. Riferimento simbolico anche quello dell'ultima cena ove gesù, da Esseno, non può comunque prendere in considerazione l'idea del mangiare carne, ed il vino stesso probabilmente non era vino fermentato!
Nessuna tradizione quindi mi impone o consiglia di farlo!




Oh Santa Cleopatra!
Fen, per pura curiosità, hai letto tutto o hai fatto finta?


---

"Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Questo solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo."

(E. Montale)
19/04/2004 23:11
 
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Vedi un po' tu! Io di solito leggo ...e tutto![SM=g27838]
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Re:

Scritto da: MAGUS ALTAIR 19/04/2004 9.14
L'articolo riportato è molto chiaro, grazie Fen.
Vorrei sapere però (ed è una domanda che pongo sempre a tutti i
vegetariani e/o vegani che incontro): sei vegetariano/vegano perchè
lo ritieni giusto in sè, oppure a causa dei moderni e decisamente
crudeli mezzi di "sfruttamento" degli animali?
Mi pare di capire che sicuramente il rifiuto di nutrirsi di derivati
animali come uova e latticini derivi solo dalla considerazione circa
la modalità di trattamento degli animali. Se dunque un vegano si trovasse
di fronte ad un prodotto come le uova fatte da galline allevate in
modo "naturale", dovrebbe cibarsene senza problemi.
Diverso è senz'altro il discorso della carne animale.
Dimmi cosa ne pensi Fen.



Io ho fatto la scelta di non mangiare carne e pesce senza particolari problemi. Appena ho preso coscenza che: si puo' vivere meglio e in miglior salute, dopo aver letto alcuni articoli che Fen mi ha mostrato sul trattamento degli animali allevati, sul danno ecologico che ne consegue. Certo non ho fatto gramde fatica non ho mai amato particolarmente carne e pesce, li mangiavo pensando fossero necessari alla salute.

La mia (confesso) e' stata sopratutto una scelta egoistica quindi. Dal punto di vista delle carenze di ferro, bhe sono sempre stata anemica ma riesco a donare plasma. Considero importante tenere sotto controllo lo stato di salute (ma non solo se si sia vegetariani !) e nel caso di anemia ci sono sempre (bleach) le alghe.[SM=g27829]

Comunque avvicinarsi a questo nuovo modo di alimentarmi ha fatto si che prendessi in maggior considerazione tutta la mia dieta, passando sempre piu' da alimenti raffinati a integrali e biologici.
Di certo, da un anno e mezzo a questa parte mi sono ammalata percentualmente molto meno. E questo e' un fatto.


Aggiungo che nessuno dovrebbe permettersi di colpevolizzare chi invece ha scelto di mantenere una alimentazione "tradizionale"! Ne il contrario..[SM=g27822]

[Modificato da arielbianca 06/06/2004 19.18]



---

"Nell'affresco sono una delle tre figure dello sfondo&"

Ariel


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