Possiamo dire che ci siano (sintetizzando molto) tre scuole di pensiero
riguardo questo tipo di problemi. C'è chi dà molta importanza all'
aspetto materiale del rito, con l'idea che debbano essere fatte le
scelte giuste, altrimenti non si ottengono gli effetti voluti; altri
invece trascurano completamente questo aspetto, mettendo tutta l'attenzione
all'elemento psicologico dell'operatore (Volontà). A queste tesi un
po' diciamo "estreme", si contrappone l'atteggiamento di chi guarda
la cosa da un punto di vista meno formale. Tra questi ci sono anche io.
In sostanza quello che penso è che l'importanza vada data all'intero
contesto, che è fatto di oggetti, parole, dell'operatore con il
suo stato psicofisico interamente considerato.
Il contesto per me è come una ricetta: se tutti gli elementi sono
ben miscelati, ciò che risulta è molto buono. Purtroppo la differenza
tra queste cose e una ricetta di cucina è che la ricetta è un procedimento
oggettivo, mentre in questo caso stiamo parlando di un contesto
unico e irripetibile, che ruota attorno all'operatore, in quel preciso
momento, e in quelle precise condizioni.
Se per esempio si chiedesse: "come si fa a meditare bene", io risponderei
appunto che non esiste una ricetta valida per tutti. Bisogna sperimentare
e conoscersi, per conoscere anche la qualità del proprio "lavoro".
E dunque ti chiedo: hai provato ad usare entrambi i tipi di candele?
Con quale tipo ti senti più a tuo agio? Quale tipo di candela ti
sembra crei il giusto contesto per te?
Io ad esempio uso le candele per la meditazione e, se posso, le
compero di cera.
[Modificato da MAGUS ALTAIR 09/06/2004 15.56]
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Che il Divino, comunque lo percepiamo, ci illumini.