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MAGUS ALTAIR
00mercoledì 28 gennaio 2004 22:03
Che significato ha per voi questa parola, tanto bistrattata in
quest'epoca di irriducibili scientisti e di cartomanti televisive?
Gnomos
00giovedì 29 gennaio 2004 10:03
...

Una bella parola ma troppo inquinata, il la butterei e la sostituirei con una nuova...
Emilius83
00giovedì 29 gennaio 2004 12:20
Per me le magie sono quelle cose che fanno i maghi e le streghe nelle favole: la strega cattiva, il mago Merlino, Harry Potter, ecc..., aiutandosi con la bacchetta magica e pozioni e intrugli vari.
Sono cose che un uomo normale non può fare, e che permettono di dominare le forze della natura, o di predire il futuro.
Roba che appartiene alle favole. Roba da bambini insomma.
Questo è il significato che do alla parola magia, e forse è quello che la maggior parte delle persone pensa quando si parla di magia.
A parte l'uso figurativo della parola magia, intesa come "fascino", ci sono altri significati?
MAGUS ALTAIR
00giovedì 29 gennaio 2004 19:44
E' verissimo che la parola MAGIA è inflazionata: da una parte ci sono
le favole, che però non sono invenzioni, bensì nascono dai profondi
archetipi dell'Uomo, e dall'altra c'è il ciarpame dei cosiddetti maghi
e maghe che ricevono per appuntamento e predicono il futuro con le
carte.
Anche Gabriele La Porta, noto studioso di esoterismo, in una recente
puntata della sua trasmissione "Anima" ha attaccato con forza chi pretende
di associare il termine MAGIA a queste persone che sono o grandi illusi
o grandi truffatori...
[e qui per cortesia, se qualche sedicente mago è interessato a
fare delle querele contro questa mia affermazione, si faccia
avanti senza timore contro il sottoscritto]

MAGIA è infatti, nel senso tradizionale ed iniziatico del termine,
la Scienza dell'Io, come anche il Gruppo di Ur la definiva, ossia
la Conoscenza di Sè, della propria Forza e della propria Volontà,
una Scienza Integrale dell'Uomo e del Mondo, come dice Kremmerz.
Conoscere se stessi nel profondo è "fare" Magia, per trasformare
la "pietra grezza" in "pietra levigata e squadrata" come dice la
tradizione Massonica, per far sbocciare la Rosa sulla Croce, come
tramanda la tradizione Rosacrociana.
Sono tutti simboli che si riferiscono all'evoluzione interiore,
dove l'eventuale ritualismo che certe Vie insegnano, è solo uno
strumento per aiutare se stessi in questo processo di trasformazione.

[Modificato da MAGUS ALTAIR 29/01/2004 19.46]

Emilius83
00venerdì 30 gennaio 2004 15:28
Sono completamente ignorante sull'argomento.
Se non ti dispiace, Magus, potresti spiegarmi meglio di cosa si tratta?
Che cos'è la conoscenza di sè? Come si realizza? E a che scopo?

[Modificato da Emilius83 30/01/2004 15.28]

Momo-
00venerdì 30 gennaio 2004 18:37
[SM=g27825] ecco quella che si chiama una domanda "aperta"....maghettino rimboccati le maniche[SM=g27835]
hiram-abif
00venerdì 30 gennaio 2004 22:35
la magia...
E' tutto quanto esiste nella sfera dello stupore....la meraviglia ed il meraviglioso nella scoperta degli anfratti della vita.
La magia è in un attimo...raccolto, afferrato.
E' nella condivisione e nella comunicazione è nella nascita di una vita stessa.. conseguenza di immaginato attraverso l'amore.
Noi e l'equilibrio dell'universo: è magia.
La comprensione della stessa è la più alta delle magie.
La magia è il dio che regna tra i confini delle cose di tutto l'universo...tra il buio e la luce, il sonno e la veglia..la vita e la morte.
L'emozione che muove le lacrime...il sentimento che comanda i battiti del cuore..il sorriso di un bimbo nel riconoscere la madre ed il padre...
E' il movimento e la quiete...
l'immaginato ed il sognato che si adempiono...
e l'irripetibilità di ogni attimo e l'eternita del tutto...
La magia è nella danza e nela sua contemplazione...
Il continuo "divenire" la compie al di la di ogni coscenza...mentre la coscenza si compie al di la del continuo divenire attraverso di lei....
La magia è sapere chi sei al di la ogni tua immagine ed è sapere chi sono senza essermi mai veramente visto...e sapere che tu mi conosci e che io ti conosco...
è averti/avervi incontrato nell'infinito spazio del tempo, in questa parentesi tra un'eternità ed un'altra...

e molto molto di più....tutto quello che adesso è sfuggito al mio tempo ed al mio sguardo nel sognarla ogni volta...
MAGUS ALTAIR
00sabato 31 gennaio 2004 17:06
Sulla conoscenza di sè
Anche io mi sento molto ignorante, e ciò che scrivo qui rispecchia sempre la
mia attuale comprensione, discutibile non solo dagli altri, ma soprattutto
da me stesso, in quanto è diversa in relazione al tempo che passa ed
alle mie esperienze.

Comunque sia, affrontiamo meglio il discorso della conoscenza di sè.

In ogni epoca ed in ogni cultura si è ricorsi a miti e simboli per
descrivere la condizione umana, come già ho accennato nel post precedente,
in relazione ad esempio alle tradizioni massonica e rosacrociana,
tuttavia credo che qui adesso sia più indicato utilizzare un approccio
più "moderno" al problema.

La psicologia, da Freud in avanti, ha compreso che l'Uomo da un punto
di vista interiore non è un'unità semplice (ciò che normalmente
chiamiamo "Io"), ma è costituito da due "regni" ben distinti, chiamati
"coscienza" ed "inconscio": la prima identifica ciò che noi sentiamo
e sappiamo di essere, il nostro sapere di esistere e di conoscere,
mentre il secondo è un misterioso elemento costituito da tutto ciò
che ci appartiene ma che non ci è presente alla mente in modo consapevole
e diretto.
Le varie dottrine psicologiche, da Freud a Jung e a tutti i successivi
studiosi, si sono cimentati nella descrizione dell'inconscio,
ritenendo comunque tutte quante che, se esso viene lasciato agire
come se fosse un'unità autonoma, impedisce la realizzazione piena
della personalità e la libertà delle scelte dell'individuo, se non
addirittura causando o contribuendo alle patologie fisiche.
Il punto centrale del discorso è proprio questo: ciò che noi chiamiamo
"Io" non esaurisce tutto il nostro essere individui: l'inconscio
è quasi un alter-ego che ci condiziona inconsapevolmente!
Ecco dunque che è ovvio quanto sia necessario entrare in rapporto
con esso!
Le tradizioni iniziatiche e molte scuole di psicanalisi ritengono
inoltre che nell'inconscio non siano solo presenti contenuti "personali",
derivati da eventi traumatici rimossi (come diceva Freud), ma anche
"archetipi" universali, che mettono in comunione il microcosmo umano
al macrocosmo universale (come ad esempio afferma Jung e, dopo di
lui, per citare un contemporaneo, Hillman).

Perchè dunque "conoscere sè stessi" ?
Perchè altrimenti si rimane schiavi e condizionati, prede dell'illusione
di essere liberi e felici: si perchè la felicità dipende dal Bene,
e se non si è liberi non si può scegliere il proprio Bene, soprattutto
perchè non lo si saprebbe riconoscere.
Da questo punto di vista dunque, tutti siamo "malati" e tutti abbiamo
bisogno di crescere "dentro", anche se molti sembrano vivere bene
anche senza affrontare questo problema, magari raccontandosi delle
favole su loro stessi, ritendendo di essere come in realtà non sono affatto,
come la morale comune e la società globalizzante suggeriscono.
Detto di passata: verrebbe da chiedersi se davvero possiamo fare
a meno di queste "cure", visto come va il mondo moderno...

Come si può "conoscere sè stessi" ?
All'inizio di questo post dicevo che vi sono molte tradizioni che si
sono occupate di questo, che è "il" problema dell'Uomo: non credo
proprio abbia senso proporre una ricetta valida per tutti, dal momento
che tutti attualmente siamo diversi uno dall'altro.
C'è chi sceglie una Via Iniziatica, ossia si affilia ad un Ordine
Tradizionale, c'è chi segue una Religione Rivelata, c'è chi si mette
in analisi... ripeto, non voglio mettere queste Vie sullo stesso
piano: conoscere sè stessi significa affrontare la propria interiorità
e questa è diversa in ciascuno, nella sua parte personale, percui
ciascuno potrà trovare una Via più confacente di un'altra.
Spesso, purtroppo, in questa ricerca si è obbligati a procedere
per approssimazioni ed a fare molte esperienze anche spiacevoli,
soprattutto perchè ciò che c'è dentro il profondo di noi non è mai
"politicamente corretto"...

[Modificato da MAGUS ALTAIR 31/01/2004 17.10]

settedinove
00sabato 31 gennaio 2004 19:18
Seguendo la via psicoanalitica, quali sono le più importanti scuole di pensiero che vale la pena di prendere in considerazione? Ammetto che io degli psicoanalisti ho scarsa fiducia, temo non sappiamo trattare con la doverosa delicatezza il mio "precario" inconscio
[SM=g27828]
hiram-abif
00domenica 1 febbraio 2004 00:16
me se uno che non conosce se stesso...
Si mette alla ricerca di se stesso con cosa si cerca, con la parte sbagliata di se? Quindi non stroverà mai?
[SM=g27819]
Questa domanda mi ha sempre fatto impazzire...[SM=g27818]
( scusate il divago dalla magia)[SM=g27822]
hiram-abif
00domenica 1 febbraio 2004 00:19
Quello sopra è un Koan Zen.
Vengono usate queste domande per indurre al silenzio interiore..
tipo: Conosci il suono del battito di una sola mano?
Non sono fuori tema...giuro![SM=g27822]
arielbianca
00domenica 1 febbraio 2004 08:13
Certo che non sei fuori tema!!! [SM=g27822]
MAGUS ALTAIR
00domenica 1 febbraio 2004 11:49
Re: me se uno che non conosce se stesso...

Scritto da: hiram-abif 01/02/2004 0.16
Si mette alla ricerca di se stesso con cosa si cerca, con la parte sbagliata di se? Quindi non stroverà mai?
[SM=g27819]
Questa domanda mi ha sempre fatto impazzire...[SM=g27818]
( scusate il divago dalla magia)[SM=g27822]



Difatti è necessaria una guida secondo me!
Altrimenti... caecus caecum ducit![SM=g27822]
Emilius83
00lunedì 2 febbraio 2004 11:14
grazie per la spiegazione Magus [SM=g27823]
.:avatar:.
00lunedì 2 febbraio 2004 16:40
I miei piu' sinceri complimenti al magus per il suo messaggio.
Fattosta' credo che chiunque non conosca un po' l'argomento a questo punto si chiederebbe: che connessione c'e' fra il discorso di Altair sulla consapevolezza del se' e la magia, il titolo di questa discussione.
I primi messaggi di Hiram e di Altair hanno detto tutto senza dire nulla, usando forme espressive ben note... Ma in una societa' come questa, dove siamo bombardati in ogni direzione da ogni genere di messaggio possiamo ancora permetterci di essere cosi' chiusi in noi stessi?
Come e' collegata la ricerca di se stessi a atti di natura ritualistica? Dire magia vuol dire tante altre cose nello stesso tempo e si potrebbe criticare che questa e' una visione moderna, un guardare il passato con gli occhi del presente... Possiamo salvare quindi questa magia? Possiamo parlare di Volonta', di allenamento e risveglio di facolta' che il singolo possiede... ma mi chiedo se tutto cio' deve passare attraverso quelle forme ben precise, quei rituali dove ogni elemento e' definito a priori in nome di una tradizione? La magia poi, sempre ragionando sullo steriotipo, parte da desideri spesso del singolo, che decide di ricorrervi... non si agisce direttamente per un fine superiore come la conoscenza di se stessi. Forse e' piu' quello che ci si trascina dietro che quanto si salva parlando di magia, anche se il suo aspetto apparentemente irrazionale e fantastico fa indubbiamente leva sulla parte piu' inconscia di noi, permettendo la possibilita' di un diverso ordine di visione d'insieme...
Mostra tu questo ponte di collegamento se puoi, perche' io in alcuni aspetti stento a vederlo. (purtroppo non posso dedicare alla scrittura di questo messaggio il tempo richiesto, perdonate quindi mie possibili inesattezze o troncamenti)
MAGUS ALTAIR
00lunedì 2 febbraio 2004 22:13
Re:

Scritto da: .:avatar:. 02/02/2004 16.40
Come e' collegata la ricerca di se stessi a atti di natura ritualistica?



Questa domanda apre tutto un discorso che mi interessa molto.
Ora posso dirti questo:
la ritualità è come un'armonia, una bella musica... non c'è una vera
spiegazione logica, eppure muove qualcosa dentro di noi nel profondo!

Quando torno dal mio breve viaggio di lavoro ne riparliamo più
estesamente!
Momo-
00lunedì 2 febbraio 2004 22:56
si interessa molto anche a me fare questo discorso ...
jezabel
00lunedì 2 febbraio 2004 23:07
Re: me se uno che non conosce se stesso...


Si mette alla ricerca di se stesso con cosa si cerca, con la parte sbagliata di se? Quindi non troverà mai?
[SM=g27819]
Questa domanda mi ha sempre fatto impazzire...[SM=g27818]
( scusate il divago dalla magia)[SM=g27822]



come si vede che non sono zen...eheh!
non credo esistano parti sbagliate di se...

trovare se stessi è rimettere insieme i pezzi, guardare alla fonte...

è come se tanti pezzettini si cercassero l'un l'altro perchè parte della stessa cosa....

questo topic ha stuzzicato la mia fantasia...
normale, per una persona che vive di sogni e di magia..

e se i sogni e la magia non esistessero sarebbe crollata al suolo da quel bel pò...[SM=g27829]



[Modificato da jezabel 02/02/2004 23.09]

[Modificato da MAGUS ALTAIR 06/02/2004 12.05]

jezabel
00lunedì 2 febbraio 2004 23:08
ma...
perchè viene tutto scritto in nero?
vabbhè che sono arabbiata nera, ma...[SM=g27829]
sarà una magia...

[Ecco qui cara Jez, ho corretto il colore del post!]

[Modificato da MAGUS ALTAIR 06/02/2004 12.05]

.:avatar:.
00martedì 3 febbraio 2004 00:21
Magus penso di aver capito cosa intendi ed e' la stessa conclusione logica a cui arrivo per spiegare gli effetti sul singolo da parte di elementi esterni.

Immaginiamoci l'individuo in tutte le sue sfaccettature come un onda in vibrazione (per farlo piu' facilmente penso alla sua trasposizione nel piano cartesiano). Questa avra' determinati punti di caduta, picchi, pendenze... alcuni di questi elementi sono simili in tutti gli esseri umani, altri tipici del singolo in questione. Allo stesso modo mi immagino gli stimoli esterni: nei punti dove tanto assomigliano alla persona producono effetti che ci vanno a "toccare"... pensate alla correlazione fra la musica che ci piace e il nostro umore in quel momento, per dirne una. Che questi effetti nascano dall'armonia o dalla contrapposizione e' un'altra questione, fattosta' che si intuisce facilmente come il risultato di un effetto dipenda dal singolo.
Come puo' quindi un rituale definito a priori riuscire ad avere sempre un effetto? non dovrebbe il singolo perlomeno adattarlo a se? L'unica giustificazione che riesco ad immaginare e' che il rituale e' stato pensato come una totalita', atta a coprire ogni aspetto e differenziaione di ogni individuo... Anche se questo potrebbe far sorgere il dubbio se dobbiamo proprio vestirci di porpora e digiunare una settimana nel caso non sentissimo questo come "parte di noi".

Non vedo l'ora di sentire la tua in merito... anche se mi incuriosisce il fatto che non esista una logica per spiegarlo. Io francamente ritengo che la Ragione (R maiuscola) possa spiegare o perlomeno tentare di dare un ordine logico ad ogni cosa... ricordandoci sempre, come diceva Pascal, che l'ultimo passo della ragione e' ammettere la propria limitateza e comprendere che vi sono cose che vanno oltre ad essa [SM=g27822]

ps: Hiram, il fatto che abbia pensato in qualche istante ad una risposta al tuo interrogativo e' grave? [SM=g27825]

[Modificato da .:avatar:. 03/02/2004 0.26]

arielbianca
00martedì 3 febbraio 2004 07:38
Re:

Scritto da: .:avatar:. 03/02/2004 0.2

ps: Hiram, il fatto che abbia pensato in qualche istante ad una risposta al tuo interrogativo e' grave? [SM=g27825]

[Modificato da .:avatar:. 03/02/2004 0.26]




Bisognera' vedere con quale parte di te l'hai pensato!!![SM=g27825] [SM=g27828]


Per la tua domanda. Ma se uno non sente proprio un atto, che senso ha compierlo? O si ha fiducia e lo si tenta, o lo si Vuole sperimentare.

Magari gia' il compierlo con fiducia e volonta' segna un passo avanti.
Momo-
00martedì 3 febbraio 2004 19:31
i simboli hanno un significato "universale", a volte, si trovano simboli graficamente diversi, ma con il medesimo significato, nelle culture più disparate, è come se sgorgassero spontanei dal profondo dell'uomo, e il loro studio o la semplice visione va a toccare proprio quella parte profonda.
Allo stesso modo sono "universali" gli obbiettivi dell'uomo in questo senso, dal conoscere se stessi alla riscoperta della propria anima e mente, anche dal punto di vista più "pratico" (vedi i famosi "poteri")...
Le strade per raggiungere ciò sono molteplici, la magia è una di queste, con i suoi rituali, e il vero e proprio "addestramento" che la caratterizza..secondo me, la stessa strada non va bene per tutti, quando il fare certe pratiche costantemente, crea degli squilibri interiori, allora non è la strada giusta...è come mettere dei pesi su una bilancia, si rischia di metterne troppi da una parte e impoverire l'altra..bisogna stare attenti a questa cosa..
Emilius83
00mercoledì 4 febbraio 2004 13:31
Potreste farmi qualche esempio di rituale magico?
MAGUS ALTAIR
00venerdì 6 febbraio 2004 12:30
Re:

Scritto da: .:avatar:. 03/02/2004 0.21
Anche se questo potrebbe far sorgere il dubbio se dobbiamo proprio vestirci di porpora e digiunare una settimana nel caso non sentissimo questo come "parte di noi".



Dobbiamo tenere sempre presente l'obiettivo del rituale: si tratta di
un catalizzatore di Attenzione, ed essa è uno degli ingredienti
della Volontà.
Io personalmente non credo all'efficacia di un rituale "ex opere operato",
come cioè se bastassero certi comportamenti e certe parole per causare
degli effetti, quasi si trattasse di un esperimento di chimica.
Forse si potrà anche dire, in omaggio alle scienze empiriche, che
a parità di condizioni si verificano gli stessi eventi, tuttavia è
innegabile che le condizioni interiori di ciascuno di noi sono diverse,
e noi stessi cambiamo sempre.

Molti rituali giunti fino a noi appartengono ad un passato che anche
contiene elementi che non necessariamente sono consoni al nostro
gusto moderno: ciò non significa che non ci possano aiutare, ma occorre
provare e sentire se dentro di noi ci hanno cambiati e come: perchè
l'effetto di un vero rituale magico è INTERIORE!
Se poi il ritualismo ci cambia dentro e ci aumenta la Forza, ogni
eventuale effetto ESTERIORE è causato da noi stessi, dalla nostra
nuova condizione, non dal rituale!

Infine, ricordiamoci che, nella nostra diversità, siamo comunque
tutti Uomini... come avviene nel cibo, dove al di là dei gusti di
ciascuno vi sono delle cose oggettivamente sane e altre oggettivamente
velenose per tutti, anche nel campo del nutrimento spirituale non
possiamo non accettare che ci possano essere dei "cibi" buoni per tutti
ed altri invece cattivi.
Anche qui ovviamente ciascuno avrà i suoi "gusti" e il suo tipo
di "digestione"...
Questo è comunque ciò che viene tramandato dalle tradizioni iniziatiche.



Io francamente ritengo che la Ragione (R maiuscola) possa spiegare o perlomeno tentare di dare un ordine logico ad ogni cosa...



E' il compito della Ragione provarci, ma nessuno potrà mai dimostrare
che tutto ciò che esiste sia sottoponibile alla sua Logica...[SM=g27822]

[Modificato da MAGUS ALTAIR 06/02/2004 13.33]

.:avatar:.
00martedì 10 febbraio 2004 13:04
Riflettero' sulle tue parole... che se devo esser sincero non scostano piu' di tanto dalla mia comprensione attuale.

C'e' un punto pero' sul quale vorrei discutere con te: la magia e' IN PRIMIS arte del cambiamento interiore? Io ho come l'impressione che questo sia la conseguenza del suo scopo primario: il controllo sulla realta' nella quale l'uomo vive. O forse e' solo l'inizio, come il desiderio di ricchezze che spinge inizialmente la ricerca della Pietra Filosofale?

Forse, molto piu' semplicemente, entrambe le definizioni sono vere se guardate con la giusta ottica.
Momo-
00martedì 10 febbraio 2004 14:41
mi sa che magus ha sempre detto l'esatto opposto[SM=g27817]
.:avatar:.
00martedì 10 febbraio 2004 19:36
Re:

Scritto da: Momo- 10/02/2004 14.41
mi sa che magus ha sempre detto l'esatto opposto[SM=g27817]



Infatti...ed e' proprio per questo che gli pongo la domanda, per comprendere meglio su quali basi afferma cio'. Io la vedo cosi': inizialmente il singolo e' attratto da fini terreni (sia anche il desiderio di potere in senso generale) per ottenere i quali deve sottoporsi a particolari "'allenamenti". Nel farli egli cambia dentro, cambiando poi la sua visione sui suoi fini e sulla materia. Per meee magus guarda le ose dall'alto (anche se io mi sono avvicinato alla materia per il mio diderio di comprensione)))
MAGUS ALTAIR
00mercoledì 11 febbraio 2004 09:24
Sicuramente c'è chi si avvicina alla Magia per avere i "poteri".
Che poi questo atteggiamento utilitaristico gli consenta di
evolversi davvero (e quindi ottenere anche un potenziamento delle
proprie capacità) è forse anche possibile, magari se sulla sua
strada trova un Maestro che gli faccia chiarezza!
Tuttavia quello che ho imparato e ciò in cui attualmente credo è
in effetti l'opposto: chi brama ricchezza e potere non otterrà
nulla, perchè scambia l'alchimia spirituale con la chimica...
E non tutti, percorrendo le strade del Desiderio, riescono a
correggere il tiro!
Momo-
00mercoledì 11 febbraio 2004 15:52
Si l'attrazione verso i fini terreni può essere una molla, anche se le regole "tradizionali" mettono appunto in guardia da questo, di solito...
Secondo me, fra avvicinarsi e studiare la magia per elevarsi spiritualmente (e quindi esserlo comunque già, per prendere questa strada), ed avvicinarsi ad essa ber la brama terrena, c'è sempre una via di mezzo, può essere voglia di conoscersi, conoscere "il mondo" sperimentare...
hiram-abif
00mercoledì 11 febbraio 2004 18:10
quello che noi vediamo della magia...
è quello che ne limita la comprensione.
Noi esseri in evoluzione, non sappiamo fermare il "desiderio",
e la conoscenza pura, ingrediente fondamentale per saperla cogliere, è il primo passo da realizzare per comprendere che cosa è.
La magia è la realizzazione della capacità di interagire con la natura e con il destino ed è figlia dell'armonia cosmica, totale. Un solo ingrediente errato e diviene follia e aberrazione, ecco perchè l'apprendista stregone ( ben descritto da Walt Disney ) Combina pasticci ed infine viene "salvato" da un vero mago e rimproverato per aver osato oltre le proprie possibilità.
Crescere con la materia e lo spirito uniti, saper permeare di spirito ogni cosa percettibile ed armonizzare il tutto ( perdonate se ripeto spesso la parola armonia, ma è la chiave di ogni cosa) è il trampolino di lancio verso sfere superiori della conoscenza, dove si trova la nostra capacità di essere causa nell'"oltre".
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