Anche io mi sento molto ignorante, e ciò che scrivo qui rispecchia sempre la
mia attuale comprensione, discutibile non solo dagli altri, ma soprattutto
da me stesso, in quanto è diversa in relazione al tempo che passa ed
alle mie esperienze.
Comunque sia, affrontiamo meglio il discorso della conoscenza di sè.
In ogni epoca ed in ogni cultura si è ricorsi a miti e simboli per
descrivere la condizione umana, come già ho accennato nel post precedente,
in relazione ad esempio alle tradizioni massonica e rosacrociana,
tuttavia credo che qui adesso sia più indicato utilizzare un approccio
più "moderno" al problema.
La psicologia, da Freud in avanti, ha compreso che l'Uomo da un punto
di vista interiore non è un'unità semplice (ciò che normalmente
chiamiamo "Io"), ma è costituito da due "regni" ben distinti, chiamati
"coscienza" ed "inconscio": la prima identifica ciò che noi sentiamo
e sappiamo di essere, il nostro sapere di esistere e di conoscere,
mentre il secondo è un misterioso elemento costituito da tutto ciò
che ci appartiene ma che non ci è presente alla mente in modo consapevole
e diretto.
Le varie dottrine psicologiche, da Freud a Jung e a tutti i successivi
studiosi, si sono cimentati nella descrizione dell'inconscio,
ritenendo comunque tutte quante che, se esso viene lasciato agire
come se fosse un'unità autonoma, impedisce la realizzazione piena
della personalità e la libertà delle scelte dell'individuo, se non
addirittura causando o contribuendo alle patologie fisiche.
Il punto centrale del discorso è proprio questo: ciò che noi chiamiamo
"Io" non esaurisce tutto il nostro essere individui: l'inconscio
è quasi un alter-ego che ci condiziona inconsapevolmente!
Ecco dunque che è ovvio quanto sia necessario entrare in rapporto
con esso!
Le tradizioni iniziatiche e molte scuole di psicanalisi ritengono
inoltre che nell'inconscio non siano solo presenti contenuti "personali",
derivati da eventi traumatici rimossi (come diceva Freud), ma anche
"archetipi" universali, che mettono in comunione il microcosmo umano
al macrocosmo universale (come ad esempio afferma Jung e, dopo di
lui, per citare un contemporaneo, Hillman).
Perchè dunque "conoscere sè stessi" ?
Perchè altrimenti si rimane schiavi e condizionati, prede dell'illusione
di essere liberi e felici: si perchè la felicità dipende dal Bene,
e se non si è liberi non si può scegliere il proprio Bene, soprattutto
perchè non lo si saprebbe riconoscere.
Da questo punto di vista dunque, tutti siamo "malati" e tutti abbiamo
bisogno di crescere "dentro", anche se molti sembrano vivere bene
anche senza affrontare questo problema, magari raccontandosi delle
favole su loro stessi, ritendendo di essere come in realtà non sono affatto,
come la morale comune e la società globalizzante suggeriscono.
Detto di passata: verrebbe da chiedersi se davvero possiamo fare
a meno di queste "cure", visto come va il mondo moderno...
Come si può "conoscere sè stessi" ?
All'inizio di questo post dicevo che vi sono molte tradizioni che si
sono occupate di questo, che è "il" problema dell'Uomo: non credo
proprio abbia senso proporre una ricetta valida per tutti, dal momento
che tutti attualmente siamo diversi uno dall'altro.
C'è chi sceglie una Via Iniziatica, ossia si affilia ad un Ordine
Tradizionale, c'è chi segue una Religione Rivelata, c'è chi si mette
in analisi... ripeto, non voglio mettere queste Vie sullo stesso
piano: conoscere sè stessi significa affrontare la propria interiorità
e questa è diversa in ciascuno, nella sua parte personale, percui
ciascuno potrà trovare una Via più confacente di un'altra.
Spesso, purtroppo, in questa ricerca si è obbligati a procedere
per approssimazioni ed a fare molte esperienze anche spiacevoli,
soprattutto perchè ciò che c'è dentro il profondo di noi non è mai
"politicamente corretto"...
[Modificato da MAGUS ALTAIR 31/01/2004 17.10]
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Che il Divino, comunque lo percepiamo, ci illumini.