L'arroganza della Logica
Nell'ambito della cultura cristiana c'è tutta una tradizione che cerca
disperatamente di fondere due concetti antitetici: la Scienza e il Mistero
o, se preferite, la Ragione/Logica e la Fede.
Da un lato si vuole un Dio personale che ha creato secondo la Logica
aristotelica tutto l'universo, dall'altra si pretende che questo Dio
sia inconoscibile se non attraverso la Rivelazione: è vero che anche
la Natura aiuta a guardare al Creatore, ma solo la Rivelazione porta
l'Uomo verso contenuti che da solo non avrebbe potuto scoprire perchè,
appunto, misteri.
Per esempio, la teologia afferma con certezza che il concetto di Trinità
non sarebbe stato mai scoperto dall'Uomo, se il Cristo non l'avesse
rivelato.
Se dunque Dio pensa con la Logica, tanto che essa può essere applicata
per fare un discorso su Dio stesso (teo-logia = discorso su Dio)
perchè allora si accetta che vi siano dei Misteri che questa Logica
oltrepassano? E, soprattutto, perchè ci si ostina comunque ad utilizzarla
quando lo stesso concetto di Divino potrebbe essere esso stesso al
di là di questo pur utile strumento conoscitivo?
Ecco perchè questi problemi teologici, come quello sulla "prescienza"
mi paiono infondati non in se stessi, ma in quanto "discorsi su Dio",
in quanto "discorsi sul Mistero".
La "prescienza", se anche esiste, è fuori totalmente dalla nostra
esperienza e rischia di essere solo un artificio logico per fare
luce su un mistero che, per sua natura, non può che rimanere tale
alla Ragione, sempre troppo arrogante.
Se ci limitiamo a dire che è "contraddittorio", rimaniamo prigionieri
della Ragione, che è obbligata ad usare la Logica.
Se invece diciamo che è un "mistero", accettiamo la sconfitta della
Ragione e ci apriamo davvero al Mistero.
[Modificato da MAGUS ALTAIR 29/02/2004 16.55]