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La predestinazione

Ultimo Aggiornamento: 08/03/2004 12:07
27/02/2004 16:06
 
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L'insigne filosofo e teologo S. Agostino, dedicò addirittura un volume - il De Libero Arbitrio - allo studio di quella che è la fondamentale libertà dell'anima umana, senza la quale non avrebbe senso quella "inseparabile collaborazione di intelletto e volontà, umana, e grazia, divina", che Agostino pone come base di ogni progresso, sia nel campo conoscitivo sia in quello morale. E' chiaro che, ove si ammette la predestinazione, la libertà ne esce gravemente menomata. La Chiesa naturalmente ammette, non già la predestinazione, ma la prescienza divina della nostra sorte eterna, che è cosa ben diversa. Essa può esporsi, in parole povere, cosi: per Dio non esiste ne passato ne avvenire: Egli vede ogni cosa in un eterno presente(che è appunto ciò che noi definiamo l'Eternità)Quindi vede anche le nostre azioni e la nostra sorte futura: il Paradiso o l'Inferno. Si tratta tuttavia di una sorte che noi sceglieremo liberamente, con quella autonomia di scelta tra il bene e il male che ogni essere ragionevole sente e sa di avere. Pertanto il prevedere da parte di Dio non condiziona la libera scelta e la futura sorte dell'individuo, cosi come (dicono i teologi) se io vedo un cieco che cammina verso un precipizio e prevedo che vi cadrà dentro, non è certo la mia previsione che è causa della caduta. Questo problema della conciliazione della prescienza divina con la libertà umana è uno di quelli che maggiormente hanno affaticato gli studiosi cristiani e non può certo essere condensato in poche righe. lo ha puntualizzato molto bene S. Tommaso d'Aquino con la sentenza famosa: "Come tu, per il fatto di ricordarli, non determini gli avvenimenti passati (cioè non ne sei la causa obbligatoria) così Dio, per il fatto di prevederli, non predestina gli avvenimenti futuri".
Se vi interessa l'argomento, volete dirmi la vostra in merito?


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Sir Palantir


27/02/2004 18:49
 
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è un discorso che non mi è mai tornato troppo, è una completa contraddizione, lasciamo perdere Dio...per prevedere una specifica cosa, questa cosa deve essere per forza "predestinata"... ma il termine "predestinato" forse mette un po' fuori strada...nel senso... se Dio conoscesse la specifica sorte di ognuno vorrebbe dire che esiste una specifica sorte per ognuno, altrimenti potrebbe vedere un ventaglio di possibilità e basta...secondo me non ha senso, come non ne ha il paragone con i ricordi[SM=g27820]


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Sua maestà la Nazion Gallina si è compiaciuta di rubarmi tutti i mie' cavalli, e porvi su i suoi Brutti che formano la Masnada Parigina.
Già gli Austriaci, e' Prussiani, e la Czarina, se la fan sotto, a loro spese instrutti, come la Galla infanteria si butti
Feroce indietro, a destra ed a mancina.
Quai cavalli fien atti a seguitalli?
E i miei son velocissimi, per Dio; bench'io usassi all'innanzi ognor mandalli.
Rubino i ladri, è il lor dovere; il mio è di schernirli; al Boja, l'impiccalli; il seppellirli, lascisi all'oblio.

Vittorio Alfieri, Il Misogallo
29/02/2004 16:53
 
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L'arroganza della Logica
Nell'ambito della cultura cristiana c'è tutta una tradizione che cerca
disperatamente di fondere due concetti antitetici: la Scienza e il Mistero
o, se preferite, la Ragione/Logica e la Fede.
Da un lato si vuole un Dio personale che ha creato secondo la Logica
aristotelica tutto l'universo, dall'altra si pretende che questo Dio
sia inconoscibile se non attraverso la Rivelazione: è vero che anche
la Natura aiuta a guardare al Creatore, ma solo la Rivelazione porta
l'Uomo verso contenuti che da solo non avrebbe potuto scoprire perchè,
appunto, misteri.
Per esempio, la teologia afferma con certezza che il concetto di Trinità
non sarebbe stato mai scoperto dall'Uomo, se il Cristo non l'avesse
rivelato.
Se dunque Dio pensa con la Logica, tanto che essa può essere applicata
per fare un discorso su Dio stesso (teo-logia = discorso su Dio)
perchè allora si accetta che vi siano dei Misteri che questa Logica
oltrepassano? E, soprattutto, perchè ci si ostina comunque ad utilizzarla
quando lo stesso concetto di Divino potrebbe essere esso stesso al
di là di questo pur utile strumento conoscitivo?
Ecco perchè questi problemi teologici, come quello sulla "prescienza"
mi paiono infondati non in se stessi, ma in quanto "discorsi su Dio",
in quanto "discorsi sul Mistero".
La "prescienza", se anche esiste, è fuori totalmente dalla nostra
esperienza e rischia di essere solo un artificio logico per fare
luce su un mistero che, per sua natura, non può che rimanere tale
alla Ragione, sempre troppo arrogante.
Se ci limitiamo a dire che è "contraddittorio", rimaniamo prigionieri
della Ragione, che è obbligata ad usare la Logica.
Se invece diciamo che è un "mistero", accettiamo la sconfitta della
Ragione e ci apriamo davvero al Mistero.

[Modificato da MAGUS ALTAIR 29/02/2004 16.55]



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Che il Divino, comunque lo percepiamo, ci illumini.
29/02/2004 17:13
 
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Si vuole uun Dio pensante che ha creato tutto secondo una logica, poi ad un certo punto qualcuno comincia a sollevare il problema del libero arbitrio per rivalutare un po' l'immagine dell'essere umano rispetto alle epoche precedenti, ed allora cominciano le acrobazie mentali per conciliare la presenza divina voluta dalla chiesa ufficiale,con il libero arbitrio dell'uomo, e si partoriscono concetti che possono risultare contraddittori, oppure concetti che non sono contraddittori, ma assolutamente astratti, e quindi non stiamo nemmeno a parlare di Dio.


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Sua maestà la Nazion Gallina si è compiaciuta di rubarmi tutti i mie' cavalli, e porvi su i suoi Brutti che formano la Masnada Parigina.
Già gli Austriaci, e' Prussiani, e la Czarina, se la fan sotto, a loro spese instrutti, come la Galla infanteria si butti
Feroce indietro, a destra ed a mancina.
Quai cavalli fien atti a seguitalli?
E i miei son velocissimi, per Dio; bench'io usassi all'innanzi ognor mandalli.
Rubino i ladri, è il lor dovere; il mio è di schernirli; al Boja, l'impiccalli; il seppellirli, lascisi all'oblio.

Vittorio Alfieri, Il Misogallo
03/03/2004 09:21
 
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Il Divino è Ineffabile
Ehi si cara Momo!
Non ci vogliamo arrendere a dire che il Divino è Ineffabile!

Tuttavia questo accanimento di filosofi e teologi per voler "parlare"
di Dio, se da un lato è un ingiustificato atto di superbia intellettuale,
dall'altro nasconde una "tragedia" dell'anima, che merita di essere
esaminata dal punto di vista psicologico.
Molte persone infatti non si danno pace e non possono accettare
che Dio sia distante da loro, sia in senso "materiale" che in senso
"intellettivo": vogliono essere rassicurati e vogliono sentirsi dire
che anche la loro mente può affrontarlo ed almeno in parte circoscriverlo.
Se dunque da un lato questo atteggiamento è sicuramente "prometeico"
dall'altro nasconde la debolezza umana e la necessità di poter
concepire il Divino come interlocutore possibile delle proprie
miserie.

Anche la teoria della "prescienza" è rassicurante: Dio vede ma non
causa le nostre disgrazie...


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Che il Divino, comunque lo percepiamo, ci illumini.
03/03/2004 22:12
 
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[SM=g27834] hem... mi sto rileggendo un po' di notizie sul Platone cristiano...devo ammettere che i ricordi scolastici sono alquanto impalliditi....
..vergogna!!!
04/03/2004 13:21
 
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Il vero problema e' applicare un punto di vista antropomorfico sul Divino... Da questo ne deriva un Dio inteso come persona, a immagine dell'uomo piu' che il contrario! E' piu' difficile spiegare quanto sto cercando di dire che immaginarselo: si fa' dell'Uno "semplicemente" un essere umano infinitamente potente. Nei tempi antichi questo antromordfismo era applicato anche alla "persona del Divino": l'antico testamento e' pieno di riferimenti a parti del corpo di Dio (la mano di Dio, l'occhio di Dio) in cui talvolta si rischia di perdere il significato puramente simbolico di qualcosa che altrimenti non potrebbe essere descritto a parole.
Tuttavia, senza dover andare poi cosi' indietro nel tempo, il problema persiste... seppur da un punto di vista piu' mentale, nel senso che Dio viene visto come un Essere che possiede la nostra forma mentis. E il problema della predistinazione e' proprio qui: si immagina Dio come un individuo che vuole benedire alcuni e non altri, che sa che quella persona e' destinata alla perdizione ma non ha intenzione di salvarla.
L'intero sistema delle grandi religioni, purtroppo, e' per la maggior parte basato su interpretazione antropologica del Divino. Dobbiamo comunque escludere da cio' i piu' famosi mistici e teologi.

Se solo sapessimo guardare oltre noi stessi...


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In Veritate Libertas
08/03/2004 12:07
 
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Ho tralasciato un particolare nel mio discorso, uno che andrebbe considerato come fondamentale al fine di un punto di vista piu' che obbiettivo sulla questione.
La ragione per cui si parla molto della predestinazione in campo cristiano e' che le scritture neotestamentarie sono piene di descrizioni dualistiche dell'umanita'. Mi spiego meglio: in fin troppe parabole o affermazioni gli uomini vengono descritti come appartenenti a due stirpi diverse, con da una parte i figli della luce e dall'altra quelli delle tenebre (o di Caino). Spighe ed erbacce... come se dalla nascita il loro destino fosse segnato... predestinati alla salvezza o alla dannazione.

Ringraziamo che esiste una spiegazione anche per questo [SM=g27822]


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In Veritate Libertas
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