LA MEDICINA A MISURA D'UOMO DI PARACELSO
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Scriveva il medico Luigi Oreste Speciani(L.O.Speciani padre della medicina psicosomatica in Italia,ha pubblicato L’uomo senza futuro – Luigi Oreste Speciani – Mursia 1972 )
: "le malattie che la medicina attuale non sa curare - cancro compreso - vengono... da un turbamento dell'Id (cioè dell'anima vegetativa, Nefesh ebraico, forma corporis tomasiana, aura di Kirljan, orgone di Reich, prahna) da non confondersi con l'anima sopravvivente, cioè il Ruak-sheol ebraico, la substantia spiritualis di San Tommaso, oggetto delle speculazioni metafisiche e teologiche".
Nell'individuo l'unità mente-corpo è inscindibile. La medicina sintomatica si affanna inutilmente a curare l'organo perdendo di vista l'insieme, la totalità dell'individuo, sintesi di anima e soma, che è la comprensione di tutto.
Cinque secoli prima Theophrastus Paracelsus (1493-1541) insegnava i principi di una medicina a misura d’uomo. Egli, nel corso della sua vita travagliata, si occupò anche di psicologia e di malattie mentali. Trattò e spiegò gli stati di mania, il ballo di San Vito, l’epilessia e le nevrosi nel De Morbis e nei Libri Philosophiae (I, De Lunaticis)....
Insego' ai suoi studenti che "...è la virtù che dovrà sostenere il medico fino alla morte" e cioé l’assenza di venalità e di presunzione. Non seguì affatto l’esempio dei suoi colleghi, sempre pronti ad inginocchiarsi davanti ai potenti dell’epoca, per supplicare qualche favore. Egli non si sottomise ad alcuno, coerente al suo motto: "Non sia di altri chi può esser di se stesso".
Ignoranti e invidiosi dei suoi successi in medicina gli resero, veramente, la vita impossibile; lo attaccarono senza ritegno accusandolo di essere solo un fanatico millantatore. Paracelso, esasperato, aggredì la classe medica del suo tempo con estrema durezza:
Fu accusato di tutto e perseguitato. Si disse che era un mago, uno stregone, lontano da Dio, che apparteneva alla chiesa riformata e quasi tutti i suoi biografi questo scrissero di lui; ma non è vero. Scrive Antonio Miotto che "negli ultimi anni della sua vita errabonda Paracelso si sia accostato alla chiesa di Roma. ...Paracelso volle essere sepolto nella chiesa di San Sebastiano e sappiamo che il suo desiderio fu esaudito. ...Sappiamo, inoltre, che fu proprio il Vescovo di Colonia che incaricò Giovanni Huser a curare la prima edizione delle opere di Paracelso.
(...) un altro documento... a proposito della fede religiosa di Paracelso - Miotto cita il Labirinto dei Medici erranti del 1538 e spiega - nel libro nono leggiamo testualmente: <
>" (A. Miotto, Paracelso il medico stregone, Fratelli Melita Editori, Genova 1988). Questo fu il vero Paracelso.
Egli affermò che siamo "Angeli che dormono ancora il greve sonno della carne. Se continueremo a dormire, rimarremo sordi all’appello del Signore. L’uomo deve destarsi, aprire gli occhi alla verità se non vuole correre il rischio di attraversare la vita come un bruto incosciente. E - dice Antonio Miotto - questa era la missione di Paracelso negli anni del vagabondaggio nelle zone montane, quando egli affrontò la miseria e la fame" (Ibid.).
E Ancora:
"Vi è nell'uomo un duplice potere attivo: l'uno che agisce invisibilmente, o potere vitale, e l'altro che agisce visibilmente o forza meccanica. Il corpo visibile ha le sue forze naturali, e il corpo invisibile ha le sue forze naturali egualmente; i rimedi di tutte le malattie o lesioni che possono colpire la forma visibile sono contenuti nel corpo invisibile...".
"L'Anatomia del Microcosmo è duplice: 1) l'anatomia locale, che insegna la costituzione del corpo fisico, le ossa, i muscoli, i veicoli del sangue ecc.; 2) la più importante anatomia materiale, ossia l'anatomia dell'uomo interiore vivente. Quest'ultima è il più importante genere di anatomia che il medico deve conoscere... Se conosciamo l'anatomia dell'uomo interiore, conosciamo la prima materia, e possiamo vedere la natura delle sue malattie al pari dei rimedi. Ciò che vediamo con gli occhi esterni è l'ultima materia. Dividendo e sezionando il corpo esterno, non possiamo imparare nulla sull'uomo interno e distruggiamo semplicemente l'unità del tutto".
Da:L'Alchimia di Paracelso,di F.Cadrone
Ai tempi di Paracelso, la ricerca alchimistica, si snodava ancora, su tre principali filoni di ricerca:
ricerca della pietra filosofale, ovvero la sostanza capace di trasmutare i metalli in oro;
ricerca dell'alkahest, ovvero l'acido capace di sciogliere tutte le sostanze;
ricerca dell'elixir di lunga vita, ovvero la medicina per guarire tutti i mali;
Egli scelse il terzo livello di ricerca, quello che gli sembrò più utile e meno utopistico e lo concepì come fondato su quattro discipline o colonne fondamentali: filosofia (ovvero la conoscenza della natura intima e non visibile di ogni cosa), astrologia (l'arte di determinare l'effetto degli astri sulla salute del corpo), alchimia ed etica (virtù ed onesta del medico). In un suo scritto, il Paragrano, così si esprimeva intorno all'arte di preparare i medicamenti: <>...
...L'opera di Paracelso si basa essenzialmente nell'aver applicato alchimia ed astrologia all'arte medica e di ciò testimonia, la costruzione di un'impianto teorico fondato sull'intuizione delle corrispondenze tra macrocosmo e microcosmo. Queste s'inquadravano nell'esistenza di un Universo costituito di una materia unica governata da tre principi alchimistici i quali, andavano inquadrati come una sorta d'ingredienti fondamentali, ovvero: Zolfo, Sale e Mercurio. Egli concepì anche l'Unità e la Trinità di Dio quale espressione dello stesso concetto mentre, i quattro elementi, Aria, Acqua, Terra e Fuoco rappresentavano concretamente i principi attivi che trovavano alimento in una forza generatrice universale che Paracelso chiamò <> che in lingua greca significa origine, principio. La conseguenza di questa visione filosofica era che l'uomo e l'universo, essendo costituiti della stessa sostanza, venivano governati dalla medesima dinamica ed armonia.
Ancora,da omeopatia.com
Paracelso, un geniale precursore:
Paracelso (1493/1541), medico svizzero, anticipò alcuni aspetti, poi sistematizzati coerentemente da Hahnemann nell'omeopatia.
Sostenne che occorreva curare il malato, non la malattia; e che si doveva applicare la legge di similitudine, prescrivendo quella sostanza la cui intossicazione assomigliasse ai sintomi della malattia.
In polemica con la polifarmacia palliativa del suo tempo, prescriveva un solo rimedio.
Sottolineava che la terapia di ogni malato deve essere individualizzata, poiché ogni uomo è diverso da un altro; e ha bisogno di un farmaco personalizzato, reagendo ogni malato a modo suo.
Anticipò la tecnica delle dosi minime in cui si concentra la "quintessenza" del farmaco, trasformato da materia grezza in stato fluidico; la "karena", pari alla ventiquattresima parte di una goccia, era la misura di base.
Chiamatemi Fenris