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Shoah

Ultimo Aggiornamento: 12/02/2005 12:58
27/01/2005 20:19
 
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Volevo dedicare un pensiero a questa giornata così triste per l'intera umanità.

Spero che, mantenendo la memoria del passato, si possano evitare tanti problemi in futuro.
27/01/2005 23:41
 
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La potenza dell'Uomo si misura purtroppo anche nelle sue nefandezze,
anche nelle sue perversioni, anche nelle sue folli deviazioni.
Ci sembra impossibile che sia accaduta una cosa come l'Olocausto,
eppure anche questo abominio è uscito dall'Uomo.
Diceva Gesù:
"Ascoltatemi tutti e intendete bene: non c'è nulla fuori dell'uomo
che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che
escono dall'uomo a contaminarlo" (Marco VII,14-15)
Questo può farci paura, ma ci deve far riflettere.


---

Che il Divino, comunque lo percepiamo, ci illumini.
28/01/2005 11:03
 
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Secondo voi una persona che ha provato l'esperienza di un campo di concentramento può avere ancora fede in Dio?

Può sembrare una domanda stupida e provocatoria, ma per me non lo è.
Se nella messa viene detto "...Dio Padre onnipotente...", non è normale sentirci abbandonati?
Chi di voi è padre o madre non farebbe qualsiasi azione per evitare dolore e dispiacere hai propri figli indifesi?
Qual'è la differenza tra la libertà e l'abbandono?
28/01/2005 11:31
 
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è vero
In molti fanno questo ragionamento, "Dio perchè lo permetti?".. "Dio perchè non fai qualcosa?".
Un prete fra libero arbitrio e peccato originale, saprebbe rispondere a queste domande in un batter d'occhio.
Ma queste sarebbero le risposte "ufficiali" di un ministro di Dio. Ufficiosamente parlando, questo genere di interrogativo mi fa sorridere.
Io non sono religiosa ma se lo fossi credo che mai mi azzarderei a reclamare (e ho detto reclamare, non chiedere) aiuto o addirittura a sentire un senso di collera per le brutture e le indecenze scaturite dall'uomo stesso.
E' comodo pretendere un aiuto "soprannaturale" che sia anche da Dio, ed è ancora più vergognoso che lo faccia un fedele.
Queste cose aumentano lo scetticismo che ho nei confronti, non solo delle religioni, ma anche della religiosità, che si riduce spesso e volentieri a "qualcosa ci ha creato e adesso quel qualcosa ci deve risolvere i problemi"
poveri vermi che siamo
Tristezza

[Modificato da Momo- 28/01/2005 11.32]



---

______________________

Sua maestà la Nazion Gallina si è compiaciuta di rubarmi tutti i mie' cavalli, e porvi su i suoi Brutti che formano la Masnada Parigina.
Già gli Austriaci, e' Prussiani, e la Czarina, se la fan sotto, a loro spese instrutti, come la Galla infanteria si butti
Feroce indietro, a destra ed a mancina.
Quai cavalli fien atti a seguitalli?
E i miei son velocissimi, per Dio; bench'io usassi all'innanzi ognor mandalli.
Rubino i ladri, è il lor dovere; il mio è di schernirli; al Boja, l'impiccalli; il seppellirli, lascisi all'oblio.

Vittorio Alfieri, Il Misogallo
30/01/2005 11:24
 
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Re:

Scritto da: silentman13 28/01/2005 11.03
Secondo voi una persona che ha provato l'esperienza di un campo di concentramento può avere ancora fede in Dio?

Può sembrare una domanda stupida e provocatoria, ma per me non lo è.
Se nella messa viene detto "...Dio Padre onnipotente...", non è normale sentirci abbandonati?
Chi di voi è padre o madre non farebbe qualsiasi azione per evitare dolore e dispiacere hai propri figli indifesi?
Qual'è la differenza tra la libertà e l'abbandono?



La maggior parte degli ebrei che sono sopravvissuti ai campi ha ancora
la sua fede, e questo è sicuramente notevole.
Ho letto dei libri scritti da alcune di queste persone, e la "spiegazione"
che essi danno al loro ancora essere fedeli al loro Dio, è che
accettano che le cose accadano in questo modo perchè hanno comunque
fiducia in Dio, come l'aveva anche il biblico Giobbe.
"Contro" la fede non c'è ragionamento che tenga!

Qual è la differenza tra libertà e abbandono?
Senza libertà mi sentirei una macchina, invece la mia libertà,
perlomeno potenziale, mi fa sentire che ho una scintilla divina
dentro di me.
Si potrebbe rispondere: ma se Dio sapeva che la libertà sarebbe
stata usata in questo modo, poteva agire diversamente?
Scusate ma secondo me ragionare su quello che Dio può fare o no,
e in generale ragionare su Dio non ha senso.
La stessa teologia, in quanto filosofare su Dio, secondo me non
ha ragione di esistere.

[Modificato da MAGUS ALTAIR 30/01/2005 11.28]



---

Che il Divino, comunque lo percepiamo, ci illumini.
30/01/2005 19:40
 
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Filisofare sul Divino puo' servire se lo si fa tra individui.
Per confrontarci, per capire che i nostri dubbi,pur differenti, sono i dubbi degli altri. Per il resto, concordo con Magus, siamo troppo limitati per pretendere di capire il Tutto.
[SM=g27822]


---

"Nell'affresco sono una delle tre figure dello sfondo&"

Ariel


30/01/2005 20:18
 
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Anch'io penso che sia inutile fare congetture su quanto Dio può o avrebbe potuto fare o evitare. Tuttavia credo sia impossibile impedire alla nostra mente di spaziare con ragionamenti su questi aspetti. Fa parte della nostra natura usare la ragione, magari é proprio attraverso questa strada che scopriamo i nostri limiti, e ci rendiamo conto che dobbiamo rapportarci a Dio in modo diverso, con un approccio più emotivo e non razionale. Filosofare su Dio può servire a raggiungere questa consapevolezza, oppure, all'opposto, può portare il risultato di allontanarci ancora di più fino a rifiutare addirittura l'idea di Dio.
La mia domanda é: chi usando la ragione (dopo avera lungo filosofato...) nega l'esistenza di Dio, é in errore, perché ha sbagliato l'approccio?
02/02/2005 21:38
 
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Re:

Scritto da: settedinove 30/01/2005 20.18
La mia domanda é: chi usando la ragione (dopo avera lungo filosofato...) nega l'esistenza di Dio, é in errore, perché ha sbagliato l'approccio?



Secondo me si, sbaglia l'approccio: con la ragione non è possibile
dimostrare l'esistenza di Dio, ma sbaglieremmo se concludessimo che
allora Dio non esiste! Bisognerà piuttosto dire: la ragione non è
in grado nè di dimostrare l'esistenza di Dio, nè di negarla, il
che è molto diverso, e tuttavia non esclude (anzi!) un approccio
diverso.
Io "sento" il Divino, dunque per me esiste, e così l'hanno sentito
praticamente tutti gli uomini dalla preistoria ad oggi, e non ha
importanza quanti nomi gli hanno dato!
E così lo hanno sentito anche gli ebrei sopravvissuti, ancora
pieni di fede nonostante la Shoah!


---

Che il Divino, comunque lo percepiamo, ci illumini.
06/02/2005 12:16
 
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Il "sentire"
Il sentire stesso è un aspetto della Divina natura dell'Uomo.
Il suoi dubbi lo guidano verso la consapevolezza della propria Divinaità.
Il mondo materiale in cui gli uomini vivono è una scelta dell'uomo stesso che, in quando essere Divino, produce la propria realtà, creandola in modo disordinato è distruttivo.
Il divino è nell'uomo, nella sua essenza e non opera nella sfera del mondo sensibile e fisico, ma questo mondo viene usato come metodo per apprendere l'arte della vita. Lo spirito cresce solo attraverso il dolore. L'uomo agisce in modo distruttivo.
L'uomo buono è quello che distrugge di meno.
Ciò che accade nel mondo è la conseguenza Karmica dell'azione degli uomini. Apprendere e non ripetere, comprendere e migliorarsi. Capire ed approfondire epr il bene dell'umanità è un compito che emerge dalla natura divina dell'uomo. Mentre dal potenziale distruttivo dell'ignoranza nascono le cause che generano il Dolore. Fare il bene dell'umanità spettab all'uomo come compito e non al Dio delle religioni che attende passivamente dall'esterno che le sue creature entrino in chiesa
e mangino le ostie e si ricomincia ipocritanmente da capo, fino alla domenica prossima o al sabato che esso sia.
Ma tutto conduce inevitabilmente verso un solo fine: La coscienza di "se";la ricongiunzione alla Divinità.


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Un T:.F:.A:. Hiram
07/02/2005 09:13
 
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Concordo con Hiram.

L'uomo possiede in se una capacità enorme, il problema è che quasi sempre rimane latente per pigrizia e spesso viene utilizzata con scopi malvagi.

Quanta potenza traspare dall'arte, quante emozioni emana una bella sinfonia, quanta dolcezza nella carezza della madre.

Purtroppo c'è anche l'altro lato della medaglia.

Veniamo sbalzati nella vita come una pallina nella roulette e solo quando iniziamo a dominare gli istinti, a coltivare l'auto-consapevolezza, a privarci dei cosi cari pregiudizi, iniziamo a percepire la realtà da una nuova prospettiva.

Se l'uomo è divino, il divino è umano? [SM=g27820]
08/02/2005 22:25
 
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l'onda e l'oceano.
Noi possiamo vedere le onde, ma non l'intero oceano, pur sapendo che esiste.
Ognuna di queste onde è parte dell'oceano e in esso si forma e scompare continuamente, assumendo infinite forme, muovendosi per un tempo, relativamente breve, sulla sua superfice per poi tornare alla sua essenza originale e riformarsi di nuovo ed essere sempre parte dell'oceano, la sua essenza.
La Divinità dell'uomo è come il mare, non subisce il vento se non nella sua superficie....
si tratta di comprendere che ogni soggettività è un'onda, umilmente consapevole di essere solo una manifestazione effimera della superfice dell'oggettività, il mare...


---

Un T:.F:.A:. Hiram
09/02/2005 08:28
 
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Mi sembra di capire dalle tue parole che l'uomo sarebbe una piccola parte di un tutto o sbaglio?
10/02/2005 13:19
 
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Non so!
Non posso affermare nulla riguardo alle leggi dello spirito.
Questo è solo il mio "sentire...."
Se l'umanità evolve, si somiglia, vede unicamente, se tutto è composto dei soliti elementi, comprese le stelle, come posso pensare di essere una cosa unica, se non nella superfice del
mio essere?
E non è forse la superfice generante l'individualità che determina le incomprensioni ed i conflitti?
Questo mi indica che, forse, se scaviamo nel profondo di noi troviamo l'essenza che ci unisce al resto dell'universo..
Potremmo a quel punto "sentirsi" davvero Fratelli!


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Un T:.F:.A:. Hiram
12/02/2005 12:58
 
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Hiram [SM=g27838] [SM=g27838] [SM=g27838]

In dieci righe hai scritto tutto quel che c'e' da sapere...


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"Nell'affresco sono una delle tre figure dello sfondo&"

Ariel


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