Cos'è il nero all'interno di noi? Gli abbiamo dato noi quel colore o è stato "dipinto" da altri?
Ragionando sulla frase di Alma mi verrebbe da associare il suo "nero" agli istinti (a ciò che non viene filtrato dalla ragione).
La società ci carica di dogmi e pregiudizi (e li colora di nero o di bianco) sin dall'infanzia, ciò ci limita e ci impedisce di vedere il mondo a colori.
Ho usato il termine "nero" lo ammetto, per semplificare la faccenda. In realtà il termine corretto per quello che intendevo sarebbe Tanathos: instinto si, ma di distruzione, auto-distruzione, nero come morte e nulla, annullamento della propria coscienza e della propria volontà.
Tenere in considerazione questo aspetto ha per me particolare importanza, proprio perchè fino a qualche anno fa non consideravo neanche l'ipotesi di avere in me questa forza/pulsione distruttrice. Diciamo che sono cresciuta con la convinzione di essere una ragazza buona e solare, che amava tutto il mondo e non avrebbe mai fatto male ad una mosca, fino a quando la vita non mi ha scaraventato contro la realtà che avevo dentro. Fino a quando non sono riuscita a guardarmi in faccia ed essere consapevole del fatto che anche io ero "cattiva", che potevo distruggere quello che creavo con un gesto della mano e poi riderne sguaiatamente, che vedevo il perverso piacere che c'era dietro la distruzione della carne, che mi lasciavo cullare dall'oblio della coscienza per non soccombere al peso del mondo intorno a me, che ormai non mi appariva altro che un grigiore di contorte lamiere e anime vuote. (Forse è il destino di chi viene sradicato, anzi, si sradica volontariamente per colpa di un cieco orgoglio, dalla perfezione di un bosco inondato di sole e di una montagna viola di fronte agli occhi ogni mattina).
Se non fossi andata così a fondo nel mio "nero", se non avessi così lucidamente preso coscienza del mio tanathos, non sarei riuscita a trovare un equilibrio, a lasciare il giusto sfogo ad entrambe le forze per evitare che nessuna delle due soffochi l'altra facendola poi esplodere in maniera incontrollata.
Credo che avere consapevolezza della portata del proprio istinto distruttore permetta anche di incanalarlo e guidarlo attraverso le vie di espressione meno "drastiche" e "asservirlo" a quella che è la vita (il ruolo di mefistofele è sempre quello...).
Ma questo è il mio punto di vista, e ammetto io in primis che si basa totalmente sul mio approccio a qualsiasi cosa:tendo a capire le lezioni della vita solo dopo che ne faccio indigestione...Immagino che ci siano persone che riescano a comprenderle anche solo facendo un assaggio...o magari leggendo il menù...Ammetto che la moderazione è ciò che mi manca, tendo a trovare l'armonia solo tramite il conflitto.
(si sono una dannata estremista, aimè)
P.S.Mi dissocio dalla definizione dolce metà. Mezza mela da sola non sta in equilibrio
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La Bellezza è quella parte del Divino che può essere espressa in ogni forma...