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La Qabbalah

Ultimo Aggiornamento: 07/04/2004 11:17
24/08/2003 18:12
 
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E come potrei rifiutare? [SM=g27811]

D'accordo, naturalmente solo se anche lei lo e'.


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In Veritate Libertas
24/08/2003 18:22
 
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Daccordissimo Werwolfe [SM=g27811]


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"Nell'affresco sono una delle tre figure dello sfondo&"

Ariel


24/08/2003 23:32
 
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...

Molto interessante.
Certo un Rabbino donna ancora mi stranisce...[SM=g27814]




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http://album.foto.virgilio.it/bonsai361
25/08/2003 15:29
 
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Ottima idea, speriamo che accetti!


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Che il Divino, comunque lo percepiamo, ci illumini.
25/08/2003 21:04
 
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Intanto vi posto un articolo scritto da mia cugina è uno dei pochi che hai i nomi dei Qliphoth^^
Scritto da Iside

Le origini della cabala risalgono a tempi antichissimi; si narra che fu Dio a insegnarla, tramandandola agli angeli che dopo la caduta dell'Eden, tramandarono gli insegnamenti cabalistici ad Adamo, costui a Noè, poi Mosè, infine a Davide. L'opera più vasta e famosa di trascrizione di questa tradizione, fu adempiuta da Shimeon Ben Jochai e da suo figlio Rabbi Elozar, che riportarono per iscritto gli insegnamenti cabalistici, nell'opera chiamata Zohar, il Libro degli Splendori.
Le trascrizioni più importanti sono:

1. Sepher Yetzirah
2. Sepher Sephiroth
3. Asch Metzareph

Per quando riguarda lo Zohar, il libro degli splendori si suddivide in altri testi, ed i principali sono:

1. Siphra Dtzenioutha, Libro del Mistero Nascosto
2. Idra Rabba Qadisha, La Maggiore Santa 3. Assemblea
4. Libro delle Rivoluzioni delle Anime

Lo Sepher Yetzirah, il libro della formazione, attribuito ad Abramo, tratta della cosmologia simbolizzata tra le dieci e le ventidue lettere dell'alfabeto, chiamate trentadue vie ed è precedente allo Zohar.
Per "via" intendiamo un'idea geroglifica o piuttosto la sfera delle idee che si può applicare ad ogni glifo o simbolo. Mentre Sepher Sephiroth, il libro delle emanazioni, descrive la graduale evoluzione della Deità, da un'esistenza negativa ad una positiva. Il testo Asch Metzareph, fuoco purificatore, è un libro sia ermetico, sia alchemico. I termini usati per indicare la cabala sono tanti, e tutti esatti; difatti la parola "cabala" può essere scritta: Cabala, Cabbala, Kabala, Qabalah, anche se il termine preferito da Mathers è l'ultimo riportato. Qabalah deriva dalla radice Qbl, Qibel, che significa "ricevere". Addentrandoci ulteriormente, sommariamente e superficialmente nell'idea di che cosa è la Qabalah, cercherò di dare un quadro generale a questo stupendo sistema universale. Al mondo esistono tre tipi di cabala (attualmente anche una quarta, in inglese): la cabala cristiana, greca, ed ebraica. La Qabalah si suddivide in quattro parti:

1. Cabala pratica
2. Cabala dogmatica
3. Cabala non scritta
4. Cabala letteraria

Tutte le componenti della Qabalah sono importanti, ma quelle che mi affascinano maggiormente sono la cabala dogmatica e non scritta, basata sull'albero della vita. In dettaglio la cabala pratica consiste nella magia dei talismani e nel cerimoniale, mentre quella letteraria a sua volta si suddivide in:

1. Gmtria, Gematria, fondata sui valori numerici relativi delle parole. Di conseguenza, parole di simile valore numerico si spiegano a vicenda.
2. Notariqon, Nutriqum, deriva dalla parola latina notarius, stenografo, che a sua volta si divide in
a. Ogni lettera di una parola è presa come iniziale o abbreviazione di un'altra parola, cosicché dalle lettere di una parola si può formare una frase.
b. Sono prese le iniziali o finali di una frase o entrambe lettere mediane per formare una parola.
3. Thmurmah, Temurah, consiste nella permutazione di una lettera sostituita ad una altra, che la precede o la segue nell'alfabeto; in questo modo, da una parola formata se ne può ricavare un'altra diversa.

Le altre due parti in cui è suddivisa la cabala, come detto all'inizio, è basata sul glifo. Cos'è il glifo? Per capire l'albero della vita dobbiamo pensare alla creazione non come uno stadio dopo stadio, ma alle differenti fasi della manifestazione come l'evolversi una dell'altra. Per capire meglio questo concetto, l'ideale e rifarsi all'esempio di Mathers: pensare a ciascuna Sephirah come una vasca che si riempie e straripa in quell'inferiore, fino ad arrivare all'ultima vasca. Questo concetto sarà chiarito quando parleremo dei Sephiroth. L'albero della vita è un tentativo di indurre in forma diagrammatica ogni forza e fattore nell'universo manifesto e nell'animo dell'uomo; lo possiamo paragonare ad un'immagine sogno rapportato al macrocosmo e al microcosmo, in pratica all'universo e all'uomo. La differenza tra il sogno e quest'immagine, sta nel fatto che nei sogni i simboli sono casuali, presi a caso dalla nostra memoria (es. mentre camminiamo per strada, di sfuggita notiamo un vaso di colore rosso, che in quel momento ci sembra insignificante e lo dimentichiamo subito dopo, ma questo vaso è registrato nella nostra memoria, colpendoci a livello subconscio. E, durante il sonno, elaboreremo questo simbolo rappresentandolo visivamente) mentre quest'immagine sogno, ovvero il glifo, i simboli non sono casuali ma determinati. Il glifo è formato da dieci Sephiroth e da una Sephirah nascosta, Daath, e queste dieci sante emanazioni sono disposte su tre colonne verticali, mentre al centro, nel punto più elevato abbiamo Kether. Il glifo non è formato solo dai Sephiroth, ma anche da trentadue vie, chiamate sentieri. In queste trentadue vie sono comprese anche i dieci Sephiroth, mentre le restanti ventidue sono le lettere dell'alfabeto ebraico che comprendono altre corrispondenze, come lo zodiaco, i pianeti ecc. L'albero della vita è caratterizzato anche dalla spada fiammeggiante e dal serpente di Nechushatan. Il lampo o spada fiammeggiante procede da Kether verso l'esterno e verso il basso a destra per arrivare a Chokmah, poi orizzontalmente a sinistra raggiungendo Binah e così via, rappresentando la successione delle emanazioni divine che costituiscono l'evoluzione creativa da Kether a Malkuth. Il serpente Nechushatan viene rappresentato attorcigliato ai rami dell'albero tenendo una coda in bocca, le spire del serpente toccano tutti i sentieri. Se rapportato al microcosmo rappresenta la kundalini, il serpente addormentato nell'ano, il primo chakra, che sale quando viene risvegliata... anche per brevi attimi (sesso, creatività). Esso sale lungo la spina dorsale, attraversando le nadi, fino a raggiungere la corona, l'ultimo chakra. Prima di parlare dei Sephiroth dobbiamo chiederci cosa esiste al di sopra di Kether. Prima di Kether abbiamo i tre veli dell'esistenza negativa (il termine "negativo" va considerato come qualcosa che non si conosce, fuori dalla comprensione umana). Questi tre veli sono:

1. Ain, l'Uno (Il Nulla), negativamente esistente
2. Ain Soph, espansione senza limiti
3. Ain Soph Aur, luce senza limiti

Questi veli d'esistenza negativa in sé stessi formano le idee nascoste dei Sephiroth non ancora chiamati all'essere e sono concentrati in Kether che, in questo modo, è considerato il Malkuth delle idee nascoste dei Sephiroth. Ain è composto da tre lettere che indicano i primi Sephiroth, mentre Ain Soph, illimitata, composta da sei lettere costituisce i sei sephiroth che si trovano dopo l'abisso, Ain Soph Aur, la luce senza limiti, composta da nove lettere, rappresenta i nove Sephiroth, ovviamente nelle loro idee nascoste.
Per quando riguarda il termine "Sephiroth", etimologicamente significa "emanazioni numeriche". Per capire meglio i sephiroth, possiamo dire che essi sono androgini, ovvero sia maschili che femminili nel contempo poiché, quando la vasca precedente si riempie e straripa nella nuova, riceve delle caratteristiche dalla precedente. Ogni Sephira riceve da quella precedente e trasmette a quella immediatamente successiva, quindi verrà detta femminile o maschile nei riguardi della precedente, e maschile o femminile nei riguardi della seguente.
Discorso diverso è per Kether. I dieci Sephiroth vengono distribuiti su tre pilastri verticali: su quello della severità abbiamo i sephiroth di forma, sul pilastro della grazia i sephiroth di forza, su quello centrale detto dell'equilibrio abbiamo i sephiroth che equilibrano la natura di quelli congiunti, formando dei triangoli geometrici. Il primo triangolo supremo è formato da Kether, in cui abbiamo una doppia natura, positiva e negativa. Kether emana la seconda Sephirah (parlo di emanazione, ricordando che anche se i sephiroth sono il riflesso dei rispettivi precedenti, tuttavia hanno una propria essenza, cioè sono soggetti alle proprie leggi e condizioni) Chokmah, saggezza, potenza attiva e maschile, da Chokmah abbiamo Binah, l'intelligenza, potenza femminile passiva. Questi tre sephiroth rappresentano il primo triangolo supremo. Dalla congiunzione di Chokmah e Binah, il "padre" e la "madre", nasce Daath, la sephirah nascosta che, comunque secondo alcuni autori, non fa parte di nessun triangolo. Regardie parla di Daath come la sephira che ha subìto maggior danni dalla caduta dell'Eden, invasa da Leviathan, il drago dalle dieci teste che rappresentano i dieci gusci, ovvero i Qliphoth, e queste teste del drago eruttarono le acque infernali in Daath. Daath, che rappresenta la falsa conoscenza, è situata nel punto in cui l'abisso seca il pilastro mediano. In Daath c'è il segreto della generazione e della rigenerazione.
Proseguendo, il secondo triangolo rappresenta le forze che governano la vita che si evolve, chiamato triangolo etico. Chesed, misericordia, potenza maschile, emana Geburah, la giustizia, potenza femminile; da Chesed e Geburah abbiamo Tiphareth, che equilibra i due sephiroth.
Il terzo triangolo invece rappresenta il mondo magico, formato da Netzach, Hod, potenza femminile, e da questi due abbiamo Yesod, il fondamento.
L'ultima sephirah, Malkuth, non fa parte di nessun triangolo.
I sephiroth fanno parte di quattro mondi cabalistici: Kether si trova nel mondo Archetipale, Atziluth, considerato come la sfera naturale dei sephiroth, e chiamato "mondo delle emanazioni". Chokmah e Binah si trovano in Briah: il mondo creativo. Mentre i sei sephiroth seguenti fanno parte del mondo formativo, ovvero Yetzirah, Malkuth fa parte del mondo materiale, Assiah.
Oltre alle dieci sante emanazioni esistono anche i sephiroth avversi o negativi, chiamati Qliphoth, e dislocati anch'essi su tre colonne, ma che non costituiscono un altro albero - è sempre il medesimo. A questo punto possiamo dire di ottenere il riflesso allo specchio dell'albero della vita originale, la parte avversa. Questi sephiroth particolari vengono definiti dallo stesso Mathers "gusci", o addirittura "demoni".
Concludendo, riporto la classificazione dei Sephiroth e dei Qliphoth:

SEPHIROTH

Kether Corona
Chokmah Saggezza
Binah Intelligenza
Chesed Misericordia
Geburah Potenza
Tiphareth Bellezza
Netzach Vittoria
Hod Splendore
Yesod Fondamento
Malkuth Regno


QLIPHOTH

Thaumiel Le due forze contendenti
Ghogiel I succedanei
Satariel I Nasconditori
Agshekelo I Frantumatori
Golohab I Bruciatori
Tagiriron I Disputatori
Gharab Tzerek I Corvi della Morte
Samael Il Mentitore
Gamaliel Gli Osceni
Lilith La Regina dei Demoni


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Sono come il vento, se provi ad afferrarmi ti ritroverai tra le mani il nulla.... o ti perderai nelle nebbie oscure della mia follia

05/09/2003 16:27
 
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l'anima nella tradizione cabalistica
Cos’è l’anima?
Un involucro di luce divisa almeno secondo il concetto cabalistico in tre parti distinte, ma collegate l’una all’altra. Possiamo immaginare queste parti come tre veli, uno che riveste l’altro, separati ma uniti nell’Uno. L’anima risiede in tutto il corpo sotto l’influenza della scintilla divina. Anche se con il tempo l’uomo si è distaccato dal concetto divino perdendo un po’ di se stesso. Secondo la tradizione cabalistica quando moriamo l’anima raggiunge il sole, dove rimante per un certo periodo di tempo per purificarsi. In questo luogo ricorda le cose belle della vita cercando di riflettere sugli errori commessi durante, una specie di purgatorio dantesco. Col tempo l’anima dimentica la vita passata e si reincarna in un corpo, ma anche se l’involucro materiale ha un determinato sesso, l’anima non è né maschile e né femminile ma un androgine perfetto. L’anima secondo la cabala si distingue in tre parti distinte, ma come ho già accennato sono collegate, una è il riflesso dell’altra e reciprocamente si influenzano.
• La prima parte è il corpo che prende il nome di Nephesh
• La seconda parte è l’anima , chiamata Rauh
• La terza parte è chiamata spirito, Neshamah
Il Nephesh rappresenta la forma dell’esistenza concreta, influenza il Rauh con la passività e la materialità. La sua collocazione nel corpo umano è nel fegato. Il Rauh ha una doppia natura, una passiva e l’altra attiva, influenzato dal Nephesh n’è ispirata. Il Rauh situato tra il Nephesh e Neshamah, dalla prima riceva la pienezza della realtà oggettiva e dall’altra attinge l’interiorità pura. La sua posizione nel corpo umano è ovunque anche se prima della morte, secondo la tradizione cabalistica si rifugia nel cuore. Il Neshamah, spirito, vive di vita propria e per l’uno infinitamente grande. Il Neshamah è la parte più pura dell’anima si divide in tre aspetti o parti; Il primo aspetto è propriamente detto Neshamah caratterizzato dalle influenze del Rauh, infatti contiene in se stesso una conoscenza interiore attiva del qualitativo e quantitativo propria del Rauh. La seconda parte è denominata Chajot, questa parte è caratterizzato dalla consapevolezza di se stessi, dal “io” profondo non percepito né dal Nephesh né dal Rauh e neanche dal Neshamah la prima parte. La terza parte è chiamata Jechidad , questa parte è l’uno assoluto e originario. I tre veli in cui si compone l’anima hanno un immagine tripla che possiamo schematizzare in questo modo:
Nephesh
• Il concreto nel concreto
• Il particolare nel concreto
• L’universale nel concreto

Rouh
• Il concreto nel particolare
• Particolare nel particolare
• L’universale nel particolare

Neshamah
• Il concreto nell’universale (Nishamah)
• Il particolare nell’universale (chajoth)
• L’universale nell’unità (Jechidad)

Le varie parti dell’anima si trovano collocate anche nei tre mondi cabalistici e nelle sante emanazioni, escludendo il mondo Archetipo. Neshamah, il puro spirito corrisponde a Kether, la più alta triade, fa parte del mondo intellettuale, chiamato Briah. Rauh, spirito, rappresenta anche il seggio del bene e del male, corrispondente a tiphareth, fa parte del mondo morale, Yetzirah. Nephesh, il mediatore modellatore, rappresenta la vita animale e gli istinti primordiali corrispondenti a Yesod, fa parte del mondo materiale Asiah. Le parti dell’anima corrispondono al nome di dio IVH, il famoso tetagrammaton, come ben sappiamo la lettera H finale è omessa, o meglio nascosta, perché corrisponde ad Yod l’antico uno che è velato. La lettera del tetragrammaton velata corrisponde al Chiah che è nell’anima è nascosta e rappresenta la forma archetipo analoga al macrocosmo. Mathers descrive l’anima come un immagine doppia che riflette il buono e il cattivo angelo. Il cattivo angelo denominato Samael e il buono Michael. L’autore aggiunge che gli angeli aspirano a diventare uomini, perché l’essere umano è perfetto. Jung definirebbe Samael i nostri cattivi pensieri mentre Michael i buoni. L’uomo padrone delle proprie idee razionale è in balia di scelte che possono essere etichettate come negative o positive dalla società e sottoposte sotto l’influenza di questi due angeli che psichicamente rappresentano le scelte morali oggettive. Oggettive perché sentite come tale dalla collettività.

Di werwolfe


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Sono come il vento, se provi ad afferrarmi ti ritroverai tra le mani il nulla.... o ti perderai nelle nebbie oscure della mia follia

05/09/2003 21:35
 
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Un grazie a Werewolfe per scrivere anche qui i suoi articoli, che sono una lettura interessante. Anche se devo consigliarti di evitare di parlare di "tradizione cabalistica", in quanto conosco almeno tre o quattro autori importanti e facenti parte del "canone della tradizione" che non la pensano cosi' allo stesso modo... Eh si', parlare di tradizione nella QBL e' un vero problema! Un ultima nota sul tuo testo: perche hai scritto il tetragrammaton con 3 lettere? Ho capito il discorso della H finale mancante, ma tu hai scritto IVH e da quanto ne so io esso normalmente e' YHWH (quindi non e' l'h finale ad esser stata rimossa); spero tu mi possa chiarire questo punto, grazie.


Ora avrei una proposta da farvi: perche' non spostiamo l'attenzione del nostro discorso sull'albero della vita stesso? Anche se devo gia avvisare che purtroppo nei miei studi esso non ha ancora ricevuto la dovuta attenzione...

Mi piacerebbe inoltre che Hiram, che potremmo definire tranquillamente "il nostro cabalista di fiducia, riprendesse parte alla discussione... naturalmente se lo vuoi [SM=g27822]


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In Veritate Libertas
06/09/2003 16:24
 
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Avator è la stessa cosa scrivere YHWH o Hivh, Praticamente il nome di Dio era scritto HIVH, ma questo rappresentava il nome nascosto, anzi inpronunciabile per gli ebrei, così sostituirono la lettera I con Y,tutto qui. Si può dire in tanti modi
IHVI inoltre è soggetto a 12 trasposiziono è ha sempre lo stesso significato di "essere". Eheieh, esistenza, abbiamo anche altri due nomi tetragrammatici , sono adonai, signore e agla, tu sei potente per sempre signore.
IO preferisco scriverlo Hivh invece di Yhwh, ma nessuno dei due modi è errati, entrambi corretti.

Anzi sono stato ripreso dalla mia amica rabbina correttemente dovremmo scriverlo così e mai di seguito
yud
hey
vay
hey

[Modificato da Werwolfe 06/09/2003 16.28]



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Sono come il vento, se provi ad afferrarmi ti ritroverai tra le mani il nulla.... o ti perderai nelle nebbie oscure della mia follia

06/09/2003 16:26
 
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Nessun problema, figurati! [SM=g27822]

Cmq ce ne sarebbe da dire anche sul significato del Tetragrammaton... ma certo non possiamo fare tutto! Hai detto giustamente pero' che il significato "gira sempre attorno" ad essere.

ps: come mai non lo si scrive di fila? E' una forma di rispetto per il Nome, che non andrebbe ne scritto ne pronunciato?

[Modificato da .:avatar:. 06/09/2003 16.32]



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In Veritate Libertas
07/09/2003 20:36
 
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Si praticamente i rabbini ne hanno paura di pronunciarlo. Una sorte di rispetto e paura


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Sono come il vento, se provi ad afferrarmi ti ritroverai tra le mani il nulla.... o ti perderai nelle nebbie oscure della mia follia

11/09/2003 09:59
 
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Tetragrammaton perduto
C'è anche chi ritiene che non si pronunci più non solo perchè
non si deve, ma pure perchè si sarebbe persa la tradizione della
sua pronuncia corretta.
Chiedi alla tua amica che cosa ne pensa.


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Che il Divino, comunque lo percepiamo, ci illumini.
29/09/2003 18:41
 
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Se accettassimo anche solo per un istante che le sephirot siano archetipi, è che tali archetipi rappresentino nella loro interrelazione (Albero della Vita) sia una "mappa" che un insieme di attività che agiscono sulla mappa stessa, potremmo ipotizzare che il da'ath sia legato all'albero della vita come strumento con cui l'occhio dell'operatore esperisce i simbolismi delle sephirot. Per esser più chiaro faccio un esempio, guardando l'Albero della Vita del Sepher Yetzirah, il Da'ath è propriamente rappresentato dalle operazione che la mia mente compie nell'esperire e nell'interpretare questa simbologia.
Credo che questa ipotesi interpretativa, oltre a concordare con gran parte delle definizione già da voi date, renda merito di altre problematiche. Se accettassimo infatti il Da'ath come istanza di intervento teoretico riusciremmo a rendere ragione della "falsa" e "giusta" conoscenza che ne possono derivare: quella "falsa" parrebbe allora scaturire da un livello interpretativo fissatosi sull'aspetto meramente simbolico e "numerico", quella "vera" risulterebbe la sublimazione della semplice percezione intellettuale.

Questo tipo di visione mi sembra possa giustificare inoltre quel tanto auspicato equilibrio fra ratio e istinto che percorre gran parte della cultura esoterica.

Mi rendo conto che a livello formale non è un interpretazione rientrante nell'ortodossia...ma un'interpretazione simile mi sembra liberare dalle incognite numerosi altri problemi che mi parevano insondabili.
Nella consapevolezza dei miei limiti in materia cabalistica....Cosa ne pensate?

Benedizioni
30/09/2003 01:38
 
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L'albero della vita è la mappa dell'astrale. Condivido le tue idee


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Sono come il vento, se provi ad afferrarmi ti ritroverai tra le mani il nulla.... o ti perderai nelle nebbie oscure della mia follia

30/09/2003 10:00
 
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Re:

Scritto da: LucaS. 29/09/2003 18.41
Se accettassimo infatti il Da'ath come istanza di intervento teoretico riusciremmo a rendere ragione della "falsa" e "giusta" conoscenza che ne possono derivare: quella "falsa" parrebbe allora scaturire da un livello interpretativo fissatosi sull'aspetto meramente simbolico e "numerico", quella "vera" risulterebbe la sublimazione della semplice percezione intellettuale.



Approccio interessante. Da'ath sembra allora quasi un simbolo del
processo di approccio al simbolo...

Potresti approfondire la tua idea sulla "vera" e "falsa" conoscenza?


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Che il Divino, comunque lo percepiamo, ci illumini.
30/09/2003 10:35
 
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La distinzione fra "vera" conoscenza e "falsa" conoscenza che ho utilizzato è quella che era già stata suggerita da Werewolf, distinzione che mi trova d'accordo (non fosse però che non condivido la collocazione del Da'ath nell'albero sephirotico, a tale proposito mi ostino a mantenermi fedele al Sepher Yetzirah).

Se si volesse precisare questa distinzione, e onestamente credo di poterlo fare solo progredendo di poco (visto che rispondere alla definizione del confine fra vero e falso sarebbe più propriamente il raggiungimento di una delle più alte mete), partirei con una citazione:
"Mere intellectual enlightenment cannot recognize the spiritual. As the sun puts out a fire, so spirit puts out the eyes of mere intellect."
Questa frase di Howitt (non a casa posta all'inizio del quinto capitolo di "Isis Unveiled" della Blavatsky) mi pare illumini la questione (almeno nel modo che ho di intenderla); se le varie sephire si manifestano nella loro pienezza colte non solamente nel loro aspetto intellettuale, la "falsa" conoscenza che può scaturire dal da'ath, mi pare allora riconducibile ad un atto mancato della percezione spirituale dovuto alla soddisfazione della propria brama conoscitiva da parte dell'intelletto. Questa "falsa" conoscenza, cogliendo solo parte delle sephirot, non può inoltre che condurre alla disarmonia dell'Albero della Vita nella misura in cui, avendo mancato parte del loro significato durante l'atto conoscitivo, non siamo in grado di progredire dal loro contenuto puramente simbolico-intellettuale alla loro realtà ontologica.
Per intenderci, l'accezione moderna di conoscenza risente del retaggio degl'ultimi 4 secoli di filosofia (metterei come felice parentesi Hegel...e parte dell'idealismo tedesco...)l'esse est percipi ha creato una profonda frattura fra conoscenza dell'essere e conoscenza dell'essenza: utilizzando il linguaggio scolastico (so che è sgradevole ma rende l'idea) parlando di un colore potremmo dire che oggi tendiamo a conoscere il rosso e non la "rosseità", usando altri termini ancora si può riscontrare questa distinzione nei concetti di noesi e noema.
A mio parere il da'ath è (e ben mi avevi interpretato, Alatir) lo strumento fondamentale con cui agiamo, principalemente nell'aspetto conoscitivo, sui simboli: la distinzone fra "falsa" e "vera" conoscenza sta allora, e questa è la mia ipotesi, fra il conoscere solo l'essere o unire a questa conoscenza la percezione e la consapevolezza dell'essenza.

Benedizioni
30/09/2003 22:45
 
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Quindi "vera" o "falsa" conoscenza non in relazione al suo oggetto,
ma alla sua "profondità" ?


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Che il Divino, comunque lo percepiamo, ci illumini.
01/10/2003 00:00
 
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In tutta onestà devo ancora valutare questi aspetti, così su due piedi mi verrebbe da dire che entrambi gli aspetti concorrano...ma non ho le conoscenze necessarie per andare oltre con le mie speculazioni che, a dire il vero, mi lasciano comunque numerosi punti oscuri...

Soluzioni? Ipotesi? Consigli?

Benedizioni
01/10/2003 19:47
 
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Luca, ti posso dare un solo consiglio: non cercare una risposta da noi che solo tu puoi dare. E' giustissimo che tu abbia un'idea personale della speculazione QBListica o che tu l'abbia applicata al tuo sistema di vedere le cose... perche' proprio questo e' la cabala, un mare su tanti granelli di sabbia diverse.
Se invece tu cerchi una correttezza formale rispetto a quella che si potrebbe definire "la tradizione" QBListica e' un altro conto... ma tieni a mente che in questa neanche Mathers, Levi o Crowley rientrano in essa! La tradizione e' legata in senso stretto al giudaismo, non appartenere come credo a tale corrente significa (a mio avviso) esser lasciati da soli con le proprie forze ad applicare questo sistema. Quindi non preoccuparti, anzi cerca con le tue forze (leggesi "in te stesso"?) le risposte... tanto lo so che sei in gamba [SM=g27822]

Benedizioni


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In Veritate Libertas
02/10/2003 09:35
 
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Noi, interiormente, siamo fatti a strati, quasi come una cipolla.
Quando valutiamo delle idee e dei concetti, riusciamo a compenetrarli
solo se riusciamo ad arrivare allo strato loro adatto.
Mi spiego.
Non dobbiamo mai dimenticare che la comprensione intellettuale è solo
un aspetto, che spesso risulta insufficiente e limitante, perchè
i contenuti di ogni tradizione rappresentano vari livelli di profondità
interiore, propri di chi li ha a suo tempo elaborati: se questi
livelli non ci appartengono non compenetreremo mai tali contenuti.
Quando dico che "non ci appartengono" non significa che non li abbiamo
in noi stessi, ma che essi non appartengono al nostro Io, cioè al
nostro attuale grado di consapevolezza.
Se dunque qualcosa "non ci torna", non dobbiamo necessariamente
spaccarci la testa per "capirlo", ma dobbiamo cercare di arrivare
al nostro strato interiore che "sa" vederlo.
E' questo processo che secondo me è così impegnativo che non può
essere facilmente compiuto da soli: in questo senso più volte ho
parlato della necessità di avere una guida!


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Che il Divino, comunque lo percepiamo, ci illumini.
02/10/2003 16:31
 
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Concordo con queste valutazioni, ovviamente sarebbe possibile portare avanti un'indagine puramente formale, ma sarebbe in effetti piuttosto inutile.
Nel mio caso specifico la Cabala non può che trovar posto come sistema semplicemente simbolico,visto che non seguendo la tradizione giudaica, difficilmente potrei fare altrimenti.
Ed è proprio a livello di indagine interiore, e non solamente intellettuale, che gli archetipi cabalistici mi sembrano utili anche per chi, come me, non li valuta nel contesto propriamente "tradizionale".
Concordo anche con le valutazioni di Altair relative alla guida, personalmente inizio ora a sentirne l'esigenza, ma guardandomi attorno ho spesso trovato più ciarlatani che maestri, nella convinzione che sia il maestro a scegliere il discepolo piuttosto che il contrario, percorro la Via mettendo un passo dopo l'altro: se gli Dei vorranno concedermi una Guida, il mio cammino incontrerà la persona a me destinata.

Benedizioni
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