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Monasteri

Ultimo Aggiornamento: 03/01/2004 10:22
20/09/2003 15:38
 
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Come saprete il bisogno di silenzio interiore ha fatto scoprire a
molte persone la possibilità di soggiornare per qualche giorno in
un monastero, a prescindere dalla propria fede religiosa.
Qualcuno di voi ha mai fatto esperienze di questo tipo?
Io personalmente ancora no, anche se la cosa mi attrae molto, ed
aspetto solamente il momento più adatto per farlo.
Chi ci ha provato mi ha assicurato che non è semplice come sembra,
rimanere davvero soli con se stessi...


---

Che il Divino, comunque lo percepiamo, ci illumini.
21/09/2003 22:34
 
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mai fatto..
[SM=g27817] Ma leggevo un articolo poco ptempo fa, la cosa mi attira molto, non credo che, per me, sarebbe troppo difficile, o strano, sono sempre stata molto da sola, anche e sopratutto da bambina, dipende moltissimo da come si è abituati, ci sono persone che da sole non resistono cinque minuti.


---

______________________

Sua maestà la Nazion Gallina si è compiaciuta di rubarmi tutti i mie' cavalli, e porvi su i suoi Brutti che formano la Masnada Parigina.
Già gli Austriaci, e' Prussiani, e la Czarina, se la fan sotto, a loro spese instrutti, come la Galla infanteria si butti
Feroce indietro, a destra ed a mancina.
Quai cavalli fien atti a seguitalli?
E i miei son velocissimi, per Dio; bench'io usassi all'innanzi ognor mandalli.
Rubino i ladri, è il lor dovere; il mio è di schernirli; al Boja, l'impiccalli; il seppellirli, lascisi all'oblio.

Vittorio Alfieri, Il Misogallo
22/09/2003 21:13
 
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...

Io sono stato molto tentato, e penso che lo farò in futuro, le occasioni non mancano, vicino a me ci sono parecchi bei monasteri e anche una comune Hare-Krishna... bisogna solo prendersi un pò di tempo e un pò di coraggio...




---

http://album.foto.virgilio.it/bonsai361
23/09/2003 22:58
 
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L'idea di per se' non e' male: dopotutto abbiamo bisogno di isolarci dalla frenetica societa' in cui viviamo, che ci bombarda ogni giorno con ogni genere di cose, per tornare a parlare con noi stessi. Il fatto e' che a lungo temo si finisca nell'ascetismo, perdendo in un certo senso il fine per trarre qualcosa dalla vita in monastero: dopotutto a mio avviso non e' un bene perdere il contatto con la realta', cosa che in isolato monastero si rischia di fare. La cosa ideale a mio avviso sarebbe un piccolo monastero personale in citta', nel quale isolarci quando necessario... Come puo' diventarlo casa propria [SM=g27822] (anche se non e' il mio caso... anche se cerco di trovarmi sempre momenti per me stesso. Sono abituato a stare da solo, la cosa non mi reca problemi)

Dovevo andare a Lhasa questo settembre... poi ho riconsiderato: non era la mia via.

[Modificato da .:avatar:. 23/09/2003 23.05]



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In Veritate Libertas
27/09/2003 06:59
 
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Isolamento
Anche io ci ho pensato ma mai affrontato.
Stare da sola e' un bisogno per me,abbastanza prioritario.
Che sia in casa,in un bosco,su una spiagga deserta(ecco perche' vado al mare quando non resta quasi piu' nessuno)purche' possa avere delle ore in cui possa sentirmi sola, e solo se sono inquieta la cosa puo' spaventarmi.
Certo ben altra cosa sarebbe una scelta di vita,non sarebbe per me,ho sempre bisogno di confronti e conferme esterne. Oltretutto,non sarebbe questo il modo per distaccarsi da cio' che ci circonda di materiale e terreno,sarebbe un "aiuto" troppo facile.

Sembra pero' che la scelta di un periodo in monastero sia diventata quasi una moda,qualche tempo fa. Ho visto dei servizi in televisione,persino i "vip" dichiarano di andarvi.


Avatar, vuoi spiegare che tipo di scelta sarebbe stata la tua partenza per Lhasa? Da come hai concluso la frase,non mi era sembrata una visita turistica...[SM=g27822]



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"Nell'affresco sono una delle tre figure dello sfondo&"

Ariel


05/10/2003 23:36
 
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Sento spesso l'esigenza di stare solo....e cerco sempre di soddisfare questa necessità.
Personalmente non sentendomi a mio agio in un monastero...mi limito a caricarmi uno zaino sulle spalle con tenda e saccoapelo, mi avvio verso qualche zona degl'appennini che non conosco e vado.....li resto secondo la disponibiltà di tempo, soldi, e fino ad aver assolto alla mia necessità.
E' in quei momenti che spesso arrivano i risultati di tanti sforzi, dalla meditazione agl'aspetti più propriamente operativi. Credo inoltre che questo isolamento "agreste" metta il nostro corpo in uno stato che generalmente dimentichiamo: attenzione, ascolto...e più in generale di confronto con le proprie capacità e paure. A volte non monto nemmeno la tenda e me ne vado su un albero...la notte passa insonne ovviamente...ma può esser fonte di splendide sorprese. Insomma....se un monastero vi chiederebbe troppa organizzazione o non vi convince fino in fondo vi consiglio questa idea....in due-tre ore avrete garantita tutta la solitudine che vorrete.
Io queste cose le adoro.....certo meglio farlo quando non è stagione di caccia....(e accertarsi di non aver inavvertitamente piazzato campo in un parco protetto...a me è pure capitato di esser stato svegliato dalla forestale...e non è stato bello -soprattutto per il portafogli-)

Benedizioni
06/10/2003 11:05
 
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Ottimo il consiglio Luca !
Ma sai una cosa. Nei miei pellegrinaggi montani il mio senso di sicurezza personale non mi consente di godere appieno di queste esperienze.[SM=g27834]
Cosi' non mi allontano mai troppo dai luoghi frequentati e mai per troppe ore...purtroppo il coltello da sub che porto non mi e' affatto sufficiente per sentirmi tranquilla.


---

"Nell'affresco sono una delle tre figure dello sfondo&"

Ariel


07/10/2003 23:59
 
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Un bosco non è forse un eremo naturale?!
A me piace particolarmente con la neve, è tutto così immobile,
sembra che il bosco mediti con me...


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Che il Divino, comunque lo percepiamo, ci illumini.
14/12/2003 01:17
 
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bhe...
visto che me ne sto tappata in casa a cercar me steesa, essere in un eremo mi farebbe più che bene, solo non resisterei lontano dai miei gatti.

rasata a zero già lo sono.
,mi manca l'eremo, un pò di provviste e tanti libri.
non scehrzo...[SM=g27833]

[Modificato da jezabel 14/12/2003 1.18]



---

Chiudi il tuo tempo dentro un fiore,
ferma i secondi, i minuti, le ore,
chiudi il tuo tempo dentro un fiore,
vivi la tua vita, dimentica il potere.


14/12/2003 21:25
 
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monasteri
Fino a qualche tempo fa avrei accolto con entusiasmo l'idea di trascorrere qualche giorno in un monastero. Oggi però le cose sono cambiate, o meglio le mie attuali esigenze sono diverse. Mi spiego meglio: riesco a stare sola con me stessa nella realtà in cui vivo ogni giorno, nella mia realtà, insomma.
Nonostante ciò, a volte sento la necessità di entrare in una chiesa. E lì aspetto, mi metto in ascolto, e la mia mente spontaneamente si concentra su pensieri positivi. Questo mi capita anche quando sono a contatto con la natura, a volte quando mi trovo in casa in un momento di pace, di solitudine. Bastano pochi minuti e ritrovo chiarezza ed equilibrio.
14/12/2003 22:31
 
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temo ...
temo che mi farebbero bene almnei sei mesi lontano da tutto.
lo farei, ci ho pensato molte volte.

porterei lo stretto necessario...
per tenermi dietro, sempre donna sono.

ristabilerei degli orari più in accordo con il ciclo giorno-notte.

non vedrei tutte quelle stupide faccie...
si, partirei domani.

e , a aprte gli scherzi, credo sarebbe un'esperienza bellissima e costruttiva...
per guardarsi dentro.
e per capire , forse, quanto comìnti poi il ritornare fra gli uomini.

in qualche modo me ne sto nel mio eremo.
anche in questo momento.

mentre il mio tipo è in piazza al bar.
non ci vedo più significato, in queste cose...[SM=g27833]


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Chiudi il tuo tempo dentro un fiore,
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chiudi il tuo tempo dentro un fiore,
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15/12/2003 14:06
 
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Non credo sia produttivo e costruttivo fuggire dalla propria realtà (perché abbandonare tutto per sei mesi significa questo). Penso che una scelta di questo tipo comporti dei grossi rischi, parlo in termini di equilibrio interiore. Credo invece si possa guardare dentro di sé e scoprire quale sia l'ostacolo che ci impedisce di essere liberi anche se siamo immersi nella nostra realtà quotidiana.
Questa é la mia opinione, suffragata dalla pratica che ho da poco intrapreso.
15/12/2003 20:07
 
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certe volte...
certe volte sono tentata di abbandonarla per sempre questa realtà...

non mi piace questa società, non mi sta dando niente.
o comunque non mi da quello di cui sento il bisogno.

sarà che abito in città da sempre.

ho voglia di perdermi nella natura.
non importa andare in tibet, sarebbe bella una casa in riva al mare del nord.
o una casa nella campagna italiana.

l'equilibrio interiore si è spezzato da tempo.
non è quello il problema.

poi lo so bene che la libertà e l'equilibrio vanno cercati dentro di se...
ma in mezzo al caos cittadino risulta molto difficile.
credimi...

potrebbe sembrare una fuga, forse lo sarebbe.

ma se sento che mi farebbe più che bene...[SM=g27829]


[Modificato da jezabel 15/12/2003 20.08]



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16/12/2003 07:50
 
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Jez, il tuo desiderio di lasciare una citta' caotica e inquinata e' piu' che comprensibile. Ma nel tuo raccontare avevi dato anche a me l'impressione che il tuo fosse un desiderio di fuga dalla realta'...infatti piu' che di parlare di una casetta con un pezzettino di prato e un panorama campagnolo, sembrava tu pensassi ad un eremo fantastico...sai quei posti in cui si crede che appena entrati, tutti i problemi dentro e fuori di noi scompaiano e che "fuori" nessuno si ricordi della nostra esistenza...
Nella tua casetta puoi ricreare l'ambiente che desideri, cosi' come nella tua mente.[SM=x213434]
A volte basta un vasetto di fiori colorati e profumati e un po' di Pace interiore.

PS:nonostante non sia cattolica, anche io a volte entro nelle chiese e mi siedo un po' in silenzio, mi piace sentire l'eco silenzioso e il profumo di incenso consumato. Se poi trovo una cappellina montana, non resisto ed entro a contemplarla.

[Modificato da arielbianca 16/12/2003 7.53]



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"Nell'affresco sono una delle tre figure dello sfondo&"

Ariel


16/12/2003 10:01
 
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La fuga e il ritorno
C'è un Diavolo dentro ciascuno di noi, ce lo portiamo dentro dalla
nascita e rimane con noi per tutta la vita.
Chiamatelo Diavolo, chiamatelo Inconscio, chiamatelo Ombra, ma c'è
e non può essere ignorato, e deve essere considerato se si vuole
davvero divenire Uno, invece che rimanere addormentati e ingenuamente
convinti di essere sani.
Il rumore e la confusione sono ottimi anestetici: il nostro Diavolo
dorme e qualche volta si scuote nel sonno, creandoci non pochi problemi,
stupendoci come se la sua voce venisse dal di fuori... no, ci diciamo,
noi non siamo questo, non siamo così... chissà perchè queste idee,
chissà da dove queste reazioni...
Il silenzio ha il magico (si, proprio "magico", non è un modo di dire)
potere di metterci in contatto con il nostro Diavolo interiore,
e, unito all'isolamento, crea dei circuiti di comunicazione nuovi
ed inaspettati.
L'isolamento poi amplifica l'effetto del solo silenzio, e ci consente
di parlare al Diavolo, mentre nella vita quotidiana non ci è possibile.
Ecco perchè le chiese più suggestive sono buie e silenziose, mentre
quelle moderne sono piene di luce ed entrando non si "sente" nulla...

Isolarsi ogni tanto non è dunque una fuga... ma un ritorno,
e se non si vuole ritornare, allora si che si sta fuggendo!

[Modificato da MAGUS ALTAIR 16/12/2003 10.03]



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Che il Divino, comunque lo percepiamo, ci illumini.
17/12/2003 02:04
 
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magus...
non so come dirtelo...
hai capito ESATTAMENTE cosa intendo dire quando parlo del desiderio di starmene sola, fuori dal mondo, nel silenzio delle montagne.

io lo chiamo 'demone'.

ed è un pò che fa molta ma molta fatica a farsi ascoltare.
io lo amo.
amo questo mio demone, e ho imparato a non averne paura.

mi manca immensamente in tutta la sua pienezza e forza di un tempo.

ecco perchè non mi sento mai sola.
non lo sono.
non lo potrei essere...[SM=x213434]



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17/12/2003 18:57
 
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La paura
Infatti è proprio la paura che fa fuggire dal nostro Diavolo interiore,
ed è proprio la paura il sentimento che non dobbiamo mai avere.
Il nostro Diavolo non è un nemico da combattere ed eliminare, ma
una parte del nostro patrimonio da ricuperare seppure con prudenza.
Quindi più che la paura occorre la prudenza, perchè sicuramente si
tratta di qualcosa che non è sotto il nostro pieno controllo:
avere scoperto che esiste non significa riuscire a gestirlo!
So di molte persone che si sono recate in monasteri in ritiro, e
sono fuggite dopo uno o due giorni, incapaci di sopportare il peso
di loro stessi.
Questo non lo dico come critica (perchè ciascuno ha il suo Diavolo
che gli altri non conoscono) ma come conferma della "profondità"
di questo strato del nostro essere, talmente profondo da apparire
spesso oscuro ed estraneo.


---

Che il Divino, comunque lo percepiamo, ci illumini.
17/12/2003 19:05
 
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Perché la parte inconscia la definisci "diavolo"?
Tutto ciò mi sembra molto inquietante [SM=g27825]
A sentire te, sembra che questa parte interiore abbia quasi un'autonomia propria, un'identità diversa e sconosciuta dall'io (se così si può dire).
18/12/2003 18:56
 
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Inquietante? Si!
Autonomo? Anche!
Da quando è stato "scoperto" l'inconscio, anche se lo si è descritto
nei modi più vari, si è subito compreso che si trattava di qualcosa
che sfuggiva al controllo del nostro Io cosciente.
L'interpretazione in proposito che preferisco è quella junghiana:
c'è un "io", che corrisponde alla parte autocosciente della nostra
psiche, e l'inconscio, che si muove secondo logiche proprie e tende
a manifestarsi alla parte conscia allo scopo di integrarsi (cosoddetto
"processo di individuazione"), per formare il "sè", un nuovo soggetto
psichico "pieno" ed equilibrato.
Non è "bello" pensare che esistano parti di noi sulle quali non abbiamo
controllo, che addirittura ci possono apparire antagoniste a tutto
ciò che crediamo di essere, e che vogliamo essere... eppure il semplice
fatto che sogniamo ce lo dimostra, perchè il contenuto dei sogni
spesso è spiazzante o misterioso e ci pare quasi impossibile che
proprio da "noi" provengano certi contenuti (e in effetti non è
esattamente così...).
Nella parte più nascosta ci sono Forze che si muovono e che si può
anche scegliere di ignorare, ma così facendo davvero non realizzeremo quel
"conosci te stesso" che sintetizza ogni vero insegnamento tradizionale,
e ci illuderemo di essere ciò che non siamo.
L'Arcano "Il Diavolo" dei Tarocchi ha molto da insegnarci a riguardo,
perciò ti rimando anche alla discussione relativa a quella carta
così importante e significativa.

Ma perchè chiamarlo proprio "Diavolo"?
Certe forze e pulsioni sono spesso state considerate come provenienti
dall'esterno di noi, e certa morale cristiana ci ha abituati a
pensare ad un Diavolo personale che "tenta" le anime, che di per sè
sarebbero caste e pure.
Qualcuno la pensa così... io no.
E, detto di sfuggita, anche lo stesso Gesù disse che le cose "cattive"
vengono dal "cuore" dell'Uomo e non dal di fuori, mentre i "demoni"
erano casomai responsabili della "pazzia", ma non della "cattiveria"...
Il termine Diavolo deriva dal verbo greco "diabàllo" che indica
il "mettersi di traverso", l'"opporsi", e ben rende l'idea di un
antagonismo all'interno di se stessi.

[Modificato da MAGUS ALTAIR 18/12/2003 19.03]



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19/12/2003 02:14
 
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daimones
diavolo.
o daimones...
sono d'accordo con quanto scrive magus. anche perchè mi ritrovo molto nella lettura psicanalitica di jung, che non era certo un sempice psicanalista, ma una persona dal fascino e dalle intuizioni 'scimaniche'.

io, come ho detto, chiamo questa parte 'oscura' e sotterranea di me stessa 'demone', seguendo un pò il pensiero di hilmann, ma i concetti combaciano.

non vorrei sembrare vanaglosriosa, ma io non credo di avere più paura del mio demone, anzi, dei miei demoni.

li acceto, e voglio loro molto bene.

certo non sono ancora giunta in fondo al pozzo nero...o forse si.
so che oltre il pozzo nero splende la luce.

magus parla di un sorperndersi delle proprie pulsioni 'cattive'...
a me capita di sorprendermi quando dal mio inconscio escono cose belle e e solari.

mi dico che non posso essre io ad avere tali belle idee, tali belle parole.


della mia cattivaria ho preso atto da tempo.
e so che non è una cattiveria distruttiva ma che mi protegge, che mi rende, che cerca di rendermi, libera...





[SM=g27829]


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