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Dio esiste?

Ultimo Aggiornamento: 09/02/2005 12:20
11/11/2004 15:22
 
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eh eh eh!
[SM=g27811]
Lo era![SM=g27822]


---

Un T:.F:.A:. Hiram
23/01/2005 09:34
 
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Re:

Scritto da: Paperinikkk 07/11/2004 12.45

Due ore e mezza per leggere tutti i vostri interventi, bisogna volervi bene ehehehehe!!!!
Comunque è stato molto utile...



Ehm, non ti avevo ancora ringraziata per la pazienza eheheh [SM=g27828]



Esistono per me persone piu' fortunate: quelle che hanno in sè il dono della fede. Che poi spesso la fede si tramuti in una accettazione di dogmi o verità assolute poco importa: le persone dotate di fede portano comunque in sè una maggiore serenità di vita che consente loro di affrontare sofferenze e difficoltà con maggiore "leggerezza".



In un certo senso hai ragione. Ho trascorso molti anni nell'ambiente
cattolico della parrocchia, dove ho conosciuto molte persone di
questo tipo: una fede semplice ma totalizzante e quindi anche
rasserenante.
Sicuramente si ponevano meno problemi di me e in un certo senso
erano felici.
In fondo il Divino parla a ciascuno in modo diverso e tutto ciò
che dice è giusto e vero. Se una persona gode comunque del messaggio
che ha ricevuto, allora per lei va bene così.


---

Che il Divino, comunque lo percepiamo, ci illumini.
23/01/2005 11:08
 
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Io ho l'esempio in casa con mia figlia: lei crede.
Piu' volte abbiamo discusso di alcuni dogmi che per me non son tali, son veri macigni contro i quali la mia spietata razionalità si schianta sempre a tonfo netto. Lei mi ha SERENAMENTE risposto: "o ci credi e li accetti o non hai fede ed allora non ci credi".
Azz...non ho fede.
Ma ho anche molte piu' difficoltà di lei ad accettare le varie vicissitudini o peggio il mio cercare sempre un "perchè" capisco mi porti tutt'altro che a serenità.
Sono arrivata alla conclusione che l'ignoranza porti felicità, la ricerca stimolo ma insoddisfazione eterna: perchè razionalmente non credo nel raggiungimento della "meta".
24/01/2005 14:07
 
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Scritto da: Paperinikkk 23/01/2005 11.08
Sono arrivata alla conclusione che l'ignoranza porti felicità, la ricerca stimolo ma insoddisfazione eterna: perchè razionalmente non credo nel raggiungimento della "meta".


Il non sapere porta davvero felicità?
Il primitivo che vedeva il fulmine cadere e non sapeva dargli spiegazione, era veramente felice?
Il ricercatore che trova una "breccia" contro una malattia (per non parlare di una cura) rimane insoddisfatto?

Ad entrambe rispondo di no.

Io vedo la vita come un puzzle (non so se ne avete mai fatto uno), all'inizio abbiamo un gran numero di tasselli (nozioni ed esperienze dei più svariati argomenti) tutte scollegate tra loro. Piano piano inizi a collegare le più ovvie tra di loro e inizi a percepire lo stimolo a proseguire, perchè più cultura ed esperienza hai e più hai una visione chiara e logica della vita (ed anche del puzzle [SM=g27828] ).

Il capire i nostri bisogni primari e il darsi piccoli obbiettivi a breve termine ci aiuta a direzionare al meglio le nostre energie e soprattutto a non sprecarle.
Se l'obbiettivo è molto distante è normale provare insoddisfazione, ma se scomponi l'obbiettivo grande in tanti piccoli graduali "gradini" cambierà sicuramente l'atteggiamento che hai nell'affrontarlo.
24/01/2005 15:00
 
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Scritto da: Paperinikkk 23/01/2005 11.08
Sono arrivata alla conclusione che l'ignoranza porti felicità, la ricerca stimolo ma insoddisfazione eterna: perchè razionalmente non credo nel raggiungimento della "meta".



Secondo me l'ignoranza porta alla felicità nella misura in cui permette di non essere schiavi del desiderio. Quello che in fondo crea l'infelicità umana è la tendenza a non essere mai soddisfatti, a sentire sempre la mancanza o il bisogno di altro... La contemplazione si perde facilmente e così la pace interiore. L'ignoranza può avere il suo peso nella misura in cui non genera meccanismi di dipendenza dal mondo: il contadino che non ha conoscenze di filosofia o simili è felice in quanto quello che è il suo mondo è tutto intorno a lui e non si cruccia su altro.

Non so quanto sia riuscita ad esprimere chiaramente il concetto, la stanchezza ogni tanto mi annebbia le idee [SM=g27834]


---

La Bellezza è quella parte del Divino che può essere espressa in ogni forma...
24/01/2005 22:32
 
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Re:

Scritto da: silentman13 24/01/2005 14.07

Il non sapere porta davvero felicità?
Il primitivo che vedeva il fulmine cadere e non sapeva dargli spiegazione, era veramente felice?
Il ricercatore che trova una "breccia" contro una malattia (per non parlare di una cura) rimane insoddisfatto?

Ad entrambe rispondo di no.




Dal mio punto di vista non sono corrette queste domande: non esiste
la categoria di "quelli-che-non-sanno" e/o dei "primitivi".
Esistono le singole persone: ciascuno può essere o meno felice nella
situazione in cui si trova, non ha fondamento una tale generalizzazione.
Per questo ho scritto prima che se una persona è felice così
(e sottolineo "se") allora significa che sta bene così, ossia che
il suo rapporto con il Divino è equilibrato.
Ognuno risponde a suo modo alla domanda "Dio esiste", e nessuno
davvero la sa ignorare: è da vedere se davvero la sua risposta
è soddisfacente oppure se è una favola che ci si racconta per
ingannare sè stessi. Ma questo lo può sapere solo ciascuno di noi,
per quanto riguarda, appunto, sè stesso.


---

Che il Divino, comunque lo percepiamo, ci illumini.
24/01/2005 22:37
 
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Re:

Scritto da: .:alma:. 24/01/2005 15.00

Quello che in fondo crea l'infelicità umana è la tendenza a non essere mai soddisfatti, a sentire sempre la mancanza o il bisogno di altro...



Difatti ho scritto anch'io che ogni singola persona ha la sua peculiare
situazione: a parità di conoscenza (o di ignoranza, il che è lo
stesso) c'è chi è equilibrato (e quindi felice) e chi non è capace
di esserlo. Per il primo la Risposta che si è trovato alla
Domanda è corretta (e quindi non serve altro), per il secondo no.
Penso Alma che questo sia anche il tuo pensiero.
(Correggimi se ti ho interpretata male!)


[Modificato da MAGUS ALTAIR 24/01/2005 22.38]



---

Che il Divino, comunque lo percepiamo, ci illumini.
26/01/2005 15:41
 
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Sono convinta che anche le persone che hanno fede e si "accontentano" come dite voi, sono spesso afflitte dai problemi esistenziali, perciò non userei la parola felicità o infelicità.
Nessuno é esente da smarrimenti che a volte possono destabilizzare persino chi (riprendendo l'esempio del contadino) dimostra di preoccuparsi solo della propria realtà senza crucciarsi d'altro.
Ho visto persone che dicevano di avere fede disperarsi, avere dubbi atroci e poi improvvisamente queste fasi passavano per lasciare il posto di nuovo alla speranza, alla fiducia.
26/01/2005 16:30
 
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Scritto da: settedinove 26/01/2005 15.41
Sono convinta che anche le persone che hanno fede e si "accontentano" come dite voi, sono spesso afflitte dai problemi esistenziali, perciò non userei la parola felicità o infelicità.


Anche i santi ne erano afflitti, figuriamoci noi comuni mortali... pensandoci poi anche i santi erano comuni mortali, quindi tutto torna.

Scritto da: settedinove 26/01/2005 15.41
Ho visto persone che dicevano di avere fede disperarsi, avere dubbi atroci e poi improvvisamente queste fasi passavano per lasciare il posto di nuovo alla speranza, alla fiducia.


Molto spesso vedo l'atteggiamento di associare tutti gli eventi, positivi o negativi, al volere di Dio.

Persone che conducono una vita regolare e sana, dicono : 'Grazie Dio, che mi doni la salute'.
Persone che fumano sedici pacchetti di sigarette al giorno dicono : 'Perchè Dio mi hai fatto ammalare?'
Persone che conducono una vita regolare e sana, dicono : 'Perchè Dio mi hai fatto ammalare?'

L'ultima, per me, crea una destabilizzazione della fede (per uno che ne ha molta), perchè quasi sempre vediamo gli atti meritori e caritatevoli come un fine ultimo per entrare nelle grazie divine.

Voi cosa ne pensate?

Io sarei molto incuriosito dal lasciare libero un mio eventuale figlio/a sull'argomento religioso. Spesso gente non credente è costretta a battezzare i figli, a sposarsi in chiesa, ecc. onde evitare i soliti pregiudizi.
26/01/2005 18:58
 
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Re:

Scritto da: silentman13 26/01/2005 16.30

Io sarei molto incuriosito dal lasciare libero un mio eventuale figlio/a sull'argomento religioso. Spesso gente non credente è costretta a battezzare i figli, a sposarsi in chiesa, ecc. onde evitare i soliti pregiudizi.



Credo, per la mia esperienza personale, che questa "costrizione" non esista più: nel tempo libero dagli studi faccio spesso la babysitter per i figli di un medico che abita di fronte a me, e nessuno dei due è stato battezzato, nè ha frequentato il catechismo, e non hanno il minimo problema di pregiudizi da questo punto di vista. Io stessa ho avuto la possibilità di scegliere (ringraziando i miei genitori, che trlaltro si sono sposati in comune) se frequentare il catechismo o invece credere ad altro.
Penso che sia più importante che un genitore riesca ad infondere nei propri figli il senso della religione (o del misticismo, la spinta verso l'alto) e non tanto una religione in particolare.


---

La Bellezza è quella parte del Divino che può essere espressa in ogni forma...
27/01/2005 23:31
 
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Re: Re:

Scritto da: .:alma:. 26/01/2005 18.58
Penso che sia più importante che un genitore riesca ad infondere nei propri figli il senso della religione (o del misticismo, la spinta verso l'alto) e non tanto una religione in particolare.



Sono d'accordo.
Secondo la mia comprensione la religiosità è insita nell'Uomo e
deve essere incoraggiata, quantomeno non impedita, mentre l'adesione
ad una particolare religione deve essere eventualmente un atto
libero, altrimenti si blocca qualsiasi tipo di ricerca interiore
nella persona.
Chi mi conosce un po' sa che questo non è per me un discorso teorico
perchè dovrò costruire questo contesto giorno per giorno con mia
figlia.
Quanto ai preguidizi, purtroppo ci sono ancora, dipende da dove
ci si trova: qui siamo in Veneto, dove nei paesi "comanda" ancora
il prete...
Vi terrò aggiornati [SM=g27832]


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Che il Divino, comunque lo percepiamo, ci illumini.
07/02/2005 12:08
 
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Estremamente interessante questo tema,ma assai inflazionato.Da un paio di millenni si parla e si disserta su questo:si puo' dire che tutta la storia del pensiero umano corre su questa domanda binario:La vita ha un senso e dunque Dio esiste?o,piu' onestamente,la vita non ha nessunissimo senso e il nulla e' il fondamento del nostro esistere?
Difficile rispondere,ma ancora piu' difficile formulare la domanda: Dio esiste?
Intendo:un po' come la domanda principe di Leibniz :"Perche' l'essere piuttosto del nulla?" anche per il tema Dio ci si potrebbe rivolgere lo stesso quesito:Perche' un Dio e non molti Dei o ancora:Perche' nessun Dio piuttosto?
07/02/2005 14:38
 
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Ma facciamo un passo in la' e chiediamoci:ammesso e non concesso Dio come la piu' grossa menzogna dell'uomo,ammesso lo "spirito" come concetto grossolano e superficiale di quello che noi non riusciamo a percepire (proprio perche' non esiste!!!)-bene!ammesso cio!-dove siamo arrivati e su cosa si hanno le idee piu' chiare..?Sulla vita?sul senso?sull'essenza o sull'ente?
L'esistenza stessa non la si puo' spiegare sul concetto di Dio.
Dio e' un pensiero e dunque prima di pensare si deve esistere...
a meno che come Aristotele voglia intendere,noi medesimi siamo il pensiero di Dio.
Dio:il pensiero dei pensieri.....Noi dunque come "pensati"?
07/02/2005 18:36
 
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Re:

Scritto da: sergio.T 07/02/2005 14.38

L'esistenza stessa non la si puo' spiegare sul concetto di Dio.
Dio e' un pensiero e dunque prima di pensare si deve esistere...




Credo che la nostra esistenza non la si possa spiegare...non ne siamo in grado. Abbiamo dei limiti, dovremmo accettarli e non limitare ulteriormente il nostro essere asserendo che cio' che non siamo in grado di spiegare non esista o non abbia significato.

Dio per me non e' un pensiero, "E'" e basta. Al di là del mio pensiero, oltre la mia esistenza fisica e mentale.
Lo so, e non e' la logica lo strumento attraverso cui sento...[SM=g27822]


---

"Nell'affresco sono una delle tre figure dello sfondo&"

Ariel


08/02/2005 08:53
 
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"E'" e basta.E'cio' che e'....
Ma per "essere" bisogna essere dunque qualcosa...o qualcuno.
Per essere piu' precisi diremo allora esserci come enti o come persone nell'essere..che e' tutto e dunque nulla.
Dio come nulla dunque;essere come "fuori"dall'esistenza.
Dio e' fuori dall'esistenza.
Exsistenza:dal greco fuori dall'essere.

Un Dio alla M.Eckart potrebbe essere interessante...

08/02/2005 12:01
 
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Un maestro gnostico, Monoimo, afferma: 'Abbandona la ricerca di Dio e la creazione e le altre questioni dello stesso genere. Cercalo prendendo te stesso come punto di partenza. Impara chi è dentro di te a rendere ogni cosa sua propria e a dire: Mio Dio, mia mente, mio pensiero, mia anima, mio corpo. Conosci le fonti del dolore, della gioia, dell'amore, dell'odio... Se indaghi attentamente queste questioni le troverai in te stesso.'
08/02/2005 12:06
 
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Lo gnostico Monoimo, di cui per altro non conosco l'opera,dovrebbe pero' dirci chi e' quel "chi" che e' dentro di noi...Sempre che esista un "chi"....
08/02/2005 14:01
 
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Re:

Scritto da: sergio.T 07/02/2005 14.38
Ma facciamo un passo in la' e chiediamoci:ammesso e non concesso Dio come la piu' grossa menzogna dell'uomo,ammesso lo "spirito" come concetto grossolano e superficiale di quello che noi non riusciamo a percepire (proprio perche' non esiste!!!)-bene!ammesso cio!-dove siamo arrivati e su cosa si hanno le idee piu' chiare..?Sulla vita?sul senso?sull'essenza o sull'ente?



Certamente potremmo dire che il senso del Divino è entrato nell'Uomo
per un motivo eziologico, ossia per giustificare l'esistenza di
qualcos'altro (vita, esistenza, essenza o chi più ne ha più ne metta),
tuttavia io preferisco dire che il senso del Divino è nell'Uomo perchè
l'Uomo da sempre lo ha sentito e non ha potuto ignorarlo, come non
ha potuto ignorare la fame e la sete. Non importa se questa percezione
ha contribuito più a spiegare che a confondere, ma l'Uomo ha "dovuto"
fare i conti con essa.
E quando si ha un'esigenza che sorge dal profondo, non importa a
che cosa serve, perchè prima di tutto va soddisfatta!


---

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08/02/2005 15:22
 
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Insomma una delle tre prove Cartesiane dell'esistenza di Dio...
Non siamo perfetti,ma avendone lo stesso un'idea (del perfetto) presuppone l'esistenza stessa di questo "perfetto"...Discutibile,assai discutibile.

Certamente sono d'accordo con te:l'Idea del divino nasce da sempre nell'uomo per mille motivi....;pero',a mio modo di vedere,bisogna fare un bel distinguo...
Innanzitutto ridare il giusto significato alla parola Divino.
Accezione cristiana o mitologica?..e in secondo luogo,anche ammesso il significato piu' generico,rimane il fatto di questa "necessita'" del bisogno di tale necessita'....
Fa la differenza fra gli uomini....,molta differenza.
08/02/2005 18:44
 
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Re:

Scritto da: sergio.T 08/02/2005 15.22
Insomma una delle tre prove Cartesiane dell'esistenza di Dio...
Non siamo perfetti,ma avendone lo stesso un'idea (del perfetto) presuppone l'esistenza stessa di questo "perfetto"...Discutibile,assai discutibile.

Certamente sono d'accordo con te:l'Idea del divino nasce da sempre nell'uomo per mille motivi....;pero',a mio modo di vedere,bisogna fare un bel distinguo...
Innanzitutto ridare il giusto significato alla parola Divino.
Accezione cristiana o mitologica?..e in secondo luogo,anche ammesso il significato piu' generico,rimane il fatto di questa "necessita'" del bisogno di tale necessita'....
Fa la differenza fra gli uomini....,molta differenza.



Io sono tra quelli (e qui l'ho già detto più volte) che ritiene
infondata qualsiasi prova dell'esistenza di Dio, cartesiana o meno.
Ogni prova per me non solo è discutibile, ma è proprio errata nel
suo presupposto, quindi su quuesto punto stiamo dicendo la stessa cosa.
Quel che voglio dire è semplicemente che l'Uomo ha sentito la
presenza del Divino e non ha potuto ignorarla dall'inizio dei
tempi. Questo non prova nulla di per sè, perchè si potrebbe anche
dire che l'Uomo ha sì sentito questa presenza, ma si è sempre sbagliato.
In effetti questa conclusione è possibile.
Per me il Divino è un'evidenza, un qualcosa che sento, e non pretendo
di convincere nessuno anche perchè ritengo proprio impossibile sia
dimostrarlo che dimostrare il contrario.
Ma in fondo, e qui arrivo al punto per me più importante, che senso
ha dare questa dimostrazione? Per me non ne ha, alla faccia di
tanta teologia, dei nostri distinguo e delle nostre inutili e
inutilizzabili definizioni!
Questo accade perchè l'umana ragione non si sa arrendere ai suoi limiti!
Ecco perchè per me non ha neppure senso cercare significati,
definizioni e accezioni!
Questo ovviamente vale per me: chi si sente appagato dal cercare
il sesso degli angeli faccia pure. [SM=g27822]

[Modificato da MAGUS ALTAIR 08/02/2005 18.58]



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Che il Divino, comunque lo percepiamo, ci illumini.
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